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L'imbucata

I conti del passato condizionano il presente, ma a pagare è Pioli

Pioli
Cosa manca alla Fiorentina per essere competitiva come vorrebbe Pioli? Tre acquisti che vengono frenati da vecchie scelte sbagliate
Matteo Magrini

Il valzer degli esuberi

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Si potrebbe prendere in prestito la canzone di Venditti, storpiarla un po' e riadattarla in salsa Fiorentina. Ne verrebbe fuori una roba del tipo “certi errori non finiscono, fanno dei giri immensi e poi ritornano”. E il riferimento, per i pochi che non l'avessero colto, è alla fase di stallo che sta attraversando il mercato in entrata e che, al netto di altre situazioni (prezzi, caselle da incastrare ecc ecc...) si può spiegare soprattutto con una parola: esuberi. Sono loro, la grande “piaga” che sta paralizzando il diesse Pradè. Una specie di malattia autoimmune. Avete presente, no? Puoi curare i sintomi, magari con una bella pomata al cortisone, ma non arriverai mai alla causa. E così, ciclicamente, si ripresenterà. Fastidiosa, noiosa, invalidante. 

Adesso basta prestiti

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Per questo, quando in passato cercavamo di analizzare certi errori, non eravamo gufi, menagrami o idiozie cantando. Molto più semplicemente, ma chi lavora adesso in dirigenza lo sa/sapeva benissimo, stavamo provando a spiegare cosa significhi operare senza un minimo di programmazione lasciando fare le scelte a chi, col pallone, ha poco o nulla a che fare. Non erano gufate insomma, ma banalissime e semplicissime previsioni. Per essere molto brevi: non ci voleva molto a immaginare o capire che prima o dopo la Fiorentina si sarebbe ritrovata in questa situazione anche perché, per la verità, questa storia va avanti da un po'. Giocatori che vanno e tornano, riproponendo ogni estate lo stesso identico tema. E per fortuna (ma sarebbe più corretto parlare di altro, e non di buona sorte) che da quest'estate si è invertita la rotta su un altro aspetto che ha spesso caratterizzato in negativo le varie sessioni di mercato: si è dato un taglio deciso ai prestiti, e si è ricominciato a generare patrimonio. Penso a Fazzini, per esempio, o Sohm. Acquistati a titolo definitivo e che mai, conoscendo un po' come funziona il calcio, diventeranno esuberi impossibili da rivendere. 

Il tetto ingaggi pesa

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L'abbiamo detto e lo ripetiamo: il problema non è tanto nel trovare soldi da reinvestire per gli ultimi (Pioli ne vorrebbe tre o quattro) rinforzi ma liberare spazio a livello di ingaggi. Del resto, quando dai 1,8 milioni a Kouame, Ikonè e Beltran, 1,5 a gente come Brekalo e Barak o quando ne riconosci quasi 1 netto all'anno a uno come Sabiri beh, è quasi inevitabile dover pagare il conto ed è più che normale trovarsi in difficoltà nel trovare qualcuno disposto a prenderli. E non è il caso di star qua (adesso) a sottolineare come, quando, perché e per responsabilità di chi sono state fatte certe scelte.

Di certo però, la colpa non è di Stefano Pioli. Eppure, ora come ora, a rischiare di rimetterci è proprio il mister. Un paradosso, al quale la società deve necessariamente porre rimedio. Impresa molto difficile, ce ne rendiamo conto, ma dalla quale passa molto del futuro più immediato. Stefano aspetta, si confronta quotidianamente e con costrutto col direttore sportivo (vedi operazione Sohm) ma con i suoi modi pacati (ma decisi e autorevoli) ha già fatto capire cosa si aspetta: tre o quattro acquisti, per far si che quel 70% diventi 100% e che la sua Fiorentina possa, sul serio, tentare un gran salto in alto.