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Fiorentina, “palla lunga e pedalare”. Palladino deve trovare una soluzione

Fiorentina, “palla lunga e pedalare”. Palladino deve trovare una soluzione - immagine 1
Questa Fiorentina è composta da giocatori che, con i loro limiti, hanno una gran voglia di far bene. Lo si è visto contro gli ungheresi in quel bailamme finito ai calci rigore, lo si è visto contro il Monza.
Massimo Sandrelli

Almeno il carattere non manca. Questa Fiorentina è composta da giocatori che, con i loro limiti, hanno una gran voglia di far bene. Lo si è visto contro gli ungheresi in quel bailamme finito ai calci rigore, lo si è visto contro il Monza. Tutti loro, per un verso o per l’altro, hanno almeno un motivo per mettersi in discussione. Non è poco. Il bilancio di classifica tre punti in tre partite induce, però, a riflettere. Non c’è un gioco. Raffaele Palladino si arrabatta nel cercare il bandolo della matassa. Questionare sulla difesa a tre, a quattro e così via sembra inutile visto che fino a qualche giorno fa il tecnico viola non sapeva neppure su chi o su quanti contare. Daniele Pradè ha approfittato della “bancarella dei prestiti” per ingrassare la rosa. Ha colto anche qualche buona occasione come Gosens ma per lo più si tratta di giocatori da reinventare, nel migliore dei casi. Per ora siamo “a palla lunga e pedalare”.

In difesa non ci sono veri progressi, Pongracic forse è ancora fuori condizione ma non sembra più lui. Il giovane Comuzzo fa sperare, Martinez Quarta appare disorientato. Un esperimento da non ripetere è Biraghi a fare il “braccetto”: difendere non è più da tempo il suo mestiere. Il centrocampo è stato ripopolato all’ultimo momento. Cataldi potrebbe fare il regista, Bove potrebbe finalmente smettere di essere un giovane promettente, Adlii dovrebbe finirla di nascondere il suo talento. Insomma è un reparto “al condizionale”.  Gli esterni, Dodò e Gosens, sono buone realtà. La fase offensiva è illuminata dalla vivacità di Kean mentre si aspetta a gloria che Gudmunson smaltisca il suo “piccolo fastidio” (?) e che Colpani batta un colpo. Poi ci sono i reduci della scorsa stagione come Sottil, Kuamè e Ikonè che sembra rimasto a Firenze perchè come “la donna delle belle ciglia che tutti la vogliono ma nessuno la piglia”.


Insomma Palladino avrà il suo bel daffare a rimettere insieme le tessere di questo mosaico che sembra nato senza un progetto. Già, perché alla base di tutto il problema più grosso pare proprio la mancanza di progettualità. Rifondare una squadra è sempre difficile, se poi lo si vuol fare con la lesina e meno idee che soldi allora diventa un’impresa. Salvata in extremis, e con grande patema d’animo, la qualificazione in Conference ora bisogna pensare al campionato ma soprattutto a comporre una squadra che abbia un’idea di gioco da perseguire. La più grande soddisfazione del tifoso è soffrire, recuperare lo svantaggio e vincere. Per ora si soffre, si recupera ma poi si pareggia…