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Fiorentina ed Edo, questi sono i giorni più duri. Proviamo a superare l’ostacolo

Magrini Fiorentina
Il consueto editoriale del nostro Matteo Magrini sulla situazione della Fiorentina di Raffaele Palladino
Matteo Magrini

Succede sempre così. Lì per lì realizzi il giusto, quasi non te rendi conto. Travolto, investito e sconvolto ti ritrovi un po' così, in balìa degli eventi. Molto spesso poi, e in questo caso ancora di più visto che fortunatamente Edoardo sta bene, arriva la reazione “violenta”. Istinto, pancia, determinazione. Adrenalina pura, che convoglia tutta la paura in qualcosa da sfruttare a proprio favore. Prendete la Fiorentina. Prima l'enorme spavento, quindi la gioia per le buone notizie che arrivavano da Careggi e, anche e soprattutto su spinta di Bove stesso, la voglia di andare in campo contro l'Empoli e “spaccare tutto”.

Il problema è che tra il pensare e il fare c'è di mezzo una realtà (tosta) che sul momento pensavi di poter superare di slancio. Come se non ci fosse. Non è (quasi) mai così, e l'altra sera si è visto. Il primo tempo infatti è stato ovviamente condizionato da una squadra che in teoria era pronta dare il meglio di sé e che portava sul campo la motivazione (vincere per Edo) più forte possibile. Eppure le gambe non rispondevano, la testa era rallentata e appesantita da ore inevitabilmente molto ma molto stancanti e difficili da gestire. Una volta andata sotto poi, e dopo aver potuto prendere un attimo di fiato all'intervallo, i viola si sono liberati e nel secondo tempo sono tornati quelli di sempre. Condizionati però, e basta pensare a come è arrivato il gol del 2-2 o agli errori dal dischetto, da un'inevitabile stanchezza mentale.


E così veniamo al nodo della questione. Perché dopo emozioni così “violente”, nel bene e nel male, arriva sempre (puntuale) la sensazione, che non è solo sensazione, di vuoto. Succede all'improvviso, e ti lascia completamente senza energie. Pensate, tanto per fare un esempio che può essere vicino a tanti, a quello che succede dopo un esame particolarmente importante: uno concentra tutte le risorse che ha per superarlo e poi, una volta mandato in archivio, si sente completamente sfinito. Cosa c'entra la Fiorentina? C'entra perché è esattamente il rischio che sta correndo adesso. Dopo la partita ho visto da vicino Cataldi, l'ho ascoltato parlare con gli occhi esausti e gonfi di lacrime e come lui, racconta chi frequente da vicino la squadra, stavano tanti compagni.

E non è solo questione di stanchezza per la scarica emotiva di questa complicatissima settimana. Questi sono i giorni più difficile anche o soprattutto perché tutti, dentro la Fiorentina, stanno realizzando davvero quello che è successo e hanno capito che per un bel pezzo (bene che vada) Edoardo mancherà e la sua, dentro e fuori dal campo, non è una presenza come le altre. Come nella vita insomma, quando perdi (magari anche solo momentaneamente) qualcuno, ti rendi conto del vuoto che ha lasciato solo dopo un po' e oggi, i compagni di Edoardo, mister Palladino e tutta la società sentono una grande, grandissima mancanza. E se l'allenatore può “distrarsi” pensando alle soluzioni tattiche per ovviare a questa assenza, per i ragazzi è molto più difficile (probabilmente impossibile) provare a colmare quel vuoto.

Domenica contro il Cagliari quindi, ma per quanto possibile in tutte queste giornate, sarebbe ed è importante far sentire alla Fiorentina quanto più sostegno possibile. Con ogni mezzo, e in ogni forma, Del resto sarebbe inutile, e forse anche sbagliato, far finta che tutto sia alle spalle e che non ci sia almeno un piccolo rischio di restare schiacchiati da questo peso. Sarebbe un grande peccato, visto il bellissimo cammino fatto fin qua. Eppure, appunto, sarebbe qualcosa di assolutamente umano e comprensibile. Per evitarlo, non si può far altro che stringersi attorno a questo gruppo, e insieme provare ad andare oltre un ostacolo altissimo.

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