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Finalmente la qualità al potere. Strada lunga, ma basi solide su cui costruire

Finalmente la qualità al potere. Strada lunga, ma basi solide su cui costruire - immagine 1
Con il Pioli bis torna una Fiorentina con la qualità al potere: il mercato indirizzato da Pradè parla chiaro
Matteo Magrini

Tu chiamale, se vuoi, impressioni. Sensazioni che si rafforzano ogni giorno perché, in attesa di un mercato che ha ovviamente ancora tantissimo da dire, supportate dai fatti. Del resto, non ci voleva molto a immaginare che l'idea sarebbe stata quella di costruire una Fiorentina capace (al contrario di quella di Palladino) di giocare un calcio piacevole, coraggioso, ambizioso e, soprattutto, moderno. Perché quella è sempre stata la filosofia di Daniele Pradè (giuro che proprio per questo ho provato e sto provando in tutti i modi a capire come sia nata la scelta dell'ex mister) e perché Stefano Pioli è uno che, da sempre, ha cercato di stare al passo coi tempi. E se è vero che ancora esiste qualcuno (sempre meno, per la verità) convinto che il calcio sia sempre uguale e che “catenaccio è bello” non si può non accorgersi che ormai, piaccia o non piaccia, il pallone va in una direzione precisa. Quale? Quella di cui il Psg fresco campione d'Europa è la miglior rappresentazione possibile: linea del pressing altissima, aggressività, ritmi alti, ricerca continua dell'uno contro uno e, quando necessario, consolidamento del possesso palla.

Qualità al potere

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E così torniamo al punto da cui siamo partiti, e a delle tracce di mercato che portano, appunto, tutte in quella direzione. Basta pensare al centrocampo. E' stato preso Fazzini, che può fare la mezzala dinamica ma pure il trequartista, che sa giocare la palla e aggredire lo spazio, e questo nonostante in rosa ci fosse già uno come Fagioli. E poi ancora, i sondaggi per Bernabè. Un altro bravissimo tecnicamente, abile nel palleggio e nella gestione del pallone. Certo, ciò non significa rinunciare totalmente alla forza fisica e ai muscoli. Personalmente infatti sono convinto che nel calcio di oggi, e soprattutto in Italia, un po' di centimetri e di struttura (per lo meno in certe situazioni) possano far comodo. Eppure, sarò fatto male io, ma in rosa ci sono un paio di giocatori (oltre a Mandragora, ma nel suo caso c'è la storia del contratto da seguire) che sarei e sono curiosissimo di valutare con più attenzione e dopo averli visti lavorare con Pioli. Sto parlando di Richardson e Ndour. Perché sicuramente mi sbaglierò, ma in loro vedo grandi margini.

Il riscatto di Gudmundsson

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Si diceva di Fagioli e Fazzini comunque, e della ricerca di un regista vero. Indizi precisi, a cui se ne somma un altro che forse è il più pesante di tutti: il riscatto di Gudmundsson. Averlo tenuto infatti, significa aver capito che l'anno scorso, al netto di un atteggiamento rivedibile e dei continui infortuni, l'islandese è stato sacrificato sull'altare del (non) gioco. Faceva quasi tenerezza vederlo girare per il campo, andare in contro ai difensori sperando di ricevere un passaggio che non arrivava mai. Un lancio dopo l'altro, palla alta dopo palla alta, a forza di tenere la testa all'insù al povero Gud sarà venuto il torcicollo. Ecco. Il fatto che sia rimasto, e che lui stesso abbia spinto per rimanere, mi fa pensare che Pioli gli abbia parlato e gli abbia dato ampie rassicurazioni. Altrimenti, mettere sul piatto altri 12 milioni, sarebbe stata non una grande operazione, ma una totale follia. Io invece immagino una Fiorentina che provi a dominare le partite, che stia “di là” più tempo possibile, e che faccia passare il pallone prima dei centrocampisti e poi, appunto, dai piedi e dalla fantasia di Gud.

Base solida

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Per farla estremamente breve: qualità. E' questa la parola che sta alla base del progetto Pioli bis. Sia chiaro. Ciò non significa che tutto sarà bellissimo e che il mercato già da 10 in pagella. Bisogna capire cosa ne sarà di Kean e come verrebbe eventualmente sostituito; resta da risolvere il caso Dodò e da prenderlo, quel famoso regista. E poi ancora i tanti esuberi da piazzare, il completamento del “roster”, per dirla all'americana. Calma, quindi, e sangue freddo. L'inizio però è stato incoraggiante, la base certa su cui costruire c'è (De Gea, i difensori, Gosens, Fazzini, Fagioli, Gud) e, rispetto a dodici mesi fa, sta arrivando un allenatore vincente e consapevole che da queste parti, la bellezza, non è e non potrà mai essere un optional.