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Europa, tutti gli scenari aperti. Roma e Betis: la settimana decisiva

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Si gioca punto a punto, è vietato sbagliare, è vietato mollare
Enzo Bucchioni Editorialista 

Restano soltanto sei partite da giocare (speriamo sette) con tutti gli obiettivi aperti. Dai due posti in Champions all’Europa League, a maggior ragione alla Conference, è ancora tutto in ballo in questo straordinario finale di stagione che coinvolge sei squadre nella corsa alle Coppe.

Si gioca punto a punto, è vietato sbagliare, è vietato mollare.

Nell’ultimo turno la Fiorentina ha fatto il pieno, hanno lasciato punti a sorpresa l’Atalanta, la Lazio e il Bologna, ma sarà così fino alla fine. O quasi. Una roulette russa.


Per la Viola questa è la settimana decisiva. Giovedì la prima semifinale di Conference a Siviglia contro il Betis e domenica sera all’Olimpico contro la Roma, due grandi partite, due belle squadre in salute racconteranno se questa Fiorentina è arrivata davvero al tavolo delle grandi e quanta ambizione può ancora coltivare.

Se la squadra viola riuscirà a uscire indenne da queste due sfide, a maggior ragione, tutti gli orizzonti potranno diventare apertissimi.

A Siviglia sarà durissima. Campo caldo, il Betis forte e ben allenato da un tecnico vincente ed esperto come Pellegrini, la Fiorentina senza Dodò e forse con Kean appena recuperato, ma non sappiamo ancora se in campo o in panchina e in quali condizioni. Non sappiamo niente.

La Viola però ha comunque le armi per giocarsela, facendo la partita che sa fare meglio, impedendo all’avversario di costruire il suo gioco, cercando di ripartire veloce. Non dovrà rintanarsi troppo, l’obiettivo è quello di non far alzare il ritmo, chiudere gli spazi e mettere tutta la qualità di tanti giocatori viola di livello superiore. Poi ci sarà il ritorno e la seconda in casa deve diventare la vera arma per De Gea e compagni che vogliono la terza finale di fila.

Ancora più decisiva la sfida di domenica con la Roma.

La Fiorentina non dovrà assolutamente perdere questo scontro diretto nel giorno in cui ci sarà Bologna-Juventus, il primo di diversi altri appuntamenti ravvicinati fra le prime otto da qui alla fine.

Fare risultato a Roma significherebbe poi provare a vincere a Venezia, giocarsela col Bologna ultima gara in casa e chiudere a Udine con una finale da vincere a tutti i costi.

La road map è questa. Non c’è altra strada. E’ evidente che perdere a Roma costringerebbe poi la Fiorentina a vincere obbligatoriamente le altre tre con un livello di rischio molto più alto.

Quando si dice “sono tutte finali” è una banalità, ma anche una profonda verità. In questo finale i valori stanno saltando, complice la pressione, la stanchezza, gli infortuni, è difficile fare previsioni, come avete visto il Lecce ha fermato l’Atalanta, il Parma ha costretto la Lazio al pari.

Tante sono le variabili che influenzano queste ultime gare e la Fiorentina ha dimostrato contro l’Empoli di aver capito come si affrontano. Non serve alzare il ritmo per tutta la gara, rischi di scoppiare. I momenti delle partite vanno interpretati, è giusto ottimizzare tutto, il gioco interessa poco, è il momento della concretezza e del cinismo, qualità che alla Fiorentina non mancano. Due occasioni due gol, può essere questa la sintesi del Derby con l’Empoli, ma va bene così. In questo momento deve uscire la qualità dei giocatori come Mandragora (spesso incompreso) a fare la differenza.

E anche le difficoltà e gli imprevisti sono stati superati alla grande con una rosa ampia e piena di soluzioni. Senza Kean la coppia Gud-Beltran ha fatto il suo. Niente di speciale, ma la dimostrazione che i giocatori validi ci sono anche senza l’insostituibile leader di riferimento. Dodò è stato rimpiazzato da Folorunsho che non è la stessa cosa, ma ha garantito sacrificio e muscoli. Adli non ha fatto rimpiangere Fagioli.

Soprattutto c’è un gruppo che ci crede, che si butta nel fuoco e questo può fare la differenza al di là di chi va in campo: la vera forza della Fiorentina è questa.