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Ecco Kean e Gud: passata la paura. E adesso c’è da battere la Juventus

Ecco Kean e Gud: passata la paura. E adesso c’è da battere la Juventus - immagine 1
Ecco il consueto editoriale del nostro Enzo Bucchioni dopo la vittoria della Fiorentina contro il Panathinaikos
Enzo Bucchioni Editorialista 

E’ andata, con qualche sofferenza di troppo, ma è andata: la Conference è salva. Contava solo quello, passare il turno, lo abbiamo detto prima e lo confermiamo dopo la vittoria contro il modesto Panathinaikos. Ha vinto la Fiorentina? Evviva la Fiorentina. A patto, naturalmente, che si riparta anche in campionato dalle cose buone viste ieri sera e si ricominci a costruire una squadra che si è vista poco durante una stagione fatta di troppi alti e bassi, fatta di poca continuità, scarso gioco e tanti rimpianti.

C’è un finale di stagione tutto da giocare, dieci partite in serie A per dimostrare che la Fiorentina ha qualità e quantità, può tornare a lottare per un posto nell’Europa che conta. Sarà dura recuperare punti, ma se i Viola giocheranno come nel primo tempo di ieri sera, qualche speranza l’abbiamo ritrovata. Dobbiamo ritrovarla. Intanto è passata la paura e ritrovare un po’ di serenità aiuta a lavorare meglio.


Palladino ha messo in campo una squadra più razionale, la migliore possibile in questo momento, quello che deve fare un allenatore di personalità, lasciando da parte una cervellotica gestione del gruppo che non sempre ha convinto. A cominciare dalla scelta del portiere che resterà una delle tante macchie sulla stagione di Palladino. L’esclusione di ieri sera di Terracciano è logica, ma l’allenatore non ci fa una bella figura, il gruppo non so come l’abbia presa. Vedere Mandragora dopo il gol andare ad abbracciare il compagno in panchina e non l’allenatore è un segnale da cogliere.

Comunque la squadra di ieri era giusta ed equilibrata. La gestione della partita razionale, senza fretta, dominando il campo e gli spazi in attesa degli errori dei greci è stata efficace. Il primo errore l’ha sfruttato Mandragora con un gran tiro da fuori. Mandragora è il nuovo Biraghi. Incompreso. Anche l’altro giorno a RadioBruno è arrivata la telefonata di un tifoso viola contro l’ex Juve. Eppure è un buon giocatore, il suo lo fa sempre, ha senso del gioco e della posizione, fa qualche gol.

Il secondo errore dei greci l’ha sfruttato Gudmundsson. Ma l’islandese liberato da compiti tattici ha girato per il campo come sa, alla ricerca della posizione e degli spazi. Sta tornando? I segnali ci sono. E poi chi non conosceva bene Fagioli avrà visto che talento s’è messo in casa la Fiorentina. Vede linee di passaggio e inventa come nessuno, aiuta anche in copertura. Non ha ancora i novanta minuti, ma Palladino avrebbe dovuto dargli il comando del centrocampo un minuto dopo il suo arrivo al Viola Park e non dopo più di un mese.

Nel primo tempo si sono visti tutti i limiti del Pana, rimasto in partita ad Atene, ma anche ieri sera, per le amnesie viola. Fortunatamente sono arrivate solo nella ripresa e non sono durate troppo a lungo. Resta però da capire bene come mai la Fiorentina tenda ad abbassarsi, si impaurisca, non sappia gestire il controllo della gara. La paura finale di ieri sera era ingiustificata per il divario tecnico delle due squadre.

Torno allora al concetto di un gioco che non c’è: quando cala il rendimento dei singoli, quando comincia la fatica, tutta la squadra ne risente. Va in difficoltà. A un certo punto il Pana è tornato in corsa per i supplementari e c’è rimasto fino alla fine: non doveva succedere. Sinceramente non avrei tolto Gudmundsson, i cambi invece di aggiungere hanno fatto mancare certezze. La doppia sostituzione Adli-Zaniolo per Ranieri-Mandragora quando il Pana premeva, è stato una leggerezza imperdonabile, la solidità difensiva è saltata in aria. Comunque s’è capito perchè Zaniolo non gioca. Sembra lontano da una condizione accettabile.

Però, come dice la signora Coriandoli, tutto è bene quel che finisce bene. Questa vittoria spalanca le porte alla semifinali, il prossimo avversario sarà il modestissimo Celje, squadra di una cittadina slovena di 37 mila abitanti. Poi in semifinale uno fra Jagellonia e Betis, probabile quest’ultimo. Avanti dunque, consapevoli comunque che quanto fatto fa felici, ma non può bastare con l’organico che ha la Fiorentina.

Domenica contro la Juventus mi aspetto la personalità e la grinta del primo tempo di ieri, la voglia di tenere in mano la gestione della partita, il cinismo per sfruttare le situazioni, una difesa attiva senza farsi schiacciare come a Napoli.  Ma attenzione, serve la continuità nei novanta minuti. Anche la Juventus in crisi di questi tempi non è il Panathinaikos e se dovessero arrivare i cali di tensione e le amnesie sarebbero problemi.

Mi aspetto una continuità anche su questo modulo e su questi principi con cambi e turn over razionali, solo per dribblare la stanchezza di qualcuno e non per fare esperimenti, tipo Pablo Mari al posto di uno dei tre difensori, Folorunsho per rilevare Mandragora che ha speso molto. Aggiustamenti e non i troppi cambiamenti visti finora che hanno condizionato la stagione. Ripartirei con Gudmundsson, tanto per ribadire. Ha bisogno di giocare e di sentirsi importante. Terrei anche i due esterni Dodò e Gosens, dopo c’è la sosta, avranno tempo per riposare.