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Dura tenere Palladino e Pradè dopo il fallimento. Commisso deve pretendere di più
E’ arrivato il momento di quella profonda riflessione auspicata da Pradè una settimana fa. Ma a riflettere dovrebbe essere Rocco Commisso e non soltanto sull’allenatore Palladino e su alcuni giocatori che hanno deluso, ma sull’intera area tecnica della Fiorentina, Pradè compreso. Riflessione totale. Il fallimento è evidente, nessun obiettivo è stato centrato, a cominciare da quell’Europa League chiesta proprio dal presidente. E poi, fuori dalla Conference alla prima partita vera contro il Betis, fuori gli ottavi di Coppa Italia contro l’Empoli, fuori dall’Europa dopo tre anni. Sì lo so, è vero, la matematica regala una speranza, ma secondo voi la Lazio, che in teoria può ancora andare in Champions, perde in casa con il Lecce? Ammesso e non concesso che poi questa Fiorentina vinca a Udine… Ma la stagione fallimentare va anche al di là degli obiettivi perché questa squadra non ha identità, gioca un calcio passivo, non coinvolgente e la presa di posizione dei tifosi è stata chiarissima e deriva proprio da questo: nessuno può essere orgoglioso di come sta in campo questa Fiorentina. Anche contro un Bologna deconcentrato, reduce dai festeggiamenti per la Coppa Italia, i gol sono venuti per due penetrazioni di Parisi, bravo per carità, ma senza opposizione e con palle svirgolate. E il terzo è figlio del più classico degli schemi viola: De Gea che lancia Kean. Ha giocato meglio il Bologna anche se ha perso e se era inzuppato di champagne, come ha detto Italiano, ma si sapeva. E allora? Credo che il primo ad essere deluso di quanto ha visto quest’anno sia proprio Commisso che da quando è arrivato a Firenze investe con passione totale e partecipazione senza aver ottenuto i risultati che avrebbe sperato e spesso meritato. Non è sempre detto, soprattutto nel calcio, che le scelte e le decisioni debbano partire dal concetto di famiglia tanto caro al presidente. A volte delle previsioni possono essere sbagliate, dei professionisti possono non aver risposto come ci si sarebbe aspettato. E allora, è giusto insistere con Palladino? Ovviamente l’interrogativo più grosso è questo. Con questa squadra piena di giocatori forti, avrebbe dovuto centrare l’obiettivo fissato, a maggior ragione in questo campionato al ribasso che non è paragonabile a quelli più difficili degli anni scorsi. Ma, ripeto, quello che deve fare più riflettere in chiave futura è l’assenza di identità della squadra, le poche idee e lo scarso coraggio dell’allenatore che anche parlando dell’ultima gara, ha schierato un 4-5-1 copertissimo, ha pensato una tattica difensivistica e utilitaristica ben sapendo che avrebbe dovuto solo vincere. E’ andata bene solo perché il Bologna era “cotto” e svagato. In questi mesi l’allenatore è cresciuto pochissimo nonostante gli abbiano fatto la squadra che voleva cedendo ben 19 giocatori, alcuni dei quali, come Kayode, avrebbero fatto comodo. Ma c’è di più.
I giocatori di grande talento sono penalizzati in questo calcio. Pensate a Fagioli, sta diventando uno qualsiasi. A volte inutile. Per forza, se attorno i compagni non si muovono senza palla, se non si guarda avanti, ma indietro, se non ci sono schemi e soluzioni, se non può mettere la palla negli spazi, viene soffocato dalla marcatura e diventa un giocatore qualsiasi. Se resta Palladino rimandatelo alla Juve. Ripartire con Palladino significherebbe portarsi dietro tutti questi insoluti, i dubbi, le incertezze, ma anche i limiti di questo allenatore, magari di prospettiva, ma che si è dimostrato non pronto per il salto da Monza a Firenze. Lo sappiamo che Rocco gli ha allungato il contratto fino al 2027, ma si può anche leggere come una mossa per rafforzarlo, per dargli serenità e fiducia alla vigilia del momento chiave della stagione. Non è servito e allora forse sarebbe meglio rianalizzare tutto. In particolare gli obiettivi. Se la Fiorentina continua a sbandierare l’ambizione, non si può essere ambiziosi solo andando prendere De Gea e Kean, serve un tecnico al loro livello. Magari Palladino lo diventerà, ma adesso non lo è. Sempre nell’ultima gara avete visto quanto ha impiegato a capire che l’ingresso di Orsolini stava cambiando la partita e non ci sono state contromosse? Dettagli decisivi. Come è successo in Conference, quando i cambi e le mosse di Pellegrini sono stati decisivi. Insomma, il tema c’è tutto. E la riflessione si impone. L’errore è stato fatto un anno fa, andava preso un allenatore più bravo o bravo come Italiano, più esperto, più pronto, per continuare il percorso di crescita che durava da tre anni. Con Palladino c’è stato un ritorno al passato nel gioco e nei risultati nonostante la rosa più forte dell’era Commisso, nonostante il portiere forse più bravo del campionato e il vice capocannoniere. E allora, visto che l’ossatura di squadra c’è, si può considerare questo come un anno di passaggio e riprovare a prendere un Sarri o qualcuno di quella levatura? Interrogativo legittimo. Ripeto: Commisso non può essere contento di quello che ha visto quest’anno. Ci tiene anche lui, i soldi sono i suoi. Le scelte si possono sbagliare, l’importante è non insistere.
E poi non vorrei più sentir dare la colpa a Joe Barone. Fino a quando qualcuno non mi mostrerà gli accordi firmati prima del 16 marzo 2024, per me Joe non può aver fatto questa scelta. Non tornano i tempi. E qui arrivo a Daniele Pradè, un altro contestato dai tifosi. Come responsabile dell’area tecnica credo che il fallimento degli obiettivi sia da addebitare in primis proprio a lui. E se, ipotesi, non avesse condiviso la scelta di Palladino come sembra aver fatto intendere durante la stagione, avrebbe dovuto dimettersi a suo tempo. A conti fatti, da quando Commisso l’ha riportato in viola in mano ci sono mosche e un rapporto stanco. Pradè è da troppi anni alla Fiorentina. A proposito di finali perse, lui è l’unico ad averne fallite quattro visto che c’era anche nel 2014 con Della Valle nella famosa sfida di Coppa Italia contro il Napoli di Benitez. E poi è un direttore vecchio stampo, opera di riflesso, lavora con un gruppo di procuratori amici, quando hanno proposte valide i giocatori sono validi, altrimenti si prende quel che resta. E soprattutto nasce sempre un mercato in seconda battuta, con squadre figlie di incastri, fatte last minute, come quelli che aspettano a programmare le vacanze per cercare di strappare soluzioni e prezzi migliori. Come si vede, a Firenze non arrivano giovani di prospettiva, neppure dal vasto mercato sudamericano. Se non strapagandoli come fatto con Beltran che poi ha pure deluso. Pensate invece come lavora Sartori al Bologna, i giocatori li vede, li valuta, E' impensabile sa capirne il valore futuro, gli ultimi Castro e Dominguez (per dirne due) e pure Ndoye. Io stesso che non sono Pradè, lo vidi giocare nel Basilea contro la Fiorentina tre anni fa e pensai: questo sarebbe da prendere nell’intervallo. L’ha preso Sartori, dalla Svizzera però la Fiorentina ha ingaggiato Cabral… Dov’è l’errore? Un nuovo direttore dell’area tecnica con un nuovo allenatore scelto da lui e un progetto tecnico rivisto, davvero ambizioso è il sogno di tutti i tifosi viola. Realizzabile? Non lo so. La storia ci insegna che Rocco Commisso si affeziona ai suoi collaboratori, degli uomini prende sempre il meglio, è convinto che i suoi consigli possano far crescere tutti. Nell’economia, nelle aziende è possibile. Lo ha dimostrato. Il calcio è un mondo dove certi valori non esistono o faticano, e l’allenatore oggi è troppo centrale e importante. Certo, lo capisco, magari mandar via Palladino e rivederlo fra due-tre anni diventare maturo in un’altra società potrebbe dar noia, ma l’ambizione della Fiorentina non può essere a tempo, ma immediata. Non so come andrà a finire. Sono sicuro invece che sarà impossibile ripresentarsi a luglio in ritiro con Palladino in panchina, senza Kean e tutti gli altri giocatori più forti di quest’anno. Credo che la tifoseria non lo sopporterebbe. Vanno tenuti tutti o va cambiato tutto.
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