Il momento è delicato. Inutile girarci troppo attorno. Lo è perché la Fiorentina in campionato non ha ancora vinto, perché non ha praticamente mai convinto e perché, all'orizzonte, il calendario propone una serie di confronti a dir poco complessi. Prima il Pisa, e poi Roma, Milan (dopo la sosta), Bologna, Inter. Da qua a fine ottobre insomma, i viola avranno solo scontri diretti o confronti contro chi giocherà per Scudetto e/o Champions, più un derby in trasferta. Il tutto, tanto per tornare al punto di partenza, avendo “messo in saccoccia” soltanto due punti nelle prime tre giornate. E se è vero che lo “0” col Napoli si poteva mettere in conto (anche se non in quel modo), il rischio da qua all'immediato futuro è che i due pareggi contro Cagliari e Torino tornino a presentare il conto. Senza voler drammatizzare insomma, ma tutti devono prendere coscienza dell'importanza della partita di domenica col Como.

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Domenica il primo vero bivio stagionale. Il Como e la maniera intelligente di spendere
Hic et nunc
—“Quì e ora”. Dev'esser questa adesso la filosofia. Prendere in prestito la regola di Velasco infatti può servire per mettere da parte difficoltà passate e pressioni per le alte aspettative e, quindi, a concentrarsi solo e soltanto su una partita complicatissima. Dall'altra parte infatti ci sarà una squadra che si, dopo la bella vittoria inaugurale con la Lazio è incappata in un passo falso e mezzo (sconfitta a Bologna e pareggio col Genoa) ma che in tutte e tre le sfide ha confermato tutte le sue qualità: pressione, talento, personalità, palleggio, consapevolezza, freschezza atletica. Il Como di Fabregas, sul quale mi voglio soffermare per un istante, è la rappresentazione pratica a mio modo di vedere di dove stia andando il calcio. Guardate il mercato: hanno speso un sacco di soldi è vero, 107 milioni a fronte di entrate per soli 13,5, ma come? Jesus Rodriguez (19 anni), Kuhn (25), Baturina (22), Addai (19), il riscatto di Perrone (22), quello di Valle (21), Van der Brempt (23), Jacobo Ramon (20), Fellipe Jack (19), Posch (28) e via via così, fino al 32enne Morata. Età media degli acquisti: poco più di 22,5 anni. E' questo, il futuro. Anzi. Il presente del pallone. Basta pensare al Psg, che ha incantato il mondo proprio quando ha deciso di spendere soprattutto su ragazzi, o al Chelsea campione del mondo che, dopo anni di sofferenza, ha costruito una squadra piena zeppa di talenti nati in casa e di ragazzini (terribili) pagati ovviamente a caro prezzo.
La strada è questa
—Il vecchio adagio per cui “con i giovani non si vince" insomma, probabilmente non ha più ragione di esistere. Prima di tutto perché se si vuole proporre un gioco moderno, e quindi fatto di pressione, aggressività, movimenti continui, non si può fare a meno di gambe giovani, cervelli freschi e fame feroce. E poi, e vale in particolare per società come la Fiorentina, perché i giovani o giovanissimi magari costano tanto di cartellino ma hanno ingaggi ancora “bassi” e sono quindi sostenibili. Concetti che gli stessi viola comunque, seppur con qualche limite legato ancora per esempio allo scouting all'estero, sembra aver assorbito. Detto tutto questo, e sperando che da ora in avanti il club mostri sempre più visione e programmazione, c'è da giocare questo match.
Parola al campo
—Personalmente, vorrei vedere una squadra prima di tutto viva. Serve prima di tutto una reazione nervosa insomma, e il resto (leggasi gioco, prestazione ecc ecc...) verrà di conseguenza. Per quanto riguarda le scelte invece, sono curioso di vedere come Pioli gestirà Comuzzo e Fagioli. Due ragazzi in grande difficoltà, e capire come aiutarli è oggettivamente complicatissimo: tenerli fuori un giro, o ribadir loro la fiducia ributtandoli dentro da subito? Per fortuna, sotto questo aspetto, il mister è un numero uno vero. Sta a lui quindi, e alla sua sensibilità, prendere la decisione migliore.
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