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L'imbucata

Da domenica a domenica si è chiuso un cerchio, ma la Fiorentina è in calo

Cataldi
La Fiorentina vince e soffre. La paura per Bove è superata, ma le energie dle gruppo paiono in calo
Matteo Magrini

E' stata una settimana, è parsa una vita. Eppure, nonostante tutta la paura e (soprattutto) nonostante tutta la legittima preoccupazione per il futuro calcistico di un ragazzo di soli 22 anni come Edoardo Bove, alla fine possiamo dire di esserne usciti come meglio non si poteva. Certo, per Edo vederla in questo modo è molto più complicato, ma lui come noi tutti deve prima di tutto pensare all'enorme pericolo che ha corso, e al fatto di averlo scampato. Perché una carriera (o più in piccolo una stagione, si vedrà) pesa tantissimo, e nessuno vuol far finta che non sia così, ma ovviamente non vale una vita. 

Da Cataldi a Cataldi

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Quella stessa vita, e così veniamo a quanto successo col Cagliari, che a volte sembra davvero voler giocare col destino. Sembra incredibile, eppure è successo davvero. Da quel maledettissimo 17mo minuto di Fiorentina-Inter, al 24' della sfida contro Mina e soci. Da Cataldi, a Cataldi. Da quelle mani messe in bocca al suo amico per evitare che soffocasse a quel pallone spedito all'incrocio. E chi, se non lui? Quello che più di tutti ha legato con l'ex Roma, quello che in questi mesi a Firenze gli ha fatto un po' da fratello maggiore. Quello che due volte al giorno, tutti i giorni, gli ha fatto visita a Careggi e che mercoledì sera dopo la sconfitta con l'Empoli, si è presentato in sala stampa con gli occhi gonfi di lacrime. Per questo, vederlo gioire e sorridere per aver mantenuto la promessa di segnare ci ha (come direbbe il mio amico e grande collega Stefano Cecchi) riempito il cuore. 


Era giusto ripartire da qua. Da questa doverosa (per una volta) dose di retorica che poi troppo retorica non è. Così come è giusto continuare l'analisi di questa ennesima vittoria con la constatazione di quanto questa squadra abbia la capacità di trovare dentro di sé forze e risorse che parevano esaurite o sconosciute. Ha giocato male, col Cagliari, ma ha vinto ancora. Soprattutto, lo ha fatto senza subire gol. E' questo insomma, il “segreto” dei viola. La solidità. E stavolta, caso più unico che raro, senza dover ricorrere  ai miracoli di De Gea. Se poi si considera anche l'assenza (inizialmente e, visto come è entrato in campo, pure dopo) di Kean allora beh, questo successo merita di essere apprezzato per quello che è: un successo super pesante. E basta guardare la classifica per accorgersene. 

Conta la stanchezza

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Detto tutto questo, sarebbe sbagliato far finta che tutto abbia funzionato alla perfezione. Non è così. E certo, sulle prestazioni non esaltanti viste sia col Cagliari che con l'Empoli ha pesato tantissimo la stanchezza (mentale oltre che fisica) accumulata per la vicenda vissuta da Bove e con Bove, ma non c'è solo quello. La sensazione infatti, confermata dal vistoso calo nel secondo tempo di ieri ma non soltanto, è che i viola stiano (comprensibilmente, sia chiaro) pagando il conto all'incredibile sforzo fatto negli ultimi due mesi e mezzo. Questione di condizione atletica, e di appannamento mentale. Anche per questo aver vinto comunque è importantissimo e testimonia la maturità del gruppo ma non sempre potrà girare per il verso giusto. 

In questo momento insomma, sarà determinante l'allenatore. La sua capacità di gestire gli uomini, di ruotarli nel modo giusto e, sperando che trovi al più presto la condizione migliore, di trovare la formula giusta per inserire Gudmundsson. Lui stesso, il 10 intendo, ora come ora diventa ancor più fondamentale di quanto non lo sia sempre stato. Può essere l'ex Genoa la scintilla che fa riprendere vigore ad un fiamma che si sta leggermente e lentamente affievolendo. L'asso da calare sul tavolo verde del campionato per arrivare a Natale e sperare di trovare sotto l'albero i regali giusti (e necessari) per continuare a inseguire un sogno. 

Palladino
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