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Coraggio e qualità: solo così la Fiorentina si può salvare

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Perché se si spera di competere sul piano della forza, della fame, dell'essere brutti, sporchi e cattivi non c'è partita. L'imbucata di oggi spinge la Fiorentina oltre i limiti che sta mostrando
Matteo Magrini

La vita è (quasi) sempre questione di punti di vista. “Dipende”, come cantava Jarabe de Palo, “da che punto guardi il mondo tutto dipende...”. La paura per esempio, può esser buona o cattiva, utile (addirittura preziosa) o terribilmente dannosa. Dipende, appunto. Se sei un entusiasta e sempre pronto a sfidare il mondo con la faccia al vento avere un po' di paura serve per ricordarti che il pericolo è sempre dietro l'angolo e che alla lunga, esagerare, ti porterà sempre all'errore. Se al contrario vivi nel panico, col timore di muovere anche il più piccolo passo, non farà altro che tenerti bloccato. Immobile, rintanato, destinato a non combinare nulla. E quindi? Domanda lecita. E quindi il discorso vale anche nel calcio e, di conseguenza, per la Fiorentina.

“Dobbiamo ripartire dalle cose semplici – disse presentandosi Paolo Vanoli – dalle certezze e dalla solidità”. Concetti ovviamente corretti, ma che alla prova dei fatti non hanno portato praticamente a niente. Certo, a tratti si è vista una squadra un po' più attenta e un po' più concentrata, ma numeri e difetti son rimasti esattamente quelli. I viola sono fragili, prendono uno o due gol a partita, commettono errori imbarazzanti e, nel frattempo, davanti non producono praticamente nulla. Del resto, se la tua prima preoccupazione è “non prenderle”, è dura riuscire a rendersi pericolosi. E sia chiaro. Qua non siamo a chiedere o pretendere chissà quale calcio spettacolo. L'abbiamo detto, e lo ripetiamo: in questo momento gioco ed “estetica” contano zero. Il problema, semmai, è nel provare a cambiare prospettiva. Soprattutto, a levarsi di dosso quella paura per armarsi invece di una bella dose di coraggio.

Eccola, la parola chiave. La Fiorentina deve ripartire da lì. Vanoli, deve ripartire da lì. Va benissimo insomma calarsi nella mentalità di chi si deve salvare ma ogni squadra ha e avrà sempre le sue caratteristiche ed è a quelle che bisogna aggrapparsi per tirarsi fuori dai guai. Traduzione: difendersi da provinciale, ma attaccare da grande. In fondo, è proprio quello che chiese il mister arrivando a Firenze. Parole rimaste tali però, senza alcuna messa in pratica. E allora, spalanchiamo questa benedetta finestra e facciamo entrare una bella ventata d'aria nuova. Difesa a quattro, per cominciare, e più qualità possibile in campo. Nicolussi in regia, Fagioli mezzala, uno tra Mandragora e Sohm e, là davanti Kean, Gudmundsson e a scelta uno tra Fazzini (se si sceglie il 4-3-2-1), Dzeko o Piccoli se, invece, si decide di andare col trequarti e due attaccanti. 

L'importante, si torna sempre lì, è osare. Perché la Fiorentina (in teoria) ha solo una cosa in più delle (nuove) dirette concorrenti: la qualità. E in particolare quella dalla trequarti in su. E' quella, la carta da giocare per salvarsi. Perché se si spera di competere sul piano della forza, della fame, dell'essere brutti, sporchi e cattivi non c'è partita. Per un motivo semplice: ci si può sforzare di cambiare, e sul piano dell'atteggiamento è giusto avere un approccio più “umile”, ma non si diventerà mai ciò che non si è.