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A parole tutti con Palladino. Bene così, ma il mister si aiuti prima di tutto da solo

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Le ultime scelte del tecnico viola hanno lasciato più di un dubbio, ma se davvero la fiducia della società è intatta si rinforzi la squadra seguendo le sue idee e ci si rimetta in marcia
Matteo Magrini

Tutti con Palladino, viva Palladino, lunga vita a Palladino! Del resto, come poteva/potrebbe essere altrimenti? “Col mister non c'è nessun problema e non abbiamo parlato con nessun altro allenatore”, ha detto (giustamente) il dg Alessandro Ferrari a margine della presentazione di Folorunsho riportando verbo, pensiero e volontà del presidente Rocco Commisso. Ora, pensare che queste rassicurazioni (a parole) valgano chissà quanto sarebbe sciocco e a dir poco ingenuo. Sia chiaro. Non voglio dire che non sia vero e che nei fatti la società stia andando in direzione esattamente opposta e contraria. Dico, molto più semplicemente, che la società in questo momento (avendo evidentemente deciso di andare avanti con l'attuale tecnico) non poteva fare né dire altro. Noi stessi tra l'altro, e l'abbiamo detto subito dopo il tonfo col Monza, abbiamo sottolineato come sarebbe come minimo bizzarro cambiare ora. Per (almeno) un paio di motivi. Il primo: la Fiorentina è sesta in classifica e, quindi, assolutamente in linea con gli obiettivi (“Far meglio degli ultimi anni”) indicati in estate. Il secondo: cambiare, per prendere chi? E per avviare che tipo di progetto? Scegliere un allenatore che valga per presente e futuro (Sarri? Fatevene una ragione, non lo prenderanno mai. Tudor?) o affidarsi ad un traghettatore sperando di non distruggere la stagione e poi, a giugno, ripartire di nuovo? La scelta sarebbe complicatissima e, mi ripeto, nemmeno giustificata. Certo, questa riflessione vale solo e soltanto se quanto Ferrari si è affrettato a garantire è vero. Mi spiego. Se il gruppo sul serio è ancora, compatto, al fianco di Palladino allora bene così. Gli si rinnovi con più forza possibile la fiducia e, soprattutto, lo si assecondi e lo si aiuti con acquisti e cessioni mirate, e ci si rimetta in marcia. Se poi questa compattezza esistesse anche tra dirigenti (vedi Daniele Pradè) e tecnico stesso, sarebbe meglio.

Dall'esterno invece, almeno ascoltandoli parlare, si ha l'impressione (forte, molto forte) che tra diesse e allenatore ci sia (da tempo) più di una questione irrisolta. Sensazioni sbagliate? Meglio così. Sensazioni corrette? Si chiudano in uno stanzino, si mandino a quel paese ma poi, da persone adulte e intelligenti quali sono, sotterrino l'ascia e si (ri)mettano a remare nella stessa direzione. Se poi le parole del dg (e quindi del presidente) fossero solo di facciata, col tentativo di nascondere le turbolenze che per la verità sembrano emergere un po' da tutte le parti, allora la situazione sarebbe completamente diversa, molto più preoccupante e, di sicuro, molto più difficile da risolvere. In quel caso infatti non ci sono molte alternative: o il club (se possibile il numero uno) entra nello spogliatoio e dice chiaramente a tutti che il mister non cambia (un po' alla Berlusconi all'inizio dell'era Sacchi), o si fa piazza pulita (ma non si possono mandar via tutti i giocatori) o, purtroppo, si cambia l'allenatore. Siamo a quel punto? Dicono di no (non sempre questo tipo di rassicurazioni pubbliche sono un buon segno, anzi) e noi non possiamo che augurarci che sia vero. Intanto però, e ci scuserà se insistiamo, Palladino si deve aiutare da solo e, perché no, ascoltare qualche consiglio. Mica i nostri, per carità. Ci sarà però qualcuno di cui si fida. Ci sarà un dirigente in grado di dirgli (capite perché è importante che ci sia chiarezza nei rapporti?) che possa confrontarsi con lui sulle ultime scelte.


Perché è passato un mese e mezzo da quei tragici attimi e dallo stop di Edo Bove e, da allora, si è persa la via. Difesa a quattro, difesa a tre, Gud titolare, poi fuori, poi dentro per 45', centrocampo sempre a due nonostante la mancanza evidente di equilibrio e, a Monza, addirittura col tandem Richardson-Adli. Come se un uomo assetato cercasse di dissetarsi ingoiando palate di sale. Un controsenso, almeno apparentemente e considerando che chi allena per professione sa e vede cose che noi, probabilmente, non possiamo nemmeno immaginare. E poi Colpani in campo sempre e comunque, Pongracic scomparso nel nulla, Moreno dentro all'improvviso per poi ritornare in panca e chissà quando lo rivedremo, una squadra in evidente calo fisico. Eccetera, eccetera, eccetera... Tanto per farla breve: tocca a lui. Certo, il club nel frattempo deve fare un mercato all'altezza delle proprio (conclamate) ambizioni. Questa squadra però, anche senza Bove (e nessuno vuole sottovalutare né il suo peso tecnico/tattico né quello psicologico) può e deve fare molto di più di quello che ci sta facendo vedere. Sia come gioco (ma quello si è sempre visto poco) che, ovviamente, come risultati. Perché quando si sceglie una certa filosofia (dedita, legittimamente, alla praticità e al risultato come unica cosa che conta) allora non si può poi aggrapparsi ad altro. Contano i punti. E stop.

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