VIOLA NEWS esclusive gli opinionisti A Milano serve un segnale forte: Pioli uomo solo, ma ha la forza per venirne fuori

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A Milano serve un segnale forte: Pioli uomo solo, ma ha la forza per venirne fuori

Matteo Magrini
Cosa aspettarsi e cosa pretendere dalla gara contro il Milan? Ne parliamo con Matteo Magrini, nell'imbucata del venerdì mattina!

Ci sono quelli “a San Siro non andiamo nemmeno” e quelli che, al contrario, “è la partita ideale per uscire dalla crisi”. Loro sono i fiorentini e pretenderne equilibrio è come chiedere al Generale Vannacci di esprimere un concetto che vada oltre il Medioevo, a Elly Schlein di chiudere un discorso comprensibile a chiunque e non solo a Bartezzaghi o a Eugenio Giani di rinunciare a un ricevimento. Meglio risparmiarsi la fatica insomma, e accettare questa città (meravigliosa) per quello che è. Niente di strano quindi se in queste settimane ci si è divisi, tanto per tornare al punto di partenza, tra chi si fa il segno della croce pensando al Milan e ai prossimi tre impegni di campionato e chi, inguaribile ottimista, non aspetta altro che San Siro per “tornare a riveder le stelle”.

La verità, come sempre, sta più o meno nel mezzo. Perché è verissimo che visto quello che abbiamo alle spalle si fatica a immaginare una Fiorentina capace di uscir viva dallo scontro con Modric e soci ma è altrettanto innegabile che sul piano psicologico (considerando le difficoltà di questo gruppo) sarebbe stato forse peggio giocare in casa, in un ambiente semi depresso e magari contro un avversario che ti “obbligava” a vincere. Sfido chiunque invece, a pretendere che domenica sera arrivino i tre punti. E qua veniamo ad un altro dubbio amletico: meglio lasciar perdere qualsiasi discorso sulla prestazione e accontentarsi solo in caso di risultato positivo (pari o successo) o farsi bastare qualche concreto segnale di vita? Personalmente, ma era facile da prevedere, sarei rincuorato anche dal vedere una squadra degna di questo nome e che dia a se stessa e all'esterno un segnale forte. Perché poi si sa, i risultati possono dipendere da mille fattori. Nel bene, e nel male. La prestazione no. Quella è sempre sincera, e mai bugiarda. Ragionando più a medio/lungo termine per intendersi, credo sia più importante la sviluppo dei 90' che non quello che dirà il tabellino.

Sia chiaro. Ciò non significa trascurare la situazione di classifica e quanto sia urgente smuoverla. Anzi. Certe stagioni rischiano di diventare pericolosissime se non raddrizzate alla svelta e ora come ora i segnali inquietanti non mancano. Giusto insomma essere (seriamente) preoccupati ma ciò che più conta è che questa consapevolezza l'abbiano i calciatori. Sono loro, con Pioli, a doversi tirar fuori dalla melma. Perché diciamocelo molto chiaramente: come società la Fiorentina in questo momento non ha né forza né risorse umane per reggere l'urto. Il presidente purtroppo non può esser qua e il (continuo e quotidiano) contatto a distanza non sarà mai la stessa cosa. Il direttore sportivo invece è una specie di pungiball che la Curva ha scelto come (ennesimo) capro espiatorio senza chiedersi chi e come mai lo abbia sempre confermato. Forse perché prima incideva zero e adesso accontenta comunque la “mission” aziendale che gli viene chiesta? Di certo però, anche agli occhi del gruppo e del mister, non ha quella forza e quella autorità che servirebbero dentro crisi come questa. C'è poi un direttore generale che ha sempre fatto altro nella vita e un uomo (Goretti) che pare (perché lui fa si che così paia...) un po' scontento e incapace di farsi ascoltare. Pioli insomma tanto per cambiare è solo, e per questo merita il massimo supporto possibile.

Chiudo con una battuta sulle possibili scelte in vista di domenica: se si son spesi 25 milioni per un vice Kean sarebbe il caso di farlo giocare, senza se e senza ma, quando Moise non è al 100%. Perché Piccoli è stato preso per quello e non sarebbe esattamente un grande segnale lasciarlo fuori anche quando il bomber titolare a tre giorni dalla gara deve ancora fare un allenamento degno di questo nome.