Sia chiaro. Ciò non significa trascurare la situazione di classifica e quanto sia urgente smuoverla. Anzi. Certe stagioni rischiano di diventare pericolosissime se non raddrizzate alla svelta e ora come ora i segnali inquietanti non mancano. Giusto insomma essere (seriamente) preoccupati ma ciò che più conta è che questa consapevolezza l'abbiano i calciatori. Sono loro, con Pioli, a doversi tirar fuori dalla melma. Perché diciamocelo molto chiaramente: come società la Fiorentina in questo momento non ha né forza né risorse umane per reggere l'urto. Il presidente purtroppo non può esser qua e il (continuo e quotidiano) contatto a distanza non sarà mai la stessa cosa. Il direttore sportivo invece è una specie di pungiball che la Curva ha scelto come (ennesimo) capro espiatorio senza chiedersi chi e come mai lo abbia sempre confermato. Forse perché prima incideva zero e adesso accontenta comunque la “mission” aziendale che gli viene chiesta? Di certo però, anche agli occhi del gruppo e del mister, non ha quella forza e quella autorità che servirebbero dentro crisi come questa. C'è poi un direttore generale che ha sempre fatto altro nella vita e un uomo (Goretti) che pare (perché lui fa si che così paia...) un po' scontento e incapace di farsi ascoltare. Pioli insomma tanto per cambiare è solo, e per questo merita il massimo supporto possibile.
Chiudo con una battuta sulle possibili scelte in vista di domenica: se si son spesi 25 milioni per un vice Kean sarebbe il caso di farlo giocare, senza se e senza ma, quando Moise non è al 100%. Perché Piccoli è stato preso per quello e non sarebbe esattamente un grande segnale lasciarlo fuori anche quando il bomber titolare a tre giorni dalla gara deve ancora fare un allenamento degno di questo nome.
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