La Fiorentina aspetta sempre Kean e intanto pensa a come cedere gli esuberi e al regista
Kean, sempre Kean, fortissimamente Kean
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Repetita iuvant, dicevano i latini, ed è quindi il caso di ribadire il concetto: per Moise Kean vale tutto, il contrario di tutto, quello che fino ad un minuto fa pareva follia e quello che nessuno avrebbe mai immaginato. E' così e, piaccia o no, sarà così fino all'ultimo minuto dell'ultimo giorno utile. Perché il giocatore e il suo agente vogliono prendersi tutto il tempo per capire se arriverà o meno l'offerta giusta, e perché quanto successo nelle ultime ore vale come migliore dimostrazione possibile di quello che stiamo dicendo. Avete visto il Galatasaray, il Napoli e Osimhen, no? Pareva un affare fatto (e magari alla fine si farà) ma quando tutti aspettavano solo gli annunci e davano quindi per scampato il pericolo turco per il bomber viola, tutto si è bloccato. Si dirà: se il Gala non ha dato le garanzie per il nigeriano non sarebbe in grado di darle nemmeno per Moise. Giusto, in teoria, ma la teoria in questo mondo conta poco meno di zero.
Dobbiamo solo aspettare
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Vale insomma quando detto e scritto più volte: mettersi l'animo in pace, e aspettare. Un atteggiamento buono per i tifosi, ovviamente, ma poco accettabile se si parla della società. Per questo ci aveva infastidito lo “speriamo resti” del presidente e per questo ci auguravamo che nel frattempo venisse avanzata al giocatore e al suo agente una bella, sostanziosa, proposta di rinnovo e adeguamento. Della serie: la miglior difesa è l'attacco. Il fatto che sia/sarebbe pronta un'offerta da 4 milioni netti a stagione quindi (sempre che sia reale, e non millantata e mai realmente messa sul tavolo, nero su bianco, come per Vlahovic) non può che farci un enorme piacere. E' così che si dimostrano le proprie ambizioni.
Un vagone pieno di ... esuberi
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Per il resto, la sensazione è che si vada incontro ad un periodo di riflessione. Dopo gli acquisti lampo di Dzeko, Fazzini e Viti, il riscatto di Gud e il rinnovo di De Gea, la Fiorentina sta alzando il piede dall'acceleratore. Prima di tutto perché ha capito che non c'erano le condizioni per regalare a Pioli anche il regista in tempo utile per il via del ritiro. E poi perché (altro aspetto che dovete ben tenere presente) c'è un vagone pieno di giocatori da cedere. In un modo o nell'altro. Gli esuberi infatti pesano per quasi 12 milioni sul monte ingaggi e ora come ora la società è (spicciolo più, spicciolo meno) sul filo di quel famoso costo del lavoro che non può superare il 70% del fatturato. Ha un (piccolo) margine, probabilmente, ma l'ha già alzato con Pioli, Dzeko, i rinnovi di De Gea, Comuzzo e Ranieri così come nell'anno solare (questo conta, per l'Uefa) vanno contati i vari Zaniolo, Folorunsho e compagnia e da qua a chiusura del mercato quindi dovrà muoversi senza potersi permettere follie.
Alla ricerca del regista
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Per intendersi: non si può avere tutto. Partisse Kean insomma, sarebbe quasi inevitabile andare su un centravanti giovane. Forte, possibilmente, ma che non abbia un ingaggio spropositato. Quel tipo di investimento infatti lo si vorrebbe fare (oltre che sul contratto di Moise) sul famoso centrocampista. Non Bernabè (ora in terza o quarta fila) ma su qualche nome più o meno a sorpresa. Si torna sempre lì insomma: ci possiamo aspettare ed è giusto chiedere (se c'è ambizione) qualche investimento e qualche rischio sui cartellini, ma senza sognare chissà quale nome a effetto con stipendio da top. Niente di strano, sia chiaro. In fondo, e con tutte le proporzioni del caso, è quello che fanno tanti club tante volte citati a modello: il Dortmund, per dirne uno, o la stessa Atalanta. E' quella, se si ha voglia, la strada da seguire. Senza ripetere allo sfinimento la storia dello stadio, ma lavorando per aumentare ricavi ed entrate attraverso la vera pietra filosofale: i risultati.