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Gli esterni e una maglia da titolare che tormenta i pensieri di Italiano

Magrini
Ecco il consueto editoriale di Matteo Magrini in esclusiva su Violanews.com. Il tema di oggi riguarda gli esterni della Fiorentina, quattro nomi per un posto. Una corsa alla titolarità che tormenta i sogni di Italiano
Matteo Magrini

Sono quattro personaggi in cerca d'autore. Quattro esterni che, partita dopo partita, si dividono la fascia sinistra della Fiorentina. Prima uno, poi l'altro, poi l'uno, poi l'altro. Gioca Kouame, e rimpiangi Ikoné. Gioca Ikonè, e invochi Sottil. Gioca Sottil, e reclami Brekalo. Una corsa (alla meno) ad una maglia da titolare che tormenta i pensieri di Vincenzo Italiano, e disturba le notti dei tifosi della Fiorentina. Un giochino che va avanti ormai da anni e che, sinceramente, non si sopporta più. L'ultima (tristissima) puntata di questa vicenda è andata in onda giovedì, nella sfida col Cukaricki. Una partita nella quale in tanti avrebbero potuto e dovuto mettersi in mostra e che, invece, si è trasformata nell'ennesima occasione sprecata. Sia chiaro, in Serbia hanno toppato (quasi) tutti. Male Christensen (nonostante sia stato chiamato pochissimo in causa ha lasciato ancora una volta l'impressione di esser tutto meno che sicuro), maluccio Maxime Lopez, male (gol a parte) Nzola. Una serata storta insomma. Gli esterni però, meritano un approfondimento a parte. Perché Sottil e Ikonè son stati forse i peggiori in campo e perché (appunto) con loro la storia si ripete. 

Mai un qualcosa fuori dall'ordinario...

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Mai uno spunto, nemmeno l'ombra di una giocata fuori dall'ordinario. Soprattutto, un atteggiamento a dir poco irritante. Ikonè, per esempio, si è parcheggiato sulla destra e, finché è rimasto in campo, si è divertito a giocare a nascondino. E Sottil? Un po' più “vivo”, ma senza che riuscisse a lasciare la ben che minima traccia. Lo stesso Brekalo, entrato a gara in corso, ha toccato qualche pallone confermando l'impressione che abbia sempre il timore del rischio. Guai insomma, a fare più del compitino. E pensare che Italiano, contrariamente a quello che dicono in molti, agli attaccanti esterni chiede esattamente quello: rischiare, assumersi responsabilità, uscire dagli schemi. L'ha spiegato lui stesso, nella conferenza della vigilia. “Noi cerchiamo di fare il possibile per isolare i più bravi, poi devono metterci del loro”. Traduzione: con l'organizzazione si può e si deve arrivare fino ad un certo punto, poi tocca ai singoli. La Fiorentina infatti, gioca e costruisce spesso con l'obiettivo di portare gli esterni offensivi a giocarsi l'uno contro uno. A quel punto però, lo sviluppo sta nei piedi e nelle idee dei giocatori. 


Sempre Berardi

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E' questione di qualità e personalità. Per trovare il guizzo, ma più che altro avere il coraggio di cercarlo, servono tecnica individuale e carattere. Doti che, evidentemente, non abbondano in quei quattro. Non a caso, anche la scorsa estate, il mister ha insistito parecchio perché dal mercato arrivasse un rinforzo proprio in quella zona del campo. E invece no. Come l'anno prima, e quello prima ancora. Si rischia di diventare stucchevoli e fastidiosi, lo so, ma il pensiero torna sempre a “quello lì”. A quel Domenico Berardi che, da solo, avrebbe proiettato la Fiorentina su ben altra dimensione. Può capitare, ci mancherebbe, ma nel suo caso la società ha fatto un (gravissimo) errore di valutazione. E sarà anche vero che i 30 milioni chiesti dal Sassuolo son tanti (anche Lazio e Juventus si sono fermate davanti) ma basta fare due conti per accorgersi di come la Fiorentina, quei soldi, li abbia spesi comunque. 

Ah, quei soldi spesi...

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Tornano in mente i (circa) 15 milioni investiti per Ikonè, i 12 spesi per Kouame, i 2 regalati alla Sampdoria per prendere Sabiri salvo poi liberarsene prima ancora che iniziasse la sua avventura in viola, o il milione e mezzo versato al Wolfsburg per Brekalo. Quattro giocatori, per (più o meno) 31,5 milioni. Il risultato, è sotto gli occhi di tutti. Eppure, la Fiorentina, aveva l'esempio in casa. Si chiama Nico Gonzalez, è stato pagato 27 milioni e, da solo, vale più di tutti gli altri messi insieme. 

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