So che a qualcuno fregherà il giusto, ma ho apprezzato moltissimo l’omaggio che la Fiorentina ha fatto al Napoli, e al suo scudetto. È stato bellissimo vedere passare i vincitori fra gli applausi sinceri dei colleghi che hanno ammirato durante tutta la stagione un calcio straordinario e una squadra che ha dato l’idea di come si può vincere andando oltre il valore tecnico. Oltre a tutto. Mi è piaciuto anche perché capisco da questi gesti che la Fiorentina ha voglia di diventare una società di livello internazionale. Ha voglia di crescere. All’estero le grandi società fanno così, riconoscono i meriti del vincitore, lo applaudono, lo guardano negli occhi pensando di poterlo emulare, di poterlo superare. Se la Fiorentina va oltre il provincialismo e le sterili polemiche del nostro calcio ha più possibilità di diventare un esempio e di far crescere il marchio e il nome nel mondo. Rocco Commisso conosce bene cosa vuol dire sport negli Stati Uniti, cose del genere le vede abitualmente, comprese le feste che accompagnano i grandi eventi sportivi che diventano motivo di attrazione e non di scontro. Dobbiamo crescere e la Fiorentina può diventare trainante. Peccato non gli abbiano fatto fare lo stadio, per mettere in pratica questo sport-spettacolo è fondamentale. Ma non demordo. Ne parlerò dopo.
Il ko del Maradona e le scelte per il Basilea
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Ora torno sulla partita e sulla sconfitta. Ovvio che si poteva far di più e di meglio. Il pareggio sarebbe stato anche meritato, ma se si commettono ingenuità clamorose in area, una volta può andar bene, l’altra ti puniscono. Peccato. Qualche giocatore (Nico e Sottil) ma non solo, m’è sembrato sottotono, ma comunque dalla sconfitta porto a casa la sensazione che la Fiorentina stia complessivamente bene fisicamente e il gioco continua a funzionare. Lo dico perché da qui alla fine, se va tutto bene, restano otto gare, tutte le partite vanno guardate con una prospettiva diversa. E’ chiaro che la Fiorentina non sta mollando niente e non mollerà niente, ottavo posto compreso, ma non tutte le partite possono essere interpretate allo stesso modo e con gli stessi attori protagonisti. A Napoli è mancata un po’ di cattiveria e un po’ di intensità, la rabbia sottoporta, ma credo che il tutto si possa ritrovare giovedì contro il Basilea che in questa settimana, delle tre, è la gara dentro la quale, ovviamente, ci devono essere più cose. Possibilmente tutte. A cominciare dalla formazione più affidabile, dai giocatori più in forma. Nico, ad esempio, credo che a Napoli non sia proprio entrato in partita e si stia lasciando le cartucce per giovedì. Non deve succedere? Ricordo che siamo ben oltre le cinquanta partite stagionali e che dosare e dosarsi, fare cose mirate, a questo punto è fondamentale.
Anche le rotazioni sono funzionali a questo, ma ormai sono due mesi che Italiano lavora di cesello per tenere tutti sulla corda e non far fondere i più importanti. Vengo così alle critiche per la sostituzione di Dodò. Vorrei sentire cosa direbbero oggi se Dodò nella ripresa avesse avuto problemi. E tocco ferro. La sostituzione è logica, con l’ingresso di Kvara, Dodo avrebbe dato il massimo e di più per chiuderlo e sapete che sforzo muscolare si deve fare per rispondere alle finte, alle serpentine e ai movimenti del georgiano? Ecco. Meglio evitare. E non torno su Venuti che fa quel che può. Con lui la catena non ha funzionato e qui se fossi stato Italiano avrei messo Terzic a destra e inserito Ranieri a sinistra, ruolo che sa fare. A Salerno giocava esterno nella difesa a cinque.
Qualcuno invece è contento di Jovic per i due tiri che ha fatto, io un po’ meno. E’ chiaro che l’allenatore lo elogi, sottolinei i progressi, in questo momento servono tutti. Non si può non notare però che senza un centroavanti vero la manovra diventi meno fluida e gli esterni trovino meno spazio. Come succedeva all’inizio della stagione quando Jovic era Jovic e non è cambiato, e anche Cabral non aveva ancora trovato l’intesa e la forma fisica. Una riflessione da fare sul mercato, ma avremo tempo. Ora no. Giovedì, ovvio, mi aspetto uno stadio da Popolo Viola alla massima potenza. Il Basilea non è abituato a un clima del genere, il tifo può davvero spingere la Fiorentina. E dovrà farlo. Se vogliamo cominciare a discutere di formazione, tanto per fare gli allenatori, parto da Terracciano, Dodo, Quarta, Igor, Biraghi, Bonaventura, Amrabat, Mandragora, Ikonè, Cabral e Nico. Poi vediamo.
Stadio, la Fiorentina aspetta risposte
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Capitolo stadio. Nardella è sparito dal dibattito, forse sta andando in giro a fare la questua per trovare i soldi che mancano, ma la vedo sempre più dura. La Fiorentina aspetta risposte agli interrogativi posti nel suo dossier, ma tutto tace. La politica, anche quella vicina a Nardella, portaborse a parte, comincia a vacillare e pensa a strade diverse. Il silenzio, come si dice, è assordante e inutile. E Nardella è sempre più vicino alla fine del mandato, ma continua a intestarsi i meriti di cose che non sono sue. Ieri ha fatto l’elogio della ristrutturazione di Coverciano, come se fosse sua, del comune e non della Federcalcio. Ricordate quando per mesi s’è vantato delle Olimpiadi a Firenze? Forse non le ha mai viste. Pensava bastasse il Palazzo Wanny. Ora voglio sapere quanto è costato portare il Tour de France a Firenze. Come se Firenze avesse bisogno del Tour per avere visibilità o portare altri turisti. Tutto sold out. Caso mai è il contrario. Ma se il piatto della visibilità è ricco, io mi ci ficco. Come sempre. E io pago…