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L'editoriale del giovedì

Franchi: è giusto credere ancora in questo progetto?

Enzo Bucchioni
"Il Franchi rischia di diventare una palla al piede di tutta la città per i prossimi anni, tanto più che i soldi non ci sono e reperirli sarà quasi impossibile".
Enzo Bucchioni Editorialista 

L’asta per i lavori di ristrutturazione del Franchi è andata deserta, non è bastata neppure la proroga di diversi giorni per convincere qualcuno a partecipare. Tutte le più grosse aziende del settore avevano deciso da tempo di non aderire all’invito del comune di Firenze, come ampiamente previsto e prevedibile. Ma come si può pensare che una qualsiasi impresa, grossa o piccola che sia, partecipi a una gara d’appalto di un ente pubblico ben sapendo che la spesa non è coperta per intero, che non ci sono tutti i soldi per completare il lavoro?

E adesso che succede?

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Ma la domanda vera adesso è un’altra: cosa succederà? Il comune fa sapere che non mollerà, batterà altre strade, Nardella è su un’auto che sta per schiantarsi contro un muro, ma non vuole nè frenare, nè scendere. Da tempo c’è la sensazione che il sindaco stia combattendo una guerra per orgoglio personale senza accorgersi che gli spazi di manovra e le soluzioni sono sempre più difficili e complicate. Con il tempo che incalza. Ma la cosa più grave, e lo dico da cittadino di Firenze, è che questa storia dello stadio da tre anni sta impegnando gran parte delle energie del sindaco e della macchina comunale togliendole a tutto il resto. Basta dare un’occhiata a tutti i problemi sempre più grandi che attanagliano la città, dal traffico alla pulizia, al caos del centro, per capire che non si può pensare solo al Franchi. Il tutto aggravato dal fatto che il sindaco è in scadenza e fra cinque mesi dovrà mollare lasciando in sospeso e irrisolta una vicenda di questa enorme portata.


Criticità insormontabili

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È dal primo giorno che ho visto in questa idea delle criticità insormontabili, ora vediamo quali strade percorrerà Nardella, ma credo che nell’interesse della città si dovrebbe aprire un grande dibattito e un movimento popolare per fermare il sindaco e rivedere interamente il discorso Franchi, magari riaprendo ai privati come da idea iniziale.

Il Franchi rischia di diventare una palla al piede di tutta la città per i prossimi anni, tanto più che i soldi non ci sono e reperirli sarà quasi impossibile. E non tiriamo neppure in ballo il governo, i famosi 55 milioni sono stati chiesti per le periferie degradate e se l’Europa li ha cassati non si può non essere d’accordo: Campo di Marte non è una periferia degradata. Per i circa 120 milioni già stanziati dal Pnrr, per non perderli, si potrebbe cercarne un utilizzo diverso, uno storno verso un’altra iniziativa a carattere culturale. Ho già detto più volte che il ripristino della pavimentazione in pietra del centro patrimonio Unesco potrebbe essere un’idea. La butto lì da tempo vedendo come sono ridotte molte vie del centro.

La sconfitta della strategia

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L’asta deserta è comunque una sconfitta clamorosa di tutta la strategia di Nardella, l’ennesima dimostrazione che questo progetto non sta in piedi, fa acqua da tutte le parti. Andare ancora avanti, cercare vie sempre più strette e impervie, da una sconfitta politica di Nardella può diventare una sconfitta per tutta la città e soprattutto per la Fiorentina che non sa ancora cosa succederà nei prossimi due-tre anni. Dovrebbe spaventare l’idea di aprire dei cantieri in maniera precaria, ammesso che qualcuno possa concorrere per un progetto ridimensionato, come pare di capire, senza avere la certezza del fine lavori. La Fiorentina deve avere certezze, deve programmare, deve sapere dove giocherà e con quanti spettatori. Insisto sulla mobilitazione generale per fermare il progetto di  Nardella.

Il silenzio di tutti

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Di fronte a una battuta d’arresto come un’asta deserta, la seconda dopo quella della Mercafir, al fallimento di un’idea come questa, sarebbe logico chiedere le dimissioni del sindaco. Non le darà mai, ma il silenzio che fino ad oggi ha accompagnato questa inquietante vicenda affrontata con superficialità, deve essere squarciato. E non solo dalle opposizioni. Non si può ancora dipendere dall’ottimismo e dalle promesse di Nardella che sullo stadio ha detto di tutto e di più, fatto vedere plastici, organizzato manifestazioni pubbliche oceaniche e oggi, tre anni dopo, siamo ancora al nulla. Si può continuare a credere in questo restauro senza i soldi necessari?

E se l’idea adesso è quella di ridimensionare il progetto iniziale di Arup, è una procedura possibile? Che stadio verrà fuori? Chi decide chi è che cosa? Tutti interrogativi che aspettano risposte, le aspettano i cittadini e la Fiorentina. Dire basta, in un mondo normale, mi sembrerebbe una inevitabile conseguenza.

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