A nove partite dal termine del campionato, la situazione nella quale versa la squadra gigliata desta più di qualche preoccupazione nei propri tifosi. La (non)prestazione vista in campo contro il Sassuolo ha sancito la ricaduta della compagine viola in una crisi irrisolta che si protrae almeno dall'inizio di questa stagione, senza voler andare ulteriormente a ritroso. I freddi numeri ci raccontano di un rendimento, in termini di gioco e soprattutto di punti raccolti che non è cambiato con l'avvicendamento in panchina, anzi nel confronto Iachini fa peggio di Montella.
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Fiorentina, non è (ancora) il momento di farsi del male
Il momento in casa viola è delicato e si avvertono i primi scricchiolii nell'ambiente
Più che per statistiche e dati, la spia dell'allarme si dovrebbe accendere per l'improvvisazione e la mancanza di idee con la quale scendono in campi gli undici giocatori. Presi uno per uno, infatti, i calciatori viola non sono tecnicamente o atleticamente inferiori agli uomini schierati ieri sera da De Zerbi. Il calcio si sa non è una scienza matematica, la logica e le previsioni lasciano il tempo che trovano, Di certo c'è che la squadra difetta proprio di quello che dovrebbe essere il suo attributo fondamentale, in grado di sopperire alle proprie lacune: un'identità. La rosa di Iachini vive di individualità che faticano terribilmente a trovare un collante in grado di armonizzarle. Conta sull'inventiva dei suoi solisti che accendono la squadra a corrente alternata, con spunti che non fanno altro che accentuare la mediocrità che fugacemente inframezzano. Ribery a parte, la squadra è costituita da giocatori di valore che prescindono da un contesto, un'impalcatura di gioco. Chiesa, Castrovilli e Vlahovic sono rotelle di un ingranaggio che fatica a trovare i propri automatismi.
Dopo mesi a parlare di stadio e progetti per il futuro si staglia già all'orizzonte il nuovo argomento di "distrazione di massa": il nuovo cambio in panchina. Per quanto Spalletti possa piacere, affascinare o dividere non è questo il momento adatto ad alimentare simili voci. Ad oggi il futuro di Beppe Iachini appare più che mai in bilico - il primo a rendersene conto è il diretto interessato - ma la priorità della società dev'essere concludere dignitosamente la stagione. Prima di tutto per non pregiudicare in partenza la prossima che appare come il vero obiettivo dichiarato di rilancio da parte della proprietà italo-americana. Commisso, i dirigenti e lo staff, Iachini in testa, hanno una sola via per evitare il crollo irreversibile della già precaria torre viola: ricercare l'union sacrée. Un accordo che compatti tutto l'ambiente, responsabilizzando la squadra: senatori, giovani, financo i sicuri partenti. Non è con capri espiatori o vittime sacrificali - sull'altare delle spiegazioni post-partita - che si ottengono risultati, anzi si rischia di ottenere il risultato opposto: dare il via alla smobilitazione anticipata, scenario che proprio la Fiorentina di oggi non può permettersi. Anche perché la pena si chiama Serie B...
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