Sempre l’allenatore viola ha replicato a chi gli ha chiesto perché non riproporre la difesa a tre: è un cambio tattico che adottiamo solo in soluzioni di emergenza. Ora senza voler entrare in dissertazioni calciologiche, se esaminiamo il gol di Simeone, l’attaccante figlio s’arte s’invola sulla destra trovandosi a tu per tu con Biraghi che, sappiamo essere più portato all’offesa che alla difesa, quindi dobbiamo concludere che si trovasse là quasi in difficoltà. L’attaccante azzurro trova tempo e spazio per tirare e far gol. E’ presumibile che con una difesa meno larga Simeone avrebbe avuto meno agio per il contropiede.
Ma le sorprese non finiscono qui. Lasciamo stare il rigore che come dice De Gregori, non bisogna mai aver paura di calciare, anche se Ikonè sembra non aver una gran rapporto con il gol (lo dicono le sue statistiche), invece la società è intervenuta per parlare di mercato. Hanno negato di aver mai pensato all’attaccante Ngonge (che infatti è passato al Napoli) e che, tutto sommato, sono soddisfatti di Nzola e Beltran, per cui non si pongono il problema di un attaccante. Qui più che sorpresa abbiamo provato un pizzico di sconforto. I numeri parlano chiaro. La Fiorentina vive una vera carestia di gol degli attaccanti, giusto mantenere riserbo sulle proprie intenzioni ma negare la realtà appare esagerato.
La Fiorentina è al quarto posto, si presume miri alla zona Champions, per mantenere quantomeno quella posizione occorre qualche rinforzo. Italiano ha detto: là davanti siamo pochini. Allora se non fosse un doveroso riserbo ci verrebbe da pensare che si ha quasi il timore di alzare l’asticella delle attese. Un fatto è certo. Nel calcio, checché se ne dica, contano molto più i giocatori che gli allenatori. Lo dimostra anche il caso Mourinho.
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