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L'editoriale del martedì

Fiorentina: ecco i segreti della rinascita. Final four, obiettivo viola

Enzo Bucchioni
Il consueto fondo di Enzo Bucchioni in esclusiva per violanews.com

Enzo Bucchioni

Continuità, è arrivata anche la continuità di prestazioni e di risultati. Era quello che si chiedeva alla Fiorentina, forse l’ultimo passaggio, il più importante verso la crescita definita e definitiva. L’apice di questo periodo felice per intensità e qualità di gioco la partita contro il Milan, per maturità la sfida con il Verona, ma adesso la Fiorentina è complessivamente una squadra che ha personalità, gioca un calcio brillante, ma equilibrato, sa gestire le varie fasi e i momenti della partita con visione e sicurezza. Cremona, ad esempio, è diventata facile grazie alla prestazione dei viola.

Tutto questo nel momento decisivo della stagione quando a portata di mano ci sono ancora trofei come la Conference e la Coppa Italia e il piazzamento in Europa dal campionato dista soltanto quattro punti. Vorrei sapere dove sono finiti quelli che mesi fa sbraitavano che “la stagione è già finita prima di cominciare” oppure che “questa proprietà è da cacciare” e “l’allenatore da esonerare”. Non se ne sono andati, sono sempre al loro posto, con la stessa faccia di bronzo, alcuni con la stessa facilità di sempre hanno cambiato opinione, ma sarebbe ora che si cominciassero a fare nomi e cognomi e comunque a isolare chi Avvelena i Pozzi gratuitamente, come dico io, ma soprattutto sparla di calcio aizzando i tifosi senza sapere di cosa parla e di cosa dice. O meglio lo fa senza razionalità, parlando alle viscere, ai sentimenti peggiori, anche per vecchi rancori, senza l’equilibrio nella critica, che dovrebbe essere una delle basi sui quali poggia la comunicazione.

La giusta dimensione

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Comunque, affari loro. La Fiorentina, come è sempre stato dimostrato, va avanti per la sua strada e sta finalmente arrivando alla sua giusta dimensione, al suo reale valore. E non è tardi, come sostiene qualcuno. Mancano dodici partite alla fine del campionato, in pratica resta un terzo di stagione da giocare, ma soprattutto la squadra viola è arrivata vicina al top della condizione nel momento cruciale, quando serve. Gli allenatori esperti l’hanno sempre detto: voglio trovare la squadra pronta a marzo. In che mese siamo? Comunque, per onestà, ma anche facendo un raffronto con la scorsa stagione (ora sono meno cinque punti) non posso non dire che sarebbe stato logico aspettarsi qualcosa di più in campionato.

Le difficoltà ci sono state e alcune ci sono ancora, soprattutto in zona gol, ma quando le cose non vanno servono razionalità e quell’equilibrio del quale parlavo prima per cercare di capire dove e come intervenire, che comportamento tenere. Quello che non si poteva sentire ed era ingiusto e non corretto calcisticamente, che questa squadra era scarsa, che gli acquisti erano soltanto dei bidoni rifilati alla Fiorentina. Ho dato sette al mercato, l’ho difeso e oggi lo rivendico alla faccia delle vedove di Torreira e Odriozola.

Lavoro e silenzio

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Cosa è successo di negativo nei mesi scorsi e cosa sta succedendo di positivo oggi, lo abbiamo scritto e riscritto, passo dopo passo, e adesso sta semplicemente succedendo quello che era auspicabile. Cosa dicevamo? Nelle difficoltà servono lavoro e silenzio. Questo ha fatto Italiano in questi mesi di sofferenza, ben sapendo di avere sempre dalla sua la società e il gruppo. Questo era l’importante. Quando qualcuno ha tirato fuori la storia dell’esonero dell’allenatore da bischero vero quale è, cosa vi avevo detto? Gli allenatori vanno esonerati quando si percepiscono frattura e difficoltà nel farsi seguire dal gruppo, quando la società ha perso la fiducia e l’allenatore energia. Niente di tutto questo stava succedendo nella Fiorentina.

E’ successo semplicemente che Italiano ha dovuto adattare i suoi sistemi di lavoro ai tre impegni settimanali e con lui alcuni giocatori non erano abituati a certi ritmi. E’ successo che alcuni giocatori provenienti da altre esperienze hanno faticato più del previsto a capire come giocare il calcio di Italiano. Altri hanno pagato infortuni o stop agonistici.

Italiano mette al centro del suo lavoro il gioco e lo abbiamo detto mille volte, e se il gioco fatica a funzionare perché alcuni giocatori rallentano, non sono al massimo o faticano, tutto si inceppa. L’idea di gioco non è mai mancata, mancavano intensità e velocità, mancavano la condizione atletica e mentale di alcuni interpreti.

I nuovi

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Dodò, Mandragora, Barak e Ikonè non potevano essere quelli dei primi mesi. Ma chi li ha massacrati vuol dire che non li conosceva e questo non può essere per chi parla di calcio. Dodò aveva giocato alla grande venti gare di Champions. Mandragora a 18 anni è stato comprato dalla Juventus quando la dirigenza funzionava e non ora: era uno dei giovani centrocampisti italiani più interessanti. E’ stato frenato da un infortunio al crociato, ma a 25 anni è nel cuore della maturità. Andava spiegato. Barak ha dovuto inserirsi nei meccanismi di Italiano e ambientarsi. Ikonè veniva da un calcio diverso, contropiedista, ma le qualità non poteva averle perse. Andavano aspettati fino a far loro ritrovare la fiducia nei propri mezzi e la forma fisica. Per non parlare di assenze lunghe e fondamentali come quella di Nico che ha inciso moltissimo.

E’ chiaro che il ritardo di condizione e quindi di gioco ha sfavorito anche la crescita di Cabral e Jovic. Se avessero avuto attorno la squadra di oggi avrebbero segnato di più, ovvio. Ora anche loro (soprattutto Cabral) sono cresciuti, ma c’è la squadra che li aiuta.

Cabral

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E vengo proprio a Cabral. Qualcuno, i soliti critici di Italiano, sostengono che avrebbe dovuto puntare di più e prima su di lui. Bene. Ricordo a questi signori (?) che Italiano la scelta l’aveva fatta durante lo stop per i mondiali e a gennaio s’era ripresentato proprio con Cabral titolare che, purtroppo, s’è infortunato quasi subito ed è rimasto fuori tre settimane.

Ma questo è il passato. Ora la Fiorentina funziona perché le catene funzionano, Dodò-Ikonè da una parte, Biraghi-Nico dall’altra, e con i cambi gioco, gli inserimenti e le sovrapposizioni fanno muovere le difese, aprono spazi. Perché c’è movimento di tutti senza palla e la crescita di Mandragora ha dato una spalla ideale a Amrabat che ora resta a chiudere davanti alla difesa, ma a fianco ha un altro centrocampista intelligente, forte e tecnico che lo copre o si sgancia a seconda delle situazioni. Di conseguenza si può muovere meglio anche il terzo centrocampista (Barak o Bonaventura) che spesso diventa il trequartista dietro la punta o si inserisce in area al fianco del centroavanti. Ma Italiano, proprio perchè c’è meno tempo per affinare i movimenti in allenamento, ha chiesto in certi momenti anche un calcio più semplice, senza snaturare la filosofia di gioco. E’ evidente che adesso non è più vietato (anzi) cercare le punte dritto per dritto anche dalla difesa, ma anche perché le punte si muovono e offrono soluzioni. Un calcio di possesso quando serve e quando c’è fluidità, ma anche verticale quando non ci sono gli spazi o c’è il pressing avversario.

Ecco perché dico che la squadra è cresciuta con il lavoro, è maturata, perché sa fare più cose. Interpreta le partite nel modo giusto e la svolta, per me, c’è stata a Verona quando una gara complicata è stata risolta con la praticità. E’ cresciuta, ovvio, anche la fase difensiva con la crescita del pressing degli attaccanti e dei centrocampisti, ma anche per un’intesa migliore nel reparto e la forma di Quarta adesso più concentrato. Ha superato lo choc della mancata convocazione mondiale e adesso ha ritrovato la continuità di rendimento, fa meno errori di superficialità nelle scelte difensive e imposta con intelligenza.

Il turn over

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Non sto descrivendo, sia chiaro, una squadra perfetta. E’ una squadra che funziona, che è in fiducia, ha personalità, crede in quello che fa e sta bene fisicamente. Può crescere? Sicuramente. Dodò e Mandragora, ma anche Barak, sanno fare di più e lo hanno dimostrato. Ma anche Ikonè può trovare più convinzione in zona gol, come lo stesso Nico. E la gestione del turn over, con il recupero degli infortunati, non è più un problema. Sta recuperando Castrovilli a buon livello, è tornato Sottil, si sta inserendo Brekalo, possono essere risorse importanti, soluzioni fresche, nel finale di stagione. Dopo i cambi massicci per necessità, Italiano da tempo fa rotazioni per dare a tutti minutaggio e senza snaturare la squadra, restando inalterato il telaio.

Italiano è stato bravissimo a superare le difficoltà, come ho già scritto, ora lo rivedo anche nel suo linguaggio del corpo, ma anche Rocco Commisso ha saputo tenere la barra dritta quando i risultati non arrivavano e le società serie fanno questo: difendono gli uomini e le scelte.

Ma fare un altro elogio a Cabral è doveroso. Ci ha messo tempo, ma grazie al lavoro e al sacrificio, ora è un giocatore che fa gol, tecnicamente è cresciuto, fisicamente sembra un altro, e tatticamente ha imparato a giocare con la squadra e per la squadra. Merito della sua umiltà, ma anche di Italiano. Gli allenatori si valutano anche quando fanno crescere i giocatori.

Ora, ovvio, viene il momento più difficile e alla continuità va aggiunta la capacità di soffrire e lottare, a cominciare da giovedì in Turchia. Ma ne riparleremo. La squadra è definita, mancheranno Biraghi e Terzic sulla sinistra, penso a Ranieri che nella Salernitana ha fatto spesso l’esterno. Altra ipotesi? Dodò a sinistra e dentro Venuti, ma non cambierei la fascia destra che funziona. Vedremo, magari Italiano ci sorprende con un’idea.

La final four

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Sorpresa anche dalla Lega Calcio che finalmente ha copiato le cose fatte bene dagli altri. La Supercoppa Italiana si giocherà grazie ai soldi arabi in una Final Four fra le prime due in campionato e le finaliste di coppa Italia. Uno stimolo in più per la Fiorentina che assieme alla finale si garantirebbe un torneo niente male, in un contesto internazionale. Soldi e visibilità sono utili…