Italiano 'no limits'
—“Non ci sono limiti, soltanto orizzonti”, è questa la password di Italiano, la sua parola chiave, la massima che i giocatori ormai ripetono a memoria. Un mantra viola. Si è chiuso così un anno straordinario, ma la squadra sa e l’allenatore lo ha ripetuto anche dopo la vittoria con il Torino, che può fare ancora meglio. Vuole fare ancora meglio. E’ questo lo spirito che aleggia al Viola Park e nelle dinamiche di gruppo, quando si fa sport e si raggiungono certe vette che vanno oltre il valore tecnico, l’atteggiamento mentale è fondamentale. Si cresce così, imparando dagli errori, con la voglia di superarsi, magari anche davanti a un sushi che serve a compattare. A dare senso di appartenenza. C’è un gruppo vero dietro quello che si vede in campo e gruppo non vuol dire amicizia che è un optional, ma soprattutto coesione verso un obiettivo comune: fare sempre meglio.
Un po' di numeri
—Nel 2023 la Fiorentina ha giocato 64 partite, è un record. Ne ha vinte 33, ha pareggiato 15 volte. Ha segnato 109 gol, anche questo è un record. Ha una media di 1,70 gol a partita. E anche i gol presi sono stati 65 con una media di 1,01 a partita. Venti volte la porta è rimasta imbattuta. Sono proprio i numeri a dare un’idea precisa di cos’è la Fiorentina e servono anche a confutare i Calcioti, quelli che hanno sempre descritto Italiano come un illuso novello Zeman, un allenatore da esonerare prima possibile. Lo hanno detto e scritto in tanti, anche se oggi cercano una affrettata via d’uscita con motivazioni discutibili.
La Fiorentina ha vinto le ultime tre partite senza incantare, pensando anche a difendere, è vero, ma non è cambiato niente nella sua filosofia di gioco. Non è vero che Italiano è diventato Trapattoni o Allegri, s’è convertito al verbo dei Calcioti: conta solo vincere. Molto più calcisticamente, ci sono delle fasi nella costruzione di una squadra, l’ho appena scritto. Ci sono gruppi che non migliorano mai, non correggono i difetti, restano gli stessi, altri che crescono ed evolvono. Pensate davvero che Italiano non abbia mai insegnato la fase difensiva, che non abbia mai chiesto anche prima di oggi di difendere e di chiudersi quando è necessario? Secondo voi come l’ha salvato il modesto Spezia solo a suon di gol fatti?
Un gruppo maturato
—Semplicemente la Fiorentina è cresciuta come squadra, capisce meglio i momenti delle partite, ha imparato a difendere in undici, compatta, da squadra. Sa soffrire. Ora lo fa, prima lo faceva peggio. E meno intensamente. Pensate davvero che Italiano fosse contento dei gol presi in contropiede, anche se i dati dimostrano che non erano poi così tanti. Ora la squadra è più squadra anche nella fase difensiva e capire di non poter fare certe cose quando ti manca il giocatore più forte (Nico), ma è meglio farne altre, fa parte del bagaglio che ora sai di avere. E’ uno scatto mentale importante. Il Torino l’hanno fatto sfogare, si sapeva che Juric parte forte. Attaccare subito con dieci giocatori sarebbe stato folle, rimanere compatti dietro la linea della palla e difendere con il possesso e la chiusura delle linee di passaggio è quello che di saggio è stato fatto. Poi quando la Fiorentina ha capito che era il momento giusto, ha attaccato e vinto.
Non gioca più a testa bassa? Perchè è maturata, perchè le partite e i momenti delle partite vanno interpretati e ora la Fiorentina lo sa fare. E’ svanita l’esuberanza eccessiva, in certi momenti quasi calcisticamente infantile, ora c’è maturità e consapevolezza. Ma non pensate alle barricate, al contropiede, a quelle cose che vi raccontano. La Fiorentina difende meglio. Punto. E se Italiano passa negli ultimi minuti al 3-5-2 non lo fa per dar ragioni ai Calcioti, ma perchè adesso lo può fare, ha visto i ragazzi crescere mentalmente e anche lui è cresciuto, ma senza cambiare la sua idea di calcio, legge le situazioni. Italiano è Italiano, fine. Sa benissimo che il calcio è fluido, non ci sono dogmi o moduli fissi. Difendere bene (e adesso la Fiorentina lo fa) e attaccare benissimo (può crescere) è sempre la filosofia dell’allenatore viola.
La vicenda stadio
—Ora passiamo alla vicenda stadio. Ero da solo, tre anni fa, a osteggiare l’idea di restaurare il Franchi. Da cittadino, da giornalista, alle società servono stadi di proprietà, quelli comunali non risolvono nulla e si sapeva, senza essere nè un genio, e soprattutto senza essere un politico, ho fatto notare da subito con semplice buon senso, le criticità e l’insostenibile leggerezza di un’idea nata dalla pancia e dall’orgoglio e non dalla razionalità. La ferita per il no alla Mercafir ha mosso Nardella e l’ha mosso male.
Tre anni dopo quello che ho sempre sostenuto sta diventando realtà. Joe Barone ha ragione, i partiti sono un’altra cosa, lui fa politica perchè si interessa della polis, della città. E questi amministratori devono rispondere di scarsa lungimiranza o miopia, fate voi, per aver snobbato 300 milioni di un privato che voleva fare lo stadio a spese sue. Un privato che ha chiesto banalmente: ditemi dopo lo posso fare, dopo posso comprare un’area. Nardella rispose così: “Non lo farai mai oltre i confini di Firenze”, altri hanno reagito con l’indifferenza di una cieca burocrazia regionale.
Ora che siamo al dunque con un restauro a spese dei cittadini e un’idea che non funziona, Nardella dopo tanti proclami e personalismi inutili (non dimenticate la farsa del salone dei 500 pieno a spese nostre per vedere lo stadio più bello d’Europa, stadio che non c’è) ora è in braghe di tela. Vuole partire a restaurare il Franchi anche se gli mancano 100 milioni, senza sapere dove li troverà e senza ricordarsi che fra cinque mesi lui non sarà più sindaco. Lo vuole fare senza la copertura e non servono commenti. E soprattutto vuole sfrattare la Fiorentina. Due anni e forse più senza calcio a Firenze per uno stadio restaurato a metà, vi rendete conto? E la Fiorentina dovrebbe star zitta?
Disagi enormi anche per i tifosi, ovviamente. Perdite per la Fiorentina e per tutti. La crescita in atto rischia di essere azzoppata. In Champions senza stadio, riderebbe l’Europa. Nardella non ha previsto cosa sarebbe successo e un amministratore deve prevedere. Tre anni fa insieme all’idea di restaurare il Franchi avrebbe dovuto preoccuparsi di dare una soluzione alla Fiorentina durante i lavori. C’ha pensato solo pochi mesi fa, tardi, s’è aggrappato al Padovani che non è una soluzione, ma un altro bluff.
E adesso?
—Se invece di pensare alle elezioni a sindaco per la sua delfina Funaro e alla sua candidatura alle Europee, Nardella decidesse di pensare alla Fiorentina e ai fiorentini, dovrebbe umilmente bloccare tutto per riflettere e trovare una soluzione comune. Invece va avanti, accecato dalla voglia di dire “comincio i lavori, sono il sindaco del Franchi”, senza accorgersi che anche politicamente è un autogol. Cosa dice ai trentamila tifosi viola che non avranno più una casa per due anni? Sono anche elettori. E cosa dice alla Fiorentina che ci rimetterà più di dieci milioni l’anno e l’essere in trasferta per almeno due calcisticamente sarebbe una catastrofe? E come replica all’affitto da 11 milioni l’anno ipotizzato per la Fiorentina a fine lavori del Franchi? Queste sono le risposte che Commisso vuole, che la città vuole. Se si potesse ancora bisognebbe tornare allo stadio fatto con i soldi di Rocco e al restauro conservativo del Franchi con una trentina di milioni e il dirottamento degli altri soldi.
Ora l’alternativa è una sola: rallentare i lavori e farli a step per far continuare giocare la Fiorentina al Franchi, ridotto, ma sempre Franchi. Magari passando la palla al prossimo sindaco, ma Nardella non ci sente: vuole essere lui il sindaco che restaura il Franchi e non solo un collezionista di plastici. Ma ormai se ne deve rendere conto, di quella sua grande idea è rimasta solo una patata bollente.
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