Che giornatina ragazzi. La Fiorentina ha conquistato un’altra semifinale di Coppa Italia, la seconda di fila, questa volta con vista sulla finale, l’avversaria sarà infatti la sorprendente Cremonese.
L'editoriale
Fiorentina con vista finale di Coppa Italia. Bufera Amrabat e ciclone Rocco
E poi la bufera Amrabat e il ciclone Commisso contro tutto e tutti, roba per cuori viola molto forti.
Cominciamo con il calcio giocato e la conquista della seconda semifinale consecutiva. Invece della Roma clamorosamente eliminata, il prossimo avversario sarà assolutamente alla portata dei viola, tanto più in una doppia sfida, la prima a Cremona, la seconda a Firenze.
Le possibilità di conquistare la finale sono altissime. Questa è la prova provata dell’ottimo lavoro fatto dall’allenatore, di una continuità e di un rendimento complessivo affidabile di una squadra che in campionato avrebbe potuto fare di più, ma che sta tornando ed è comunque ancora in corsa anche per la Conference.
Oltre alla soddisfazione per un obiettivo raggiunto, è proprio questo il dato più importante che mi porto a casa da ieri sera: la Fiorentina assomiglia sempre più alla Fiorentina di Italiano. A quella vera.
I progressi si erano già visti contro la Lazio, ieri sera la crescita è stata ancora più evidente unita al buon rendimento di alcuni giocatori che stavamo aspettando da mesi, da Jovic a Barak a Ikonè, passando anche per un Mandragora e un Terzic che stanno crescendo.
Non stiamo qui a sparare fuochi d’artificio, c’è ancora parecchio da lavorare soprattutto in alcune situazioni sia difensive che offensive, ma rivedere una squadra che gioca da squadra come ha fatto la Fiorentina contro il Torino non è poco.
E poi c’è il gol di Jovic. Sarà la volta buona?
Non lo so, è la speranza di tutti, ma intanto il giocatore ha mostrato un pizzico di voglia in più, è più dentro il gioco, corre, anche l’atteggiamento non è più assente come quello di qualche mese fa. E’ chiaro che non ci si può accontentare, ma a volte basta poco per sbloccarsi e segnare un gol importante come quello di ieri sera a volte può fare miracoli a livello psicologico.
Non è un caso che la crescita di Jovic coincida con un ritrovato meccanismo di squadra, anzi credo che sia il contrario: la squadra lo sta aiutando.
Il periodo della ricerca di novità, il passaggio a una sorta di 4-2-3-1 fluido per cercare di dare più soluzioni offensive, in realtà è stato un esperimento non riuscitissimo. Movimenti troppo complicati, a volte cervellotici, la difficile ricerca dell’equilibrio, non hanno mai dato la sensazione che la Fiorentina credesse nella svolta tattica, soprattutto il gioco non è mio stato fluido.
Il ritorno al 4-3-3 puro, con due centrocampisti di qualità (Bonaventura e Barak) che sanno attaccare, ma anche cucire e fare bene la fase difensiva, due esterni che cercano la profondità e si muovono in armonia con i terzini e i centrocampisti, ha fatto ritrovare antiche certezze e una fluidità di manovra che ha messo in crisi la Lazio domenica sera e il Torino ieri.
E’ chiaro che abbia contribuito anche il ritorno di un giocatore di livello superiore come Nico Gonzalez, ma è tutto il movimento che è cresciuto in velocità e sincronia. Il motore, come deve essere, è stato il centrocampo con Mandragora buon direttore d’orchestra, capace di parlare lo stesso linguaggio di Barak e Bonaventura. Colpa degli infortuni il vero Mandragora non s’è ancora visto, ma sta arrivando pure lui. Ieri sera è stato chiamato all’ultimo a prendere il posto di Amrabat e nella bufera che è nata attorno a questa vicenda (dopo ne parlerò) poteva anche sentire delle pressioni, invece ha dimostrato di essere un regista basso capace di gestire il gioco e abile negli inserimenti (ha colpito anche un palo), alternativa concreta e pronta proprio ad Amrabat, ma non solo.
Alla ricerca degli acquisti estivi s’è mosso meglio anche Dodò, pur con troppi errori tecnici, e sull’altra fascia Terzic è finalmente un’alternativa a Biraghi.
Chiudo con Ikonè che ha giocato nella ripresa la sua migliore mezz’ora da quando è a Firenze. Tocco ferro, ma se si assesta attorno a questo rendimento può fare davvero la differenza. Ma bene anche la cattiveria di Cabral negli ultimi dieci minuti, con una traversa che sa di rabbia e di egoismo, c’era Ikonè solo. Ma, al di la di tutto, la crescita è evidente, compresa quella atletica di Igor.
Il Torino che aveva dominato dieci giorni fa in campionato è stato affrontato questa volta con l’idea di muovere la palla velocemente, di andare negli spazi senza palla per offrire soluzioni e scrollarsi di dosso la marcatura a uomo. La Fiorentina c’è riuscita con un buon lavoro complessivo, la mobilità dei centrocampisti e di Nico Gonzalez e anche le verticalizzazioni di Igor.
Hanno fatto paura, invece, alcune amnesie difensive sulle palle inattive e alcune scelte nell’ultimo passaggio o soluzioni offensive che vanno migliorate. C’è qualche giocatore non brillantissimo, primo fra tutti Kouamè che corre e si danna, è da elogiare per l’impegno, ma è sempre approssimativo nelle giocate e tecnicamente rivedibile. Un gol sbagliato è da urlo. Anche da Milenkovic è logico aspettarsi un contributo maggiore.
Comunque ora la semifinale è conquistata, la finale è all’orizzonte, il periodo peggiore sembra davvero passato e se mettiamo insieme tutto quello che ho scritto, la crescita di alcuni giocatori e altri che arriveranno, è forte la sensazione che la Fiorentina possa essere a breve la squadra progettata in estate.
E presto anche un giocatore di grande tecnica e velocità come Brekalo potrà dare molto alla fase offensiva.
E adesso veniamo al caso Amrabat fischiato pesantemente al suo ingresso in campo. Poteva diventare una tempesta, per fortuna la società (diciamolo) questa volta è stata molto brava a gestire il tutto in un mondo di matti, senza regole e senza morale, come quello del calcio di oggi.
La fermezza di Rocco Commisso contro la volontà del marocchino che voleva andar via e contro il comportamento del Barcellona che l’ha cercato, è stata decisiva.
Il muro della Fiorentina non ha mai mostrato la più piccola fessura, anche davanti a soldi che potevano essere importanti. Al giocatore non convocato è stato fatto capire che le regole vanno rispettate e lui, fortunatamente, ha recepito in fretta.
Le sue scuse vanno accettate e la Fiorentina l’ha fatto. Chi sbaglia e si scusa fa sempre un gesto di dignità. Ora le scuse vanno trasformate sul campo in attaccamento, dedizione, prestazioni, con la certezza che comunque le soluzioni ci sono anche senza Amrabat e la Fiorentina sta tornando ad essere una squadra che dipende dal gioco e non dai singoli.
Rimanendo sul mercato, ho scritto più volte che avrei preso un centroavanti e lo ripeto. Non era facile, le condizioni utili e gli incastri giusti la Fiorentina non li ha trovati e lo capisco. Spero di essere smentito sul campo da Jovic e Cabral, mi auguro comincino a segnare.
Il mercato della Fiorentina è stato comunque ottimale. Hai preso un portiere sereno, maturo e pronto come Sirigu al posto di uno che era diventato un caso come Gollini. Hai riscattato Barak a sei milioni, metà di quanto pattuito l’estate scorsa. Preso Brekalo a un milione e mezzo: il riscatto del Torino era fissato a dodici. E per giugno Sabiri a due milioni è un colpo, valutato quattro anche ieri dallo scientifico Transfermarkt. Tutti buoni giocatori che nei meccanismi di Italiano potrebbero diventare ottimi.
In un mercato poverissimo, senza occasioni, la Fiorentina s’è comunque mossa bene. Da oggi c’è da cominciare a pensare a quei due-tre giocatori di qualità superiore che andranno presi in estate per alzare il livello e le ambizioni.
E qui arriviamo allo sfogo di Rocco contro Cairo e contro il calcio italiano allo sfascio, con poco futuro, senza soldi e senza regole come dimostra il caso plusvalenze, in mano a un gruppo di potere che sopravvive a sé stesso, pensa solo a consolidare l’esistente senza curarsi del futuro.
Commisso a volte è dialetticamente eccessivo, non entro nel merito della querelle con la Gazzetta dello Sport, ci sono denunce in corso e saranno i giudici a parlare.
Resta il fatto, incontestabile, che solo in Italia non è considerato conflitto di interessi il fatto che il proprietario del maggior giornale sportivo italiano sia anche il proprietario di una società di calcio storica come il Torino. Ma nessuno batte ciglio.
Ed è fuori di dubbio che negli ultimi anni non tutte le regole siano state rispettate, che il doping amministrativo sia una pratica consolidata per aggirare le regole del fair play finanziario e della sportività prevista e garantita dall’articolo quattro dell’ordinamento sportivo.
L’inchiesta sulla Juventus è in corso, le accuse sono pesantissime e ne arriveranno altre, in attesa delle sentenze definitive è comunque scandaloso quello che sta succedendo e che probabilmente vedrà coinvolte anche altre società. E’ evidente che chi rispetta le regole e i bilanci come la Fiorentina sia penalizzato a vantaggio di chi si presenta al mercato o in altri consessi con possibilità economiche superiori ma dovute a gestioni discutibili, fuorilegge.
Il sistema sarebbe da rivedere alla radice, il nostro calcio è senza soldi e senza appeal, sta diventando il quinto in Europa, era il primo. Qualcuno dovrebbe intervenire per riformarlo e bonificarlo, ma anche il ministro dello sport Abodi, ex presidente della B, uno che le cose le conosce meglio di tutti, in quattro mesi di ministero non ha ancora battuto ciglio. Che si aspetta? Non bastano gli scandali, due mondiali bucati e un mondo fuori dal mondo?
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