E la Fiorentina? Cosa ha costruito, in questi anni? Cos’ha, in casa, per poter pensare di far mercato grazie alle cessioni? Nico Gonzalez, Kayode (ma ci auguriamo che resti ancora per un po’), Beltran (ma deve ancora dimostrare parecchio) e poi? Poco. Quasi niente. Un bel problema per una società che (giustamente) lamenta le differenze di fatturato rispetto alle big e che, per poter competere, non avrebbe altre strade se non quella (appunto) del “trading” di giocatori. Pescare nel proprio settore giovanile (e da questo punto di vista il lavoro in questi anni è stato apprezzabile) e trovare calciatori giovani, muoversi in anticipo, pagarli il giusto e poi valorizzarli. E invece, da queste parti, si naviga spesso a vista. Operazioni senza prospettiva (Jovic un anno fa, Arthur, Mina…), improvvisazione (vogliamo tornare su come è stato condotto il mercato di gennaio?), un pizzico di presunzione.
Già, la presunzione. Ricordate, no? “Soltanto Inter e Juve sono meglio di noi” sosteneva e probabilmente sostiene ancora qualche dirigente. Dal nostro punto di vista invece, oltre a quelle due e alle altre (Milan, Napoli, Lazio, Roma, Atalanta) anche il Bologna ha una qualità diffusa superiore alla Fiorentina. Si torna sempre lì, quindi. Alla speranza che l’allenatore ed il suo staff riescano per l’ennesima volta a portare la squadra oltre i propri limiti. Il guaio è che un motore, se spinto costantemente ad andare fuorigiri, alla fine rischia di fondere ed è quello che sta succedendo da un paio di mesi a questa parte. Infortuni, acciacchi, difficoltà nel tenere alta l’attenzione. Tutti sintomi di un gruppo che sta pagando gli enormi sforzi fatti fino ad oggi e che, nel momento più importante, non è stato supportato a dovere.
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