"Vincenzo non aver paura, di perdere una finale. Non è mica da questi particolari che si giudica un allenatore". Possiamo parafrasare De Gregori per parlare del rapporto di Italiano con le finali. Il precedente (doppio) della scorsa stagione brucia ancora, ma il risultato di una partita secca non può e non deve spostare drasticamente il giudizio sul lavoro di un tecnico. Lo ha insegnato Gasperini pochi giorni fa, vincendo il suo primo - storico - titolo dopo 4 finali perse e poi dichiarando, nel post gara: "Sono lo stesso di ieri, non sono diventato più bravo". Certo, tra vincere e arrivare secondi, non si tratta proprio di particolari, ma credo che sia giusto che ad Atene Italiano non si snaturi, che la Fiorentina si presenti nella finale di Conference League contro l'Olympiacos con l'atteggiamento di sempre: coraggioso, offensivo, arrembante. Proprio come ha fatto l'Atalanta col Bayer Leverkusen. E sicuramente sarà così.
EDITORIALE
Eterno secondo? Macchè. Italiano sa bene come si vincono le finali
Le finali di Italiano
—Anche perchè, se ben guardiamo la carriera di Vincenzo Italiano, le vittorie in finale non sono certo un tabù. Anzi, prima dell'Inter e del West Ham, il tecnico siciliano era stato spietato nelle sfide più importanti. Con il Trapani nel 2018/19 ebbe la meglio sul Piacenza nella finale playoff guadagnandosi la promozione in Serie B e l'anno dopo fece altrettanto alla guida dello Spezia contro il Frosinone, staccando il pass per la Serie A. Finali, ad essere precisi, che si disputavano su andata e ritorno, ma va anche detto che nelle sfide secche ad eliminazione diretta, Italiano ha uno score straordinario in tutta la sua carriera e l'esperienza alla Fiorentina parla da sola: nei 5 tornei disputati (tra Coppa Italia e Conference League) ha ottenuto 5 semifinali e 3 finali. Ora manca "solo" la ciliegina sulla torta.
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