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L'editoriale

Niente drammi, ma troppo turnover. Ecco dove nasce il problema del gol. Mercato, assalto finale a Parisi

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Enzo Bucchioni scrive in esclusiva per Violanews: notizie, commenti e tanto altro per il tifoso viola che vuole essere informato

Enzo Bucchioni

Dopo una partita e una sconfitta come quella della Fiorentina a Udine c’è subito una cosa da dire e da consigliare: non facciamo drammi. Chi li fa o ha voglia di farli non fa altro che ingigantire una delusione che andrebbe invece circoscritta e rimossa nel più breve tempo possibile. Verrebbe voglia, e lo so benissimo, di buttare tutto a mare, la delusione è tanta e lo capisco. Verrebbe voglia di prendersela con Tizio e Caio, anche con l’allenatore per alcune scelte che non hanno convinto, e se a caldo è tutto comprensibile, se nelle discussioni del post-partita è la normalità, dopo no.

Dopo, la pancia deve essere messa da parte per far prevalere la testa. L’unica cosa da fare per uscire da un colpo così basso e inatteso è analizzare tutto quello che è accaduto, riflettere per evitare cha accada di nuovo.

La Fiorentina non è questa e non può essere questa. Forse ci ha abituato male in un anno vissuto ad alto livello e ad alto ritmo, ha regalato squarci di grande calcio, di grandi emozioni e di tante soddisfazioni. E’ forse anche per questo certe cadute inattese fanno male, ma devono essere occasionali e diventare eccezionali, perché soltanto domenica scorsa contro il Napoli s’era vista un’altra Fiorentina e un’altra ancora una settimana fa in Olanda.

Sono quelle le Fiorentine vere, quella di ieri potremmo anche definirla una Fiorentina falsa, un’imitazione mal riuscita. Sono sicuro che sabato prossimo contro la Juventus la squadra che piace al Popolo Viola tornerà come d’incanto, una partita del genere viene quasi a proposito per aiutare a cancellare la maledetta Udine, il filo viola dell’entusiasmo può essere riattaccato in fretta e il campionato può ripartire. Non cancello la positività che ho visto e che vedo, non rinnego il giudizio su un’ottima campagna acquisti, c’è solo da rialzarsi in fretta e ripartire. E non badate alla solita massa di frustrati che popolano certa critica o a quei signori nessuno che hanno bisogno di dirla grossa per farsi notare, di sicuro oggi torneranno a galla con forza e coraggio per dire “è tutto sbagliato, è tutto da rifare” , forse senza neppure sapere chi era Bartali.

Riprendiamo a ragionare e cerchiamo invece di dare risposte ad alcune domande pressanti. Come mai la Fiorentina non segna più? Perché questa squadra fa fatica a trovare continuità nelle prestazioni prima che nei risultati? I punti più bassi di questo inizio stagione, guarda caso, sono stati il pareggio di Empoli e la sconfitta di ieri sera e per me c’è qualcosa che le accomuna: un turn over troppo profondo. Una premessa che è sempre bene fare: ho grande stima di Vincenzo Italiano ancora prima che venisse alla Fiorentina. Quello che poi ha fatto l’anno scorso in viola l’hanno visto tutti. Bene. Detto questo, alcune scelte e alcune decisioni di questo inizio stagione le vorrei capire meglio. Quali?

Il turn over massiccio, ad esempio. Seguivo il grande Milan degli Invincibili quando Fabio Capello s’è inventato l’idea di cambiare spesso la formazione, di ruotare i giocatori, proprio per i tanti impegni e la rosa ampia. Sono trent’anni che si parla di cambi e di rotazioni, siamo arrivati ad avere cinque cambi a partita proprio nell’ottica di gestire risorse fisiche e tattiche. I nove cambi di Empoli e i nove cambi di Udine però, almeno per me, sono una esasperazione del concetto. Soprattutto quando una squadra come la Fiorentina pone al centro del suo lavoro e della sua idea il gioco e non tutti i giocatori quel gioco l’hanno ancora imparato.

E’ evidente, al di là del possesso palla e della gestione della partita, che sia a Empoli che a Udine, l’aver immesso in un colpo solo nove giocatori diversi rispetto alla gara precedente, alcuni arrivati da poco, e averli inseriti con altri che giocano meno, le seconde linee, abbia condizionato la fluidità del gioco e la velocità della manovra. Diciamo la verità: s’è visto poco del pressing, dell’intensità, dell’organizzazione che fanno della Fiorentina una squadra moderna e ammirata. Se ieri sera i viola avessero giocato come contro il Napoli non ci sarebbe stata partita e invece s’è vista la difficoltà nello sviluppo della manovra, l’atteggiamento nascondeva incertezze e insicurezze. Al di là delle qualità dei giocatori. Prendiamo il centrocampo: Maleh, Mandragora e Barak non avevano mai giocato assieme. Gli ultimi due non hanno le conoscenze di un gioco difficile, non sanno ancora fare bene quello che vuole Italiano e s’è visto.

La Fiorentina funziona se funziona il gioco, un tocco, due tocchi, se tutti si muovono in armonia senza palla. Se, invece, troppi giocatori quel gioco lo conoscono poco, se altri sono meno titolari, si fatica a trovare l’armonia, l’intesa, l‘amalgama, come si diceva una volta. E’ tutto normale. L’idea di avere due giocatori per ruolo, due squadre, in sostanza è giusta, ma pensare di mandare in campo oggi una squadra e domani un’altra diversa per me è utopia. Non riusciranno mai ad avere lo stesso rendimento, la stessa qualità, lo stesso gioco.

Il turn over va fatto, ma funziona innestando 3-4 giocatori sulla squadra-base, aiutandoli a inserirsi, a capire, a muoversi. Ieri sera, ad esempio, non avrei tolto Milenkovic, Amrabat, Biraghi e Sottil. E’ vero che c’erano assenze pesanti (Bonaventura, Duncan e Nico), ma a maggior ragione non avrei messo insieme tanta gente che conosce poco il gioco e altri (Saponara su tutti) palesemente fuori condizione. E non è neppure possibile che ci siano giocatori stanchi a inizio stagione, non in grado di fare tre partite a settimana. Ormai le fanno tutti e da molti anni. Aggiungo una cosa. Se si vogliono risparmiare energie, proprio per i cinque cambi, forse è meglio partire con il gruppo dei migliori e poi, sistemata la partita, farli rifiatare massicciamente durante la gara.

Empoli e Udinese, con tutto il rispetto, sono squadre inferiori alla Fiorentina. Mandando in campo la squadra B la Fiorentina si è messa al loro livello tecnico, non meravigliamoci se poi non ha vinto. Morale: tutte le squadre devono avere un’ossatura e su questa si lavora e si fanno i cambi. Perfino Sacchi, il grande Sacchi, cadde nella tentazione di un grande turn over nel 1996 agli Europei cambiando sei giocatori da gara e gara e finì fuori nel primo girone. Italiano avrà sicuramente le sue motivazioni, una riflessione su questo tema però mi sembra d’obbligo. Si potrà cambiare di più, magari fra qualche settimana, quando alcuni giocatori cresceranno nelle forma fisica e nelle conoscenze (Mandragora, Barak, Dodò e non solo), ma oggi no.

In questo discorso coinvolgo anche il portiere. Credo che l’alternanza non sia una strada percorribile. Serve scegliere un titolare e avere un’alternativa, tutti i dualismi del passato e anche del presente, hanno finito per togliere certezze e penalizzare entrambi i portieri. E’ successo di recente al Napoli con Meret-Ospina, tanto per parlare dell’ultimo caso. E veniamo al problema del gol. Jovic e Cabral non sono sicuramente al top, hanno entrambi qualità e difetti da correggere. Da loro mi aspetto più movimento senza palla, il costante attacco alla profondità o rientri per legare il gioco a seconda delle situazioni, ma è anche la manovra che non li aiuta.

La Fiorentina ha fatto la sua fortuna nel gioco sulle fasce. Le triangolazioni veloci terzino-centrocampista-esterno con la ricerca del fondo o i tagli in mezzo non funzionano più. E’ evidente. Complice il turn over, ma anche le troppe assenze di Nico Gonzalez (giocatore fondamentale), le difficoltà di Kouamè e Dodò che per ora ha giocato solo una gara all’altezza della sua fama dopo sei mesi senza calcio per le note ragioni (purtroppo). La Fiorentina ha modificato il gioco, ha immesso un regista fisico perdendo rapidità e imprevedibilità, le deve ritrovare in altri giocatori (Barak) e dalla crescita della condizione fisica. Per tornare ad essere efficaci si deve alzare il ritmo, ma questi sono problemi risolvibili, la condizione atletica crescerà, Nico tornerà (speriamo già sabato) e se giocheranno più spesso i titolari la manovra di sicuro ne guadagnerà.

Niente drammi quindi, non facciamoci cogliere dall’isteria di qualcuno. La stagione è appena cominciata, la squadra c’è, l’allenatore ha idee, è bravo, il gioco crescerà e sabato con la Juve è il momento di togliersi qualche soddisfazione. Un’occasione. Anche ieri sera con lo Spezia il gioco dei bianconeri non è stato certo brillante. Oggi, intanto, chiuderà il mercato. Sono arrivati Jovic, Dodò, Barak, Mandragora e Gollini, è tornato Kouamè, tutti giocatori di livello medio alto e anche di più (scommetto su Dodò), funzionali al gioco di Italiano. Un mercato intelligente, da sette in pagella.

Come vi dicevo anticipando l’arrivo di Barak qualche settimana fa, non mi aspettavo altri colpi. Ramadani ha poi provato a sistemare alcuni suoi giocatori che piacciono alla Fiorentina (Bajrami su tutti), ma è difficile che si facciano operazioni nelle prossime ore. Forse a gennaio. Si proverà fino all’ultimo, invece, a prendere l’esterno sinistro Parisi per dare all’Empoli Zurkowski e Terzic. Resta l’interrogativo Nastasic che vorrebbe giocare di più, stasera alle 20 ci toglieremo gli ultimi dubbi. Se dovesse arrivare anche Parisi ve lo dico già da ora, il voto al mercato si alza a 7,5. Con questo editoriale inizia la mia collaborazione con Violanews. Sono onorato e felice di tornare a salutare i miei di solito affezionati trentamila lettori o giù di lì, dopo due settimane di stop, con la convinzione di trovarne molti di nuovi.

Li saluto e li ringrazio tutti, al pari del direttore Saverio Pestuggia mio nuovo punto di riferimento o prestigiosi compagni di viaggio come David Guetta e non solo. Buon campionato a tutti.

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