Il mio motto nei momenti di difficoltà è sempre lo stesso: calma, riflessione, confronti e decisioni a freddo. Ma consiglierei la testa ghiacciata anche agli autori di certi commenti del tipo “stagione già finita”, evitiamoli con cura. Intanto, non è consolatorio, ma in fondo rispetto all’anno scorso alla Fiorentina mancano soltanto tre punti. E poi, senza eccessivo entusiasmo, a Bergamo ho visto dei progressi, una squadra più aggressiva e intensa, almeno nel primo tempo. La sconfitta è arrivata per un clamoroso errore, individuale e di reparto, ma anche questo non è consolatorio, una semplice constatazione. E’ evidente che la Fiorentina possa e debba dare di più, è altrettanto lampante che era logico aspettarsi un inizio di stagione migliore anche con il doppio impegno campionato-coppa.
L'editoriale del martedì
Jovic e Cabral assieme e un modulo diverso. Italiano ora deve provare a stupire
I problemi sono evidenti e riconducibili all’assenza di un vero uomo-gol o più in generale alla capacità di segnare. Metterla dentro è diventato un problema, e non cercate malizia, la realtà è questa. Perché? Le questioni sono due, ovviamente collegate: il centroavanti, ma anche l’assenza di uomini determinanti sulle corsie. Non è una scusante, le squadre quando sono squadre devono funzionare lo stesso, ma se leggete la formazione che è scesa in campo a Bergamo il suo valore è da onesta metà classifica. Poco di più. Lo dico con serenità: è così. Una squadra come la Fiorentina che non ha venticinque giocatori equivalenti, non può regalare a nessuno e tutti assieme, gente come Nico Gonzalez, Sottil, Dodò, Milenkovic e Amrabat. Alcuni dei quali lungodegenti come Nico, Dodò e Milenkovic. O che giocano con il dolore, stringendo i denti, da più di un mese come Sottil.
Oltre il credo
E’ chiaro, ovvio, che la Fiorentina costantemente senza i migliori non può rendere come se fossero in campo. Italiano cosa ha fatto? Ha cercato di ovviare andando a cercare soluzioni diverse per l’attacco mettendosi in mano a Kouamè che il centroavanti può fare, ma che centroavanti non è. Ha sperato di rilanciare Ikonè che in campo continua a sembrare una farfalla alla ricerca di un fiore che non c’è. In qualche occasione ha avanzato Barak avvicinandolo all’attaccante per sfondare sul centro. Risultati? Modesti. Continuando a giocare con il 4-3-3 ci sono delle situazioni ormai oggettivamente irrisolvibili. Va dato atto all’allenatore di essere coerente, sta lavorando duramente sul campo, cerca di proteggere tutti i suoi giocatori e prima di mollarli ci pensa mille volte (penso a Venuti), ma la partita poi ti presenta il conto.
La sfortuna ha voluto, ad esempio, che la fascia destra titolare sia completamente in infermeria. Dodò e Nico non hanno mai giocato. Quella doveva essere la fascia dalla quale sarebbero dovute arrivare potenza, corsa, fantasia e capacità di saltare l’uomo. Sono due giocatori che assieme sono stati pagati 45 milioni. I migliori. Non si può pensare che con Venuti-Ikonè o anche Kouamè si possa ottenere lo stesso risultato. Anzi, da questa parte il gioco non sgorga, spesso si inceppa, quando la Fiorentina ci prova è comunque lenta, prevedibile, fa piazzare le difese. Difficilmente sfonda. Ma, attenzione, questa fascia più facilmente marcabile senza i migliori, crea problemi anche a sinistra perché non avendo bisogno di raddoppi o di copertura da una parte, è più facile chiudere spazi e contrastare anche Sottil e Biraghi sulla sinistra.
Chi segna?
Questo è il problema dei problemi. Non sfondando e non facendo sgorgare gioco a destra e aprendo meno varchi a sinistra, si condizionano anche i due centroavanti (Cabral e Jovic) già in difficoltà per conto loro. La difesa mossa poco marca meglio, anticipa, raddoppia. Italiano se n’è accorto di sicuro prima di me. Ha provato a insistere, ha chiesto movimenti diversi. Sta chiedendo verticalizzazioni dritto per dritto per andare centralmente di più sull’attaccante, ma sono apparsi correttivi che hanno portato pochi risultati pratici. Senza quei quattro-cinque giocatori determinanti (anche Milenkovic è solido, maturo e aiuta la manovra) la Fiorentina diventa prevedibile e deve giocare a ritmi più bassi perché sanno giocare in velocità solo quelli bravi. Si può continuare così, con questi uomini?
Se Nico e Dodò (soprattutto il primo) non recuperano in fretta, la mia risposta è no. Ikonè non lo boccio completamente, ha tecnica, velocità e qualità, ma in nove mesi di lavoro ha fatto progressi minimi. E’ giusto provare a inserirlo, dargli minuti, ma non chiedendogli le cose che servirebbero nel 4-3-3 di Italiano. Non le sa fare e se le fa riescono troppo di rado, incide poco nei novanta minuti. Venuti è un difensore con piedi relativi. Ha volontà, tenacia, non molla mai, ci prova a sganciarsi, a costruire, ma cosa otteniamo? Chiedendogli qualcosa più grande di lui, si stanca, perde lucidità e concentrazione e va incontro agli errori che conosciamo. Non so se Quarta ha tempi, testa e piedi per il ruolo di terzino di fascia capace di fare le due fasi, magari Italiano ci ha già provato in allenamento, ma potrebbe essere un’idea per mettere in campo i migliori in questi momenti di difficoltà con tre impegni settimanali.
Un’idea per il rilancio
Stimo molto Italiano, la sua storia positiva e le sue capacità sono dimostrate, mi aspetto che trovi una soluzione. Magari coraggiosa. Magari controcorrente. Un’idea per rilanciare una squadra che pur facendo cose buone e molti numeri lo confermano, giocando così, ad handicap, ha perso energia e forse anche voglia di scoprire strade nuove. Gli ultimi venti minuti contro l’Atalanta ci hanno fatto vedere che invece qualche strada da battere forse c’è. Penso che il calcio di oggi sia fluido, le formule 4-3-3 o 4-4-2 sono una base di partenza sulla quale lavorare, poi i moduli vanno interpretati e i giocatori in campo devono muoversi con e senza palla se il calcio è propositivo e si vuol costruire. Sento ragionare molto sul 4-2-3-1 che si è visto proprio nell’ultima parte della gara con l’Atalanta.
Cabral centroavanti e Jovic alle sue spalle hanno lasciato una sensazione positiva. Non penso che il serbo non possa fare la prima punta, in un 4-3-3 che funziona e se lui funzionasse, sarebbe l’ideale per qualità tecniche. In questo momento di sue difficoltà, alla ricerca del giocatore perduto, forse ha davvero bisogno di avere qualcuno vicino che gli apra gli spazi e con il quale cercare il dialogo. Cabral e Jovic sono due problemi, è evidente. Forse la questione si risolve facendolo giocare entrambi. Forse. A questo punto, in attesa almeno del miglior Nico e di Sottil recuperato, un tentativo andrebbe fatto. Mandragora e Amrabat davanti alla difesa hanno muscoli e geometrie. Al fianco di Jovic, nei tre dietro la punta, metterei qualità ed esperienza. Bonaventura da una parte, Barak dall’altra. Non esterni veri, ma comunque giocatori capaci di andare a giocare larghi (Bonaventura lo ha fatto per una vita), entrare dentro o cercare il fondo. In sostanza Bonaventura-Jovic-Barak dietro a Cabral. Soluzione ardita?
Mou e il coraggio di Italiano
Di sicuro, ma dettata da tutto quello che sta succedendo, per cercare di rivitalizzare i due attaccanti e ovviare alle assenze sugli esterni. Senza cambiare la mentalità, l’aggressione alta, il recupero palla e le ripartenze, tutto il bagaglio che questa squadra possiede. Italiano ha già avuto il coraggio di provare Kouamè, è diventata una soluzione, ma non la soluzione. Deve avere provarci ancora. Un grande allenatore come Mourinho, anche se di altra scuola di pensiero, ha scompaginato i piedi di Inzaghi e battuto l’Inter togliendo il centroavanti Abraham e non uno qualsiasi, giocando con Dybala e Zaniolo sull’esterno, Pellegrini falso nueve. Le famose mosse a sorpresa che servono a battere la normalità e risolvere problemi.
Mancano undici partite alla sosta, se Cabral e Jovic non si recuperano da soli vale la pena di provare in tutti i modi e con tutte le soluzioni, perché il mercato apre solo il primo gennaio e adesso è lontano. Ho fatto un semplice ragionamento calcistico, non butto certo a mare il lavoro fatto e sto con l’allenatore perché so che ha le risorse e le idee anche per uscire dal grigiore che non appartiene né a lui né a questa tifoseria che vive di entusiasmo e di sfide. Dal non farne giocare neppure uno a metterli in campo tutti e due assieme mi rendo conto che il passo è ardito, ma due è sempre meglio di uno. Mi sembra di essere Catalano…sorridiamoci un po’…ma neanche troppo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA