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Ecco perché Rocco non può mettere più soldi. Italiano, rivoluzione in Europa

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Il ritorno in Europa della Fiorentina e le parole del presidente Rocco Commisso

Enzo Bucchioni

Cinque anni e mezzo dopo l’eliminazione dall’Europa League stasera la Fiorentina torna a giocare in una coppa europea. Mi aspetto un guizzo del solito titolista anonimo, “Tiriamo una Riga” potrebbe essere il suo. Scherzi a parte, ci sarebbe anche da far suonare l’Inno alla Gioia perché questo è un ritorno, ma anche una ripartenza. Se non capite il senso di quello che di positivo sta succedendo, di quello che ha portato Italiano a Firenze, dal bel gioco in giù, di quello che ha fatto questa squadra e che, naturalmente, ha fatto la società credendo nell’idea di questo giovane allenatore, forse siete di quelli che non gli va mai bene niente. A proposito di certi titoli enfatici di una volta del tipo “Godiamo”, forse erano esagerati, ma almeno davano il senso. Stasera ci sarebbe da essere felici e non a caso ho parlato dell’Inno alla gioia. Dopo diversi anni amari, tre salvezze consecutive acchiappate con le unghie, chi non vede un’inversione di tendenza, una bella ripartenza e un futuro diverso, fa parte di quelli del “bicchiere mezzo vuoto”. Problemi suoi. Per me stasera è il ritorno della Fiorentina nel mondo del calcio che conta, la Conference sarà anche la meno importante fra le tre coppe, ma se arrivi dall’Italia è pur sempre una patente molto valida, vuol dire che sei fra le prime sette del nostro campionato. Niente di eccezionale, ovvio, è più o meno il posto che spetterebbe sempre alla Fiorentina, ma arrivarci non era così scontato, la concorrenza è aumentata (l’Atalanta e non solo) e soprattutto c’erano gli anni bui da dimenticare. Tutto fatto.

Rieccoci qui, dunque. Petrolini direbbe “più grandi e più splendenti che pria”, io non mi allargo, aspetto e comunque penso positivo perché mi fido di Italiano e di questa squadra che ha espresso dei valori anche nei momenti difficili che ci sono stati e che ci saranno ancora. So benissimo che il girone è alla portata della Fiorentina (serve arrivare primi per evitare guai e spareggi), che il Riga è una squadra che da noi potrebbe stare a galleggio fra B e C, ma dell’entusiasmo e della corsa di queste squadre bisogna sempre diffidare. Queste partite vanno giocate subito alla grande, vanno chiuse e dopo si gestisce e si ragiona. Credo che certe cose le abbia dette anche l’allenatore nello spogliatoio e una bella prestazione la pretendo nonostante le tante assenze e in questo caso l’ovvio turn-over.

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Se davvero Italiano ne cambia undici rispetto a sabato scorso con la Juve forse batte il record del mondo. Ci proviamo?

Gollini in porta. Venuti, Quarta, Ranieri e Terzic in difesa. Bonaventura, Mandragora e Zurkowski a centrocampo. Ikonè, Cabral e Saponara davanti. Sono proprio undici, ma per una gara di Conference senza Milenkovic e Igor, Gonzalez e Duncan, con Amrabat, Dodò, Maleh e Sottil affaticati, ci può anche stare. Comunque, tornando all’Europa, questa è la prova del buon lavoro fatto da un anno e mezzo a questa parte, con la convinzione che sia soltanto l’inizio. Come mi piace dire spesso, sono state poste delle basi solide sulle quali costruire il futuro della Fiorentina. Disfattisti, qualunquisti, pressapochisti e compagnia, hanno di sicuro altre idee, ma i fatti sono fatti, le frustrazioni, le invidie e i permali che ispirano molti di quelli che parlano perché hanno la lingua in bocca (lo diceva mia nonna) non mi interessano.

E tornando ai fatti, ha suscitato le reazioni più disparate (al solito), la conferenza stampa di Rocco Commisso. Intanto dobbiamo dare atto al presidente viola di aver capito in fretta molto di tante persone, anche se le conosce superficialmente. Quelli che capiscono poco, ad esempio, li ha sgamati subito e di questi bisognerebbe cominciare a diffidare. Affari loro. Rocco ne ha detto molte, come al solito. La cosa più importante, secondo me, e assai poco sottolineata, è sempre relativa alla storia delle infrastrutture e in particolare dello stadio. Quando lui dice “non me l’hanno fatto fare”, racconta di un programma e di un’idea che Rocco aveva quando è arrivato a Firenze purtroppo tagliata a metà. Frustrata dalla politica che ha preferito il restauro del Franchi con una operazione molto discutibile e onerosa per la città,  operazione (ne abbiamo parlato spesso) criticata negli ultimi giorni perfino da Renzi. Quelli che sanno sempre tutto e quelli che criticano a prescindere, invece dovrebbero ripartire sempre da lì, pensarci quando dicono “frugati”, quando danno voti bassi alla campagna acquisti o contestano certe cessioni. Non è colpa di Rocco se la dimensione della Fiorentina è questa, ma di chi non gli ha fatto fare lo stadio di proprietà con il quale sarebbe cresciuto tutto. La Fiorentina fattura più o meno 80 milioni di euro e deve pagare ogni anno circa 62 milioni di stipendi i giocatori. Ne restano diciotto per mandare avanti la gestione della società con oltre cento dipendenti, i bisogni di cassa e la campagna acquisti.

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Ve ne rendete conto o no?

Quando sento dire o leggo “dove sono finiti i soldi di Vlahovic e Chiesa”, a parte che ci sono i bilanci pubblici, quei soldi sono serviti a fare cassa per il mercato, sono una delle voci degli ottanti milioni di fatturato, ovviamente un po’ per ogni trance di pagamento visto che ormai tutto si fa in più esercizi. Se avessero fatto investire a Rocco quei famosi trecento milioni, fra un anno o due, al massimo tre, ci sarebbe stato lo stadio nuovo, bellissimo, e sappiamo come il fatturato delle società di calcio (è dimostrato) possa salire in breve tempo del trenta per cento grazie allo stadio di proprietà, agli annessi e ai connessi. Questo per dire che nessuno in questo calcio può andare avanti senza guardare ai bilanci, al fair play finanziario, e ricordiamo che comunque il rosso di bilancio che c’è sempre nella Fiorentina viene ripianato da Rocco tramite sponsorizzazione Mediacom o in proprio.

Questa è la storia

Poi si può fare di più, si può fare meglio, gli errori sono stati fatti anche nell’ultimo mercato, ma l’Atalanta è diventata l’Atalanta in cinque-sei anni, sbagliando poche mosse, con un calcio coraggioso e spettacolare, grandi intuizioni, comprando a poco e vendendo a tanto i giocatori, sostituendoli con altri altrettanto bravi. Ma anche con l’entusiasmo della tifoseria e della città intera. Non so se la Fiorentina sarà così brava, ma senza lo stadio di proprietà, l’unico modello per crescere può essere proprio il modello Atalanta. Però servono tempo e condivisione. Ci vuole anche pazienza, consapevoli che cadute come quella di Udine fanno male, non dovrebbero esserci, ma potrebbero anche diventare fisiologiche in questo momento per una squadra non abituata a giocare tre partite la settimana, che sta cercando la sua dimensione per crescere. E’ una fase di crescita e qualcosa si paga

Tornando al bicchiere, per me è mezzo pieno. Non ho detto pieno, attenzione. Ma riempirlo si può e sono convinto che l’orgoglio di Rocco darà una bella spinta, al di là della simpatia o dell’antipatia personali che vanno sempre messe da parte, di un carattere spinoso e permaloso che dimostra nelle sue esternazioni. Com’è in privato non lo so, non lo conosco. Spesso in pubblico appare così, irascibile come Braccio di Ferro se vogliamo scherzarci su, ma più dei discorsi a me interessano i fatti e quando i fatti sono buoni o discreti come in questo momento, tutto il resto è fuffa.

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