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L'imbucata

Due indizi fanno quasi una prova. Qualcuno non è all’altezza

Magrini
Il primo tempo contro il Parma ha ricordato da vicino quello contro il Ferencvaros. Qualcuno ha dimostrato ancora una volta di non essere all'altezza di quello che viene richiesto da Vincenzo italiano
Matteo Magrini

E' un po' come a scuola quando, più o meno a metà dell'annata, arriva la pagelle del primo quadrimestre. Con una differenza: nessuno studente può essere bocciato se non a giugno mentre nel calcio, si sa, i verdetti (definitivi) possono arrivar prima. Vale per tutti. Società, allenatori, giocatori e, in questo caso, è su di loro che è giusto concentrare l'attenzione. Arrivati a dicembre infatti le idee iniziano ad esser chiare e quanto successo l'altra sera, nel primo tempo della gara col Parma, ha dato un'ulteriore conferma di ciò che, in parte, s'era già intuito.

Qualcuno delude

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Il riferimento, va da sé, è a gente come Mina, Mandragora, Barak e Brekalo, ma non solo. Lo stesso Parisi, anche se il suo caso è diverso dagli altri, è tra quelli che ultimamente hanno deluso (parecchio) l'allenatore. E attenzione. Non è questione di errori o di prestazioni sottotono. Sbagliare una o più partite ci sta, e l'ex Empoli tra l'altro può avanzare la giustificazione di aver dovuto giocare più volte in un ruolo non suo. Il problema però, quello vero, è l'atteggiamento. Sul campo e (soprattutto) durante la settimana.


Del resto, da che calcio è calcio, ogni allenatore (e Italiano in particolare) ripete che “ciò che fai in allenamento si vede in partita” ed evidentemente, nell'ultimo periodo, qualcuno al Viola Park deve aver mollato un po' e se c'è una cosa che il mister non tollera è esattamente questa. Lo aveva fatto intendere chiaramente anche a Nzola che poi, giovedì, ha finalmente mandato qualche segnale positivo. Ma torniamo al punto di partenza e, quindi, alle prime sentenze.

Le prime sentenze

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Di Parisi abbiamo detto, e per lui ovviamente non si può parlare di bocciatura. Semmai, Fabiano, dovrà dimostrare fin da subito al tecnico di voler riattaccare la spina altrimenti, di spazio, ne troverà molto meno. Per quanto riguarda Mina invece, vale quanto (in molti, allenatore compreso) avevano immaginato già in estate: è in clamorosa difficoltà sul piano fisico e, giocando poco, difficilmente riuscirà mai a raggiungere una condizione accettabile. Ha personalità ed esperienza, certo, ma appena il livello si alza un minimo paga un prezzo troppo alto. Per questo, a gennaio, la Fiorentina andrà a caccia di un difensore centrale (possibilmente mancino) che offra qualche garanzia in più.

L'altro obiettivo (in entrata) è un attaccante esterno e a fargli spazio, salvo clamorosi ripensamenti, dovrebbe essere Brekalo. Il croato è forse la più grande delusione di questa prima parte di stagione e contro il Parma ha mancato l'ennesima occasione. Non verrà ceduto (ma occhio alle sorprese) Barak, ma anche lui giovedì (così come le altre volte che è stato chiamato in causa) ha clamorosamente toppato. Il rischio per lui è che sempre più spesso, quando mancherà Bonaventura, Italiano possa proporre Beltran. Una soluzione, quella dell'argentino sulla trequarti, sulla quale si sta lavorando da tempo anche se per ora resta la convinzione che sia difficilmente proponibile dal primo minuto. Il futuro però, potrebbe esser quello.

A proposito di trequartisti

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Chi partirà (in prestito) è Infantino. Giovane, catapultato in calcio totalmente diverso, e con poco spazio a disposizione per crescere. Non è (ancora) pronto insomma, e il modo migliore per aiutarlo è, appunto, mandarlo a giocare. E poi Mandagora, ormai scavalcato da Maxime Lopez (uno che invece sta convincendo sempre più Italiano) nelle gerarchie del centrocampo. Non rischia la cessione, ma una forte riduzione del minutaggio si.

Tutto questo per dire che nel prossimo mercato la società dovrà ascoltare molto bene le esigenze del mister che, per potersi giocare fino in fondo tutti gli obiettivi, ha bisogno di una rosa il più possibile affidabile. Questa, purtroppo, non lo è. O almeno, questo ha quanto si è visto fino ad oggi. Quanto successo nel primo tempo col Parma infatti, si era già visto nei primi 45' della sfida interna col Ferencvaros. Approccio sbagliato, quasi superficiale. In una parola: inaccettabile. E se due indizi non fanno una prova di certo, per il tecnico, valgono come segnali molto chiari e (quasi) definitivi.

Chi si ferma perduto

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Si torna sempre lì, insomma. A quella capacità di tenere la spina sempre attaccata, affrontando qualsiasi partita con lo stesso livello di attenzione che segna la differenza tra i giocatori normali, e i campioni. Tra quelli che possono lottare per grandi obiettivi, e quelli destinati a traguardi molto più modesti. Di certo, Vincenzo Italiano, è uno che non arretra mai di un centimetro. “Tira” a tutta. In ogni allenamento. In ogni partita. Chi lo segue, è destinato ad essere protagonista. Chi si ferma, invece, è destinato a perdersi.

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