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Da Kean venti gol per crescere. Il ritorno di Rocco l’ambizioso

Da Kean venti gol per crescere. Il ritorno di Rocco l’ambizioso - immagine 1
Le parole del patron viola dagli Stati Uniti raccontano una società che vuole andare assolutamente oltre l'ottavo posto ottenuto negli ultimi due anni
Enzo Bucchioni Editorialista 

Il centravanti della Nazionale e della Fiorentina contro Israele segna un gol dopo tre anni. In azzurro è la serata di Moise Kean, è la serata di un ragazzo che si sta ritrovando, che ha recuperato fiducia, convinzione e gol. Ha scelto la Fiorentina proprio per questo e l’operazione rilancio sta funzionando alla grande, tre gol in cinque gare ufficiali con la maglia viola, uno in Nazionale nella prima gara da titolare dopo una vita. La Fiorentina gli ha dato fiducia dopo periodi difficili alla Juve e lui la sta ripagando alla grande. Con i suoi 24 anni ha ancora margini di crescita enormi, deve migliorare tecnicamente, ma anche a Budapest s’è battuto da solo contro la difesa israeliana, ha fatto partire con una sponda l’azione del primo gol, ha segnato in proprio da opportunista nella ripresa. Ha fatto bene quello che gli chiede di fare anche Palladino in maglia viola. Credo che questo gol e questa buona prestazione possano aiutare notevolmente il ragazzo nel ritrovare l’autostima e quindi la serenità con la quale deve affrontare le gare, consapevole del suo valore, a cominciare da domenica prossima contro l’Atalanta. David Guetta con il suo "Pentasport" su Radio Bruno, dopo una vita sempre la radio numero uno dei tifosi viola con continua crescita negli ascolti, ha fatto una delle sue solite scommesse. Diciamolo, ne perde molte: quest’anno sostiene che Kean segnerà sedici gol. Io voglio andare oltre, per me ne fa una ventina. Tanto le scommesse le paga sempre David. Simpaticamente. Ma io sono andato molto oltre, ho sostenuto sempre su Radio Bruno e lo ribadisco: se Italiano avesse avuto Kean almeno una coppa l’avrebbe vinta. Non pensiamoci.

Palladino a lavoro e le parole di Rocco

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Nel frattempo Palladino sta lavorando duro al Viola Park. Non è andato neppure all’incontro fra gli arbitri e gli allenatori che si è tenuto ieri mattina a Lissone e per me ha sbagliato. I rapporti con la categoria vanno sempre mantenuti e dare valore a questi eventi è fondamentale. Snobbare gli arbitri è un errore, ma forse aveva cose più importanti da fare. Vuole sicuramente e finalmente presentare una squadra degna di questo nome domenica prossima contro l’Atalanta. I nuovi si stanno inserendo, gradualmente torneranno i nazionali e vedremo. Gudmundsson si è allenato ma deve tornare in Islanda per il processo a sua carico per una presunta violenza su una donna in un bar di Rejkyavik. Le udienze dovrebbero esserci giovedì, forse pure venerdì mattina. Il ritorno a Firenze è previsto nella tarda serata di venerdì, soltanto sabato Palladino deciderà se portarlo a Bergamo a seconda delle condizioni fisiche e psicologiche. Il giocatore si è sempre detto estraneo, è già stato prosciolto una volta, appare sereno. Vedremo. Intanto però non posso non tornare sulle parole di Rocco Commisso a La Gazzetta dello Sport. Erano tre mesi che il presidente viola non parlava e le sue parole, come al solito, sono una sorta di manifesto stagionale. Tanto per cominciare, ora tutti sanno che le incomprensioni con la Rosea sono ufficialmente finite. E’ successo tutto molti mesi fa, ve lo avevo raccontato, c’era stato un chiarimento diretto fra il presidente Cairo e Joe Barone, era stato riallacciato il filo pure fra le due società, come si usa fare fra persone di spessore e intelligenza che possono avere divergenze, ma poi vanno oltre. Ricorderete la visita di Cairo alla camera ardente di Joe Barone al Viola Park. Ora anche mediaticamente è tutto in armonia, come è giusto che sia. Rocco dagli Usa al vicedirettore Andrea De Caro ha detto tante cose, alcune nuove, molte ribadite con forza. L’estrema sintesi è questa: non vendo la Fiorentina e l’ambizione resta alta. Come se volesse ancora una volta mettere a tacere le voci sempre striscianti. Tiene la Fiorentina per una ragione di cuore e per la sua passione intatta per il calcio. Se ho capito il carattere di Rocco comincerà a pensare di vendere soltanto quando avrà conquistato qualcosa di importante.


Stadio e bilanci, capitoli delicati

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Ricordate cosa mi disse Joe Barone? “Non venderemo mai solo per fare un favore a qualcuno che non ci ama”. E’ sempre così. Poi, calcisticamente parlando le cose principali dette da Rocco sono: questa Fiorentina è più forte dell’anno scorso e per questo il presidente si aspetta una crescita in campionato, quindi l’obiettivo va oltre l’ottavo posto della passata stagione. Commisso si augura di alzare un trofeo da dedicare a Joe Barone. Questi input ci raccontano che l’ambizione sportiva è sempre alta e il messaggio è tutto per Palladino e la squadra: per restare in alto e migliorarsi servirà un’altra grande stagione. Passando alle infrastrutture, era chiaro, ma lo ha ribadito, che la Fiorentina non è interessata a entrare nel business del restauro del Franchi e non metterà un euro per il Padovani che a questo punto può anche restare com’è. Per il presidente viola il rapporto con la politica, la soprintendenza e la burocrazia è ancora una ferita aperta, lo stadio che avrebbe fatto crescere la Fiorentina non l’ha potuto fare. Ora è inutile buttare soldi in progetti nei quali non crede. Poi è tornato sul sistema calcio con concetti più che condivisibili: le società devono spendere in base ai ricavi o poco più. Invece c’è chi spende anche se non potrebbe, il famoso doping amministrativo. Sembra il solito abbaio alla luna, ma non è vero. Il tema è diventato cruciale e non a caso anche il governo sta varando una legge per costituire un ente terzo in grado di controllare i bilanci e valutare le questioni economiche, per arrivare e controllare dove la Federcalcio non può o non vuole. Prima o poi si arriverà al “se ho cento euro posso spenderne cento e non mille”. Come giustamente fa Rocco che al massimo ne spende centodieci o centoventi e poi ripiana. Non va mai oltre una gestione sostenibile. E’ chiaro che chi fattura 3-4 volte più della Fiorentina potrà comunque costruire squadre più forti, ma all’interno di un sistema equo. Le famose regole uguali per tutti che nel nostro calcio sono un optional.

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