Le gerarchie nel calcio si sa, sono un qualcosa di astratto. Il mondo del pallone dimentica in fretta, e così si può passare in poche settimane da titolare a riserva. Questa è la situazione di Amir Richardson. Il marocchino era arrivato ad agosto come la prima pietra per un nuovo centrocampo, dato che fino a quel momento il reparto era sostanzialmente composto dal solo Mandragora, e dal partente Amrabat. Le recensioni sul ragazzo da parte degli addetti ai lavori erano molto intriganti, e anche la sua prima in viola, contro il Venezia, aveva fatto ben sperare
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Da gemma a riserva, a Richardson serve tempo: per ora vince l’usato sicuro
Un inizio in salita
—Poi il figlio di "Sugar" Ray si è visto scavalcato dalla concorrenza. Dopo di lui infatti sono stati acquistati ben 3 centrocampisti. Bove e Cataldi si sono guadagnati subito il posto da titolari, con il solito Mandragora a completare la mediana. E Adli ha comunque giocato minuti preziosi nei finali, mentre Richardson è entrato solo per 28' contro l'Atalanta. L'ex Reims in questo momento sembra quello più indietro nella testa di Palladino, e forse è anche normale che sia così. Il dna di famiglia gli ha donato un fisico molto particolare, una grande altezza compensata da un'ottima coordinazione corporea, non scontata. Ma in un campionato fisico e tattico come la Serie A Richardson avrà bisogno di tempo, in più le difficoltà iniziali della Fiorentina hanno forse obbligato Palladino a puntare sull'usato sicuro dei vari Cataldi e Mandragora. Il centrocampo a 2 per adesso sembra richiedergli troppi compiti di interdizione, ma la sua qualità negli spazi e la sua dinamicità potranno essere utili. Come per tutti i diamanti, all'inizio potrebbe essere grezzo, ma il talento va pur sempre coltivato.
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