Confronti
—Parlando invece di gente e cose serie, mi auguro che in questi giorni il Viola Park sia stato teatro di confronti, anche duri se necessario, fra l’allenatore, la società e la squadra per ritrovare un terreno comune dove mettere nuove basi e ripartire. Sicuramente ci saranno stati dei faccia a faccia come è normale in queste situazioni, soprattutto dopo le dichiarazioni molto critiche di Pradè e i dubbi di Pongracic sul modo di giocare della Fiorentina.
Il tempo dei discorsi e dei dubbi è finito, contro il Verona e il Lecce servono sei punti perché se anche ne arrivassero soltanto due di meno (uno è impossibile) sarebbe logico parlare di crisi con annessi e connessi dubbi sull’Europa e non soltanto quella che conta (maledetto Ranking) visto il ritmo delle avversarie, compresa la Roma che sta rimontando forte.
La doppia tegola Gudmundsson-Colpani, ha ovviamente tolto delle soluzioni, ma ora Palladino ha comunque a disposizione una rosa che molti colleghi gli invidiano con qualità, quantità e tante soluzioni tattiche. Trovi il coraggio per mettere in campo una squadra propositiva, sempre nell’equilibrio ovvio, utilizzando le migliori qualità tecniche e l’esperienza di molti. Non ha più “palle al piede” nello spogliatoio, adesso ci sono i giocatori che ha voluto e non esistono motivi per vedere lo stato confusionale di domenica scorsa.
Palladino sa benissimo che se non dovesse vincere le prossime due il discorso potrebbe farsi ancora più complicato e in questa ottica una bella mano deve darla anche la squadra. Verona e Lecce sono due finali, partite da vincere a tutti i costi, serve l’atteggiamento giusto al di là dei moduli e del pensare calcio giochista o italianista che sia. Mi aspetto prestazioni di carattere se davvero c’è quella grande unità interna sempre sbandierata.
Torna Kean e questo non è poco. Anzi, è fondamentale. Con l’ex bianconero le difficoltà si abbassano immediatamente, ancora prima di giocare.
Attorno a lui?
—Palladino dovrebbe “battezzare” un modulo, crederci e lavorare su quello. Ora che non ci sono quasi più esterni e il rinnovamento l’ha voluto lui, mi sembra assurdo continuare con il 4-2-3-1 mascherato, con Beltran e Folorunsho sulle fasce, e amenità del genere. Non vorrei mai più vedere Fagioli sottopunta, ma neppure in mezzo la coppia lentigrada Mandragora-Cataldi.
Con l’organico di oggi al netto delle assenze di Gud, Colpani, Adli e Gosens squalificato, il modulo più adatto potrebbe essere il 3-5-2 inserendo Pablo Mari in difesa visto che adesso sta bene e può diventare l’uomo esperto che guida e fa ripartire l’azione.
Difesa con De Gea in porta, Pablo Mari più due fra Comuzzo, Pongracic e Ranieri. In mezzo Folorunsho, Fagioli e Mandragora. Sugli esterni Dodò e Parisi. Davanti Zaniolo e Kean a dialogare negli spazi facendo a turno l’elastico. Ma anche Beltran può fare il sottopunta.
E’ una soluzione, potremmo trovarne diverse altre per dare solidità, ma anche qualità in mezzo al campo con gamba sugli esterni e in attacco due giocatori potenti e tecnici.
A proposito di Gudmundsson, non è certamente fortunato. Avevo ironizzato per la sua uscita frettolosa dal campo e chiedo scusa, ma per rompersi il coccige per una “culata” ci vuole davvero tanta sfiga. Una stagione buttata, speriamo torni in forma almeno da aprile, nel momento decisivo della stagione, oltre al campionato c’è pur sempre una Conference sulla quale puntare.
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