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Commisso difende la sua Fiorentina (e Italiano). Le voci su Aquilani? Spazzate via

Enzo Bucchioni
Quattro le tematiche sostanziali toccate dal presidente viola nell'intervista a Radio Bruno

Enzo Bucchioni

Il momento è delicato e difficile? C’è aria di contestazione? Bene. Dite tutto quello che volete di Rocco Commisso, ma la decisione di parlare con i tifosi e con la città attraverso Radio Bruno e David Guetta è un grande gesto e un grande segnale. E diciamo anche questa, nel calcio non usa, ma un vero capo d’azienda in genere fa così: ci mette la faccia, difende le scelte e protegge i suoi uomini. Lo facevano anche i grandi generali, ma non voglio scomodare la storia, parliamo semplicemente di calcio. E nel calcio Rocco Commisso è sempre più una mosca bianca perché in genere, un po’ a tutti, piace parlare dopo una vittoria, un risultato importante, quando c’è qualche applauso da prendere e portare a casa. Facile e molto umano. Rocco Commisso invece è sceso in campo in un momento molto delicato, dopo una sconfitta imprevedibile e sanguinosa contro il Bologna, alla vigilia di un paio di settimane fondamentali, fra la Juve e il Braga. E i suoi messaggi forti e chiari sono sostanzialmente quattro.

Italiano non si tocca

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Eccoli: Italiano non si tocca; la contestazione alla squadra è eccessiva e ingiusta; i dirigenti godono della sua massima fiducia; la Fiorentina non è in vendita e non lo sarà neppure dopo l’inaugurazione del Viola Park. Credo che più chiaro di così non potrebbe essere. A me, lo sapete, interessa sempre e soprattutto il calcio giocato, il campo, la squadra e quindi comincio dall’allenatore e dai giocatori. Rocco ha fatto la mossa giusta. E’ evidente che ci sia qualcosa che non torna, ma non da oggi. E’ chiaro che questo gruppo stia rendendo meno rispetto alle aspettative. I difetti e i problemi ci sono. E allora? Il presidente ha rafforzato l’allenatore e questa è la mossa principale che andava fatta e Rocco l’ha fatto. Ricordate quando Berlusconi difese Sacchi all’inizio della sua avventura al Milan, quando finì fuori dall’Europa League, perse in casa proprio con la Fiorentina e tutti lo volevano esonerare? E’ rimasta una pietra miliare del modo di comportarsi di un vero presidente e Rocco (non credo lo sapesse) ha fatto lo stesso. Italiano è in difficoltà, forse è il momento più complicato da quando allena e si vede anche dal linguaggio del corpo e dall’espressione e allora è logico rassicurarlo e rafforzarlo agli occhi della squadra in primis, ma anche dei tifosi e della critica. E non nascondiamo niente: c’era gente che parlava già di Aquilani. C’erano altri che gufavano, altri ancora che non vedevano l’ora perché non amano questo calcio. Dunque? Italiano può lavorare tranquillo, vada avanti per la sua strada, ora sa che la società è pubblicamente con lui. Naturalmente tutti si aspettano che la situazioni migliori, che la squadra giochi meglio, che arrivino i risultati, ma l’allenatore non ha la pressione addosso della sua società che ha fiducia in lui e ha deciso di lasciarlo lavorare tranquillo. Non mi sembra poco in un mondo dove i dirigenti non vedono l’ora di scaricare le responsabilità proprio sulle spalle dell’allenatore.

Il messaggio per la squadra

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Nei gruppi ci possono essere degli scontenti, dei problemi e robe del genere. Ora tutti sanno che devono remare dalla parte dell’allenatore, ora più di prima. Anche le contestazioni alla squadra del tipo fate ridere sono state giudicate eccessive dal presidente. Ha usato la parola 'ingiuste'. Può essere vero, le offese sono inaccettabili, ma qui entra in ballo lo stadio come arena, la delusione, l’adrenalina, l’onta di una sconfitta. La reazione dei gruppo, dei tifosi, hanno fatto scrivere pagine e pagine ai sociologi. E’ vero che in un mondo ideale la propria squadra andrebbe sempre sostenuta, ma dopo una sconfitta come quella di domenica è dura. Difficile chiederlo a caldo. Diverso è il momento della riflessione. Ecco, anch’io mi sono sempre chiesto che senso ha contestare i propri giocatori se sei un loro tifoso. E’ chiaro che escludiamo comportamenti che non piacciono o situazioni strane, ma in assoluto un professionista cerca sempre di dare il meglio e se attraversa un momento di difficoltà andrebbe aiutato e non tartassato. Ripeto, a caldo è tutto concesso. Se lo spettacolo è brutto si fischia. Dopo però è utile stare vicino a un gruppo in difficoltà, sostenerlo e non affossarlo, anche perché alcuni giocatori giovani possono non avere ancora il carattere per riuscire fuori da soli dalle difficoltà. Su questo apro discussione volentieri, ma in generale io tifo la mia squadra e la sostengo finché posso, sperando migliori il rendimento. E’ questo il ragionamento che fa Rocco anche se, ovviamente, nessuno può essere contento del rendimento soprattutto in campionato e tutti devono dare e fare qualcosa di più. In generale però, lasciare lavorare tranquilli i propri dipendenti per farli uscire dalle difficoltà e far loro risolvere i problemi, è uno dei sistemi che a Rocco piacciono di più nella gestione della sua azienda e quindi anche della Fiorentina. Nelle squadre e negli spogliatoi il concetto di famiglia forse è difficile da far entrare, ma è normale pensare che se la pressione è eccessiva si rischia di ottenere l’effetto opposto. La difesa dei dirigenti si inserisce proprio nella mentalità di Rocco, me lo disse uno dei primi giorni del suo arrivo a Firenze quando criticavo Montella. E’ convinto che dando fiducia, sostenendo, lasciando lavorare tranquilli i manager, correggendo gli sbagli, si possano centrare i risultati senza fare rivoluzioni o cambiamenti. Fidelizza.

E il futuro...

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Sulla cessione per me non c’è niente di nuovo, l’ho scritto molte volte che la Fiorentina non è in vendita né oggi né lo sarà dopo il Viola Park. Rocco lo ha ribadito credo per rispondere a tutta una massa di persone, molte politicizzate, che sperano nell’addio del magnate italo-americano. Non è un personaggio facile, spesso è ingombrante, e ai potentati fiorentini (e non solo ) da fastidio. Ogni giorno una goccia, una insinuazione, una chiacchiera all’orecchio, sono modi per mettere in giro un vento contrario e sperare che Rocco prima o poi molli. Non credo che questa strategia possa ottenere risultati. Credo, anzi, che l’effetto sia esattamente il contrario se ho calpito almeno un po’ come è fatto Rocco. Questo è il Rocco pensiero. Tralascio il resto, il calcio italiano è allo sfascio. E questo è evidente. A Firenze c’è qualcuno che eccede nelle critiche, spesso senza motivazioni calcistiche e questo è vero. A volte fatico anch’io a capire quali potrebbero essere le aspettative se non far bene calcio e restare in zona Europa. I sogni e le illusioni non mi appartengono. E’ certo, però, che calcisticamente le cose non stiano andando benissimo, ma questo è un altro discorso. Di calcio si parla e si discute, si critica anche aspramente, ma su basi concrete. Sui moduli, sul rendimento, sui gol che non arrivano. Ovvio. Anch’io mi aspettavo di più, anche da Italiano. Lasciamolo lavorare sereno, magari riesce a rimettere a posto una squadra che sembra avere perso convinzione e gioia di giocare. E’ proprio il gioco che non sembra più al centro del lavoro. E certi giocatori se non funziona nel gioco collettivo perdono il loro valore. Il gol è un problema e l’abbiamo detto mille volte. Ma è un problema anche la difesa, soprattutto sulle palle inattive. Insomma, è il momento di parlare chiaro ance nello spogliatoio per trovare una reazione collettiva e una strada che dia continuità. E’ un problema mentale, la squadra è stanca di questo gioco difficile? Non lo so. Passo la palla a Italiano che ha le capacità per capire e intervenire. Faccia le sue scelte con serenità, non ascolti le critiche, la società lo appoggia e anche se la squadra non è perfetta, ha limiti e lacune, credo che tirare fuori il meglio da tutti come ha fatto l’anno scorso sia un obiettivo raggiungibile.

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