Cinque vittorie consecutive, tre in campionato e due in Conference, nell’era Commisso e nell’era Italiano non era mai successo. Cosa vogliamo dire adesso? Dove sono finiti adesso gufi e gufini, disfattisti e qualunquisti, giornalistini e commentatorucoli che sanno di calcio un tanto al metro, ma parlano, scrivono e avvelenano i pozzi, come piace dire a me, solo per il gusto di apparire o tirare su qualche like.
L'editoriale del giovedì
Cinque vittorie consecutive. Dove sono finiti i disfattisti?
Il 'siero' di Italiano
—Italiano ha trovato il siero antivipera e di vipere mascherate da tifosi viola ce ne sono tante, a cominciare da quelli che ne volevano l’esonero. Dove sono finiti anche quelli che pensavano al peggio per un futuro diverso, magari per rifare vecchie cene del passato alla “volemose bene” per il loro interesse personale? Io i nomi non li faccio, non sono un delatore o una spia, ma ricordatevi bene cosa diceva qualcuno, ricordatevi bene quelli che pontificano al massacro…
Commisso spesso sbaglia dialetticamente, ma nella sostanza ha ragione. Sono anni che denuncio certe cose e certe commistioni, ancora ai tempi dei Della Valle. A troppi sfugge l’interesse della Fiorentina per virare sull’interesse personale. Domando: questa Fiorentina andava massacrata come è successo da agosto ad oggi? Questo allenatore andava messo in discussione come è stato fatto con Italiano? Certo che no. Bastava ragionare, serviva capire cosa stava succedendo, era giusto criticare per costruire e non per demolire tutto e tornare a quel mucchio di macerie che ha trovato Commisso tre anni fa. E’ chiaro che nessuno è contento dell’inizio di stagione della Fiorentina, anche chi vi scrive si aspettava di più, ma le ragioni e non le giustificazioni c’erano, ed erano molte.
L'inizio incerto
—Come abbiamo sempre cercato di dire a mente fredda senza doppi scopi o fini nascosti, con trasparenza, la non abitudine all’Europa ha inciso, gli infortuni pure. Ma anche l’inserimento dei nuovi è stato più complicato del previsto. Serviva un’analisi profonda, serviva capire cosa fare per uscire fuori dalle difficoltà e questa squadra ce l’ha fatta nel modo migliore: compattandosi. Ne sono usciti tutti assieme, dalla società che ha protetto l’allenatore, dall’allenatore che con umiltà ha capito che doveva cambiare certe idee come abbiamo spiegato più volte, per primi, da due mesi a questa parte, alla squadra che crede nell’allenatore e in quello che fa. Una bella dimostrazione di serietà e compattezza a un ambiente portato a demolire tutto e tutti.
Tre vittorie consecutive in campionato, nove punti in dieci giorni, hanno riportato la Fiorentina a ridosso delle zone di classifica alle quali deve aspirare, hanno sconfitto la negatività e dimostrato che questo gruppo è ancora un gruppo e questa squadra sa ancora giocare da squadra. Anzi, è cresciuta perché adesso ha imparato a giocare in un modo diverso dall’anno scorso, sa verticalizzare, sa tenere la difesa più bassa, ma senza perdere l’idea di base che è quella di fare la partita, di giocare per costruire e fare gol, di giocare un calcio veloce e moderno.
E’ successo così anche contro la Salernitana, una gara che poteva essere insidiosa con i campani avanti in classifica e un buon gioco e che invece la Fiorentina ha vinto nettamente, più nettamente di quanto non dica il risultato, con gioco, personalità e una grande grinta, una immensa voglia. E’ questo quello che mi è piaciuto di più, il carattere di una squadra che la partita la voleva vincere a tutti i costi, una squadra ormai simile al suo allenatore che non molla mai e vuole sempre il meglio.
Voglio ripartire da tutto lo stadio che urla il nome di Luka Jovic, dalla corsa dell’attaccante serbo sotto la curva Fiesole, come a voler dire stiamo uniti, dimentichiamo le polemiche anche recenti, assieme possiamo toglierci delle soddisfazioni. Era un po’ quello che si diceva in estate quando questa squadra a me, ma non solo a me, non sembrava male. Anzi, più forte di quella dell’anno scorso.
Una crescita evidente
—Poi tutto non è andato liscio, ma adesso ripartiamo da lì e la crescita è evidente, non solo quella di Jovic. Molto è dovuto al cambiamento del modo di giocare deciso più di un mese fa, serviva un po’ di tempo per adattarsi. Ora i movimenti sono più netti, più chiari. I giocatori si muovono da squadra e non da singolo. Come vi ho già detto tante volte, non si gioca più il 4-3-3 puro, ma neppure il 4-2-3-1 che vede qualcuno. Lascio a loro i numeri. Sono tanti i movimenti che sono cambiati, sostanzialmente c’è un centrocampista (anche ieri Bonaventura grandioso) che va a fare il trequartista dietro le tre punte per assistere meglio il centroavanti, cercare di far gol, ma anche marcare il regista avversario. Quando Bonaventura sale più vicino alle punte c’è Dodò che entra in mezzo al campo e va a occupare lo spazio lasciato libero a centrocampo. C’è un gran lavoro dietro questi cambiamenti di posizioni e di linee di passaggio, il gran lavoro di Vincenzo Italiano e del suo calcio fluido. E non è neppure una novità. Anche l’anno scorso, con movimenti diversi, un centrocampista si inseriva e Torreira alla fine ha fatto cinque gol. Quando un allenatore ha idee e voglia di lavorare sul campo, le soluzioni le trova.
Così è cresciuta la manovra, la Fiorentina gioca più veloce. Sono cresciuti anche tanti giocatori. Finalmente pure Ikonè che faticava negli spazi stretti, adesso può sviluppare tutta la sua grande tecnica, ma tutti stanno meglio fisicamente e il gioco si sta metabolizzando. Attenzione, non sto descrivendo l’Eden. Semplicemente sto dicendo che questa squadra non andava massacrata ma aspettata. Ora sta crescendo, può crescere ancora per rimettersi in corsa per gli obiettivi stagionali che sono la lotta per un posto in Europa e l’andare avanti in Conference.
Non è l'Eden, ma...
—Non siamo nell’Eden calcistico, ripeto. Ci sono ancora molte cose da migliorare come l’imbarazzante situazione del gol della Salernitana che non ha mai tirato in porta, ma è riuscita a fare l’uno-due davanti all’area. Ma anche altre situazioni, a cominciare dalla freddezza in zona-gol e dalle scelte nell’ultimo passaggio che hanno impedito alla Fiorentina di vincere con un punteggio molto più ampio che avrebbe meritato per il gioco espresso e le occasioni procuratore.
C’è tanto da fare, ma la ripartenza ora è evidente. Peccato che il campionato si fermi, ma forse Italiano avrà tempo per insegnare calcio a chi resta e far crescere ancora di più giocatori che stiamo appena apprezzando come Dodò o Mandragora, Barak, ma anche Terzic che è molto cresciuto. Ieri sera, forse per la prima volta, hanno inciso anche i cambi. Le soluzioni dalla panchina hanno aiutato a recuperare il risultato e anche questo è un segnale di crescita e di mentalità giusta. Fra i problemi resta l’assenza di cinismo sotto porta. Cabral fa quello che può, da tutto, ma fatica a essere determinante e a trasformare in oro il lavoro della squadra. Un tema che andrà affrontato senza remore. Jovic ha segnato, l’atteggiamento è cambiato, speriamo possa avere l’ultima spinta dal Mondiale.
Kouamè è un po’ stanco, è stato il migliore dall’inizio della stagione e in questo momento manca di lucidità, anche lui le occasioni le ha avute, ma ha sprecato. Proprio con queste considerazioni si spiega lo striminzito 2-1 per una gara davvero dominata come non era successo con lo Spezia, ma neppure con la Samp. Ora c’è il Milan e il Milan di queste ultime settimane può essere alla portata della Fiorentina anche se Pioli recupera Teo e Giroud. Poi ci sarà il Mondiale e a gennaio sarà un’altra storia, pensando magari a qualche correzione sul mercato per dare una spinta in più.
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