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Capitan Biraghi, oggi 32 candeline. L’ascesa per esser “figlio di Firenze”

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Biraghi e Firenze, oggi le 32 candeline le soffiano insieme
Matteo Torniai

Personalmente non so se poche righe basteranno a rendere onore alla storia, più che mai controversa di Cristiano Biraghi a Firenze. L'avventura parte lontano, in quell'estate del 2017 in cui passa (quasi a sorpresa in viola) dalla tenue formazione del Pescara (quell'anno retrocessa in B) per l'altrettanto tenue cifra di poco più di 2 milioni di euro. Un acquisto che passa inosservato, quasi in sordina, il classico "colpo riempitivo"; nessuno, forse nemmeno lui si sarebbe mai aspettato una simile storia con Firenze e i fiorentini.

Arriva a Firenze colmo di incredulità e sorpresa, ecco le sue parole al suo arrivo:

Firenze è una piazza importante, tra le prime in Italia. Per me un'occasione importante per la mia carriera. Dobbiamo cercare di amalgamare subito il gruppo perché questo sarà un anno importante per portare serenità alla città e portare qualche gioia ai tifosi


Sin da subito, per un motivo o per un altro, si intravede quasi una voglia non solo di fornire buone prestazioni, ma anche di portare felicità all'intera città di Firenze.

La prima volta l'abbraccio dei fiorentini arriva il 25 febbraio 2018: Fiorentina - Chievo Verona, 1-0 (rete decisiva del neo-terzino viola). In quella formazione è allenato da Pioli e "accompagnato" difensivamente da Laurini sulla destra, Pezzella in mezzo, insieme alla figura che per lui è e sarà sempre di ispirazione, Davide Astori.

La scomparsa del numero 13 viola, proprio in quel marzo del 2018, colpisce profondamente la sensibilità di tutto l'ambiente. Pezzella prende la fascia da capitano, ma Biraghi sembra, sin da subito, tra il dolore generale, prendere veramente consapevolezza dell'accaduto, iniettando dentro di sé gli insegnamenti umani che Davide ha lasciato.

Firenze è a pezzi e Biraghi lo sa; da lì in poi, sono anni non facili. Nel frattempo, per Biraghi vi è nel 2019/20, la parentesi in prestito all'Inter (sua squadra del cuore) con la finale di Europa League persa contro il Siviglia. Firenze, al contempo, assapora negli anni l'era del "Montella-bis", l'era Iachini e quella di Prandelli, toccando, col suo futuro capitano, forse i momenti più bassi della recente storia della Fiorentina.

Con l'arrivo di Italiano (stagione 21/22) ecco la svolta: cessione di Pezzella e Biraghi diventa ufficialmente capitano della Fiorentina. La prima annata di Italiano la conosciamo tutti, con quell'epilogo, quasi romantico, con la gara in casa con la Juventus che sancisce quel tanto sperato ritorno in Europa. A obiettivo raggiunto così Biraghi omaggia la memoria di Astori:

Davide, te lo avevo promesso: andiamo in Europa. Quando eri rimasto alla Fiorentina, diventandone capitano, era un anno di transizione e stava cambiando tutto. Volevamo tornare in Europa, non ci siamo riusciti e tu te ne sei andato. Ci hai lasciato i tuoi ideali da portare avanti, nella quotidianità ancor prima che negli specifici momenti. Ci siamo riusciti e questa qualificazione è anche per te. Ora che sono capitano, ho imparato che non serve sbraitare, che far capire le cose è ciò che è più importante. Cerco di replicare i tuoi insegnamenti, i giovani sbagliano ed è giusto che lo facciano, tocca a noi trasmettere i comportamenti corretti.

Da lì in avanti, ecco la fascia personalizzata "DA13", accettata dalla Lega, portata ovunque in Italia e in Europa. Le finali perse non sembrano scalfire il rapporto con la città. Biraghi, come ribadito più volte da lui stesso è "cittadino fiorentino a tutti gli effetti". Non a caso lo abbiamo trovato prima a spostare qualche cumulo di fango durante la scorsa e distruggente alluvione in Toscana e poi a partecipare attivamente come spettatore alla massima celebrazione dell'identità fiorentina, il Calcio Storico.

Un rapporto rosa e fiori? Non proprio. Le qualità balistiche e tecniche di Biraghi sono fuori discussione, ma spesso il tifo viola è spesso stato in contrasto con il suo modo di giocare e interpretare il ruolo.

È palese che il parafulmine della Fiorentina sia io. Mi va bene, se sono ancora qua è perché ho accettato questo status. Nel momento che non vorrò più subire critiche, ma difficilmente accadrà per il carattere che ho, lascerò da una parte la borsa e andrò a casa. Qualcuno ce l'ha sempre con me

Così Biraghi, nel marzo del 2023, parla del suo rapporto con parte della tifoseria fiorentina. Parole dure forti, quasi ferite, tanto che il Capitano si è dovuto rifugiare nei numeri per giustificare il suo modo di giocare (in viola 256 presenze, 15 gol e 40 assist).

Oggi, però, il rapporto sembra ricucito. La perdita di Barone è un altro colpo al cuore per lui e per la società. Biraghi, uno dei pochi "superstiti" che ha già vissuto quei momenti è stato simbolo della rinascita che però non si è concretizzata in quel di Atene.

La mia storia parte da tutti quei sacrifici da adolescente, le rinunce per preparare una partita. Tanti anche i momenti difficili, ricordati oggi dalla vetrina della Serie A e della Nazionale. Tutto questo l’hai raggiunto grazie ai sacrifici e l’impegno, alla forza di volontà, alle critiche, alle volte che non sei stato accettato a livello calcistico o di persona, e grazie a quelle persone che ti hanno aiutato a risorgere quando stavi per mollare o quando il calcio ti stava mollando. Essere Capitano della Fiorentina è un onore, portare in Europa il nome di Davide, il mio compito più grande

Questo è, in poche parole, Cristiano Biraghi.

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