La fretta, insieme all’impazienza, è la peggiore compagna di viaggio per chi discute di calcio. Sono rari i giudizi affrettati che si rivelano poi corretti. E anche se in Italia, e ancor di più a Firenze, va così, cerchiamo di non farsi trascinare da questa frenesia critica quando parliamo di giocatori appena arrivati, uno su tutti Arthur Cabral. La sua prima partita in Serie A è stata piena di difficoltà come per tutta la Fiorentina, tantoché viene da pensare che anche con Vlahovic, giocando in quel modo, il risultato e la prestazione dei viola non sarebbero cambiati. Certo, chi appartiene al partito del “Vlahovic non andava ceduto” dirà che sul cross pennellato da Biraghi se ci fosse stato Dusan al posto di Cabral probabilmente avrebbe segnato, anziché mettere la palla fra le braccia di Strakosha. Ma sono tutti discorsi. Vlahovic è il passato, ora gioca e segna nella Juve. Il punto è che, per forza o per amore, Cabral va aspettato. E’ inutile, e dannoso, mettergli troppa pressione addosso, un po’ perché nessuno sa come può reagire un giocatore che arriva dal campionato svizzero, e un po’ perché solo un fuoriclasse può cambiare squadra, Paese e campionato e diventare subito protagonista.
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Cabral deve capire il calcio italiano e il calcio di Italiano
Il bomber brasiliano è chiamato ad una doppia missione
Cabral deve capire il calcio italiano e soprattutto il calcio di Italiano. Fermiamoci sul primo concetto. In Svizzera era abituato a segnare a raffica, perfino più di Vlahovic in Italia. Ma non è la stessa cosa, non è lo stesso calcio. La difesa del Servette, squadra di metà classifica della Super League, non può avere la stessa forza della difesa del Verona, per fare un esempio di pari classifica. Non è vero che un gol segnato in Svizzera vale quanto un gol segnato in Italia. C’è una differenza che nemmeno il girone di qualificazione del mondiale (Svizzera già in Qatar, noi ai play-off) può alterare. E’ normale che alla prima partita con la nuova maglia Cabral sia sembrato un po’ lento, macchinoso, a volte impacciato. Dovrà aumentare i giri per battersi al pari delle difese della Serie A e ci arriverà col tempo.
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Poi c’è il calcio di Italiano, che richiede una applicazione massima. Per l’allenatore, Cabral è un giocatore che si avvicina alle caratteristiche di Vlahovic. In realtà a noi sembra più un centravanti da area di rigore che un attaccante da profondità, ma al di là delle qualità tecniche quello che Italiano chiede al suo centravanti è una partecipazione continua alla manovra, uscire dalla linea per palleggiare e collaborare col resto della squadra. Anche in questo caso, il brasiliano potrà arrivarci per gradi, se riuscirà a superare le prime difficoltà. Tutto subito non è possibile.
Non è giusto pensare a Cabral come il sostituto di Vlahovic, appartengono a due livelli diversi. Non è giusto assegnargli troppe responsabilità, mettergli fretta, spingerlo subito oltre i suoi limiti. Se dall’ultimo arrivato è comunque lecito aspettarsi un cenno di vita calcistica, molto di più bisogna pretendere da giocatori che sono qui da anni o da mesi, come Castrovilli, Callejon e Gonzalez. Mancano loro,
più di Cabral.
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