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Belotti, mister 100 milioni mancato. E adesso smentisce Cabral, Jovic e Nzola

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Se in quella famosa lista di attaccanti arrivata sul tavolo del tecnico viola quest'estate, ci fosse stato anche il nome di Belotti, adesso si parlerebbe veramente di tutt'altra storia.
Giovanni Zecchi
Giovanni Zecchi Redattore 

"Volete Belotti? Datemi 100 milioni". Così rispose Urbano Cairo al Milan quando si presentò alle porte del Torino con un prestito oneroso con diritto di riscatto a 55 milioni. La strategia del Presidente del Torino era molto chiara, inserire una clausola nel contratto dell'attaccante pari a 100 milioni valida per l'estero per attirare l'attenzione delle big. Sarà lo stesso Cairo, pochi mesi dopo, a rivelare l'interesse del Real Madrid appena sentì parlare di questa clausola. Come per dire: "100 milioni?! Interessante, chi è questo Belotti?".Insomma una strategia che aveva il suo perché, ma che si rivelò deludente. Infatti, il Torino non trovò l'accordo con il Milan. Belotti rimase Granata, ma scontento, per poi trasferirsi a zero alla Roma. Una parabola discendente che Italiano e la Fiorentina hanno intenzione, in questi 6 mesi, di ribaltare totalmente.

E ma il gioco di Italiano...

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L'euforia è figlia del momento, ma come ci insegna il gioco del calcio, tutto può cambiare in pochi secondi. Per questo motivo serve calma e lucidità nell'analizzare l'impatto del "Gallo" Belotti sull'ambiente viola. Senza dubbio, l'attaccante bergamasco ha dimostrato una cosa: date a Italiano un attaccante senza se e senza ma e vedrete che la Fiorentina inizierà a segnare. 90 minuti complessivi tra Lecce e Frosinone e Belotti ha segnato un gol e colpito una traversa. Coincidenze? Sarà il tempo a dirlo, ma in questo modo anche l'accusa al gioco di Italiano, colpevole di non favorire gli attaccanti lascia, appunto, il tempo che trova. A dimostrazione del fatto, non ne sarà felice Allegri, che Vlahovic non era un sopravvalutato a Firenze.Adesso, Belotti è pronto a smentire tutte quelle voci nate intorno ai vari Cabral, Jovic e Nzola. Beltran no, lui la sua dimensione la sta trovando ed è giusto lasciarlo crescere. Ma il resto degli attaccanti che hanno vestito la maglia viola dopo il serbo, adesso non hanno più alibi. Sia Cabral che Jovic, hanno affrontato la loro avventura fiorentina con troppi punti interrogativi. Ne l'uno ne l'altro, al di là dei 30 gol segnati in tutte le competizioni, avevano le capacità tecniche e mentali per gestire da soli il reparto offensivo di una Fiorentina, Italiano docet, che crea tanto e con grande intensità. Belotti ha riportato luce nel reparto offensivo, ma non solo per il gol. L'ex Roma è un attaccante che "sente" la porta, nel vero e proprio senso della parola. La "sente". E con lui, anche i suoi compagni iniziano ad avere una nuova visione del reparto offensivo. Un nuovo punto di riferimento sui cui poggiarsi nel far girare bene la squadra. Quel punto di riferimento che Nzola non è stato capace di essere in questi mesi.E attenzione, le parole di Italiano prima del suo ingresso in campo sono un brutto monito per il futuro dell'angolano.Un giocatore che non è riuscito a trasformare i fischi in applausi, difficilmente riuscirà a trasformare la concorrenza con Belotti in una spinta per fare meglio. Chiedetelo al palo della porte del Frosinone sul gol di Barak, preso letteralmente a calci dall'attaccante durante l'esultanza del compagno. "Sì, ma Nzola l'ha voluto Italiano", dirà qualcuno. Ma se in quella famosa lista di attaccanti arrivata sul tavolo del tecnico viola quest'estate, ci fosse stato anche il nome di Belotti, adesso si parlerebbe veramente di tutt'altra storia.


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