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Ex cap. Signa a VN: “Vi racconto Alvini, tra Sarri, scaramanzie e innovazioni”

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"L’ho vista con la Ternana in Coppa Italia. Lui a Firenze viene per giocare perché gli piace che la squadra sia organizzata"

Paolo Mugnai

Un brutto infortunio gli impedì di continuare a fare quello che gli piaceva di più, giocare a calcio, ma fu l’occasione per ripartire nello stesso ambito ma da un’altra prospettiva, quella della panchina. A cinquantadue anni Massimiliano Alvini coglie il meritato frutto di una lunga gavetta da allenatore, iniziata appena trentenne nel Signa, debuttando questa domenica al "Franchi" alla guida della Cremonese. Per lui, nato a Fucecchio, una soddisfazione particolare esordire in Serie A contro la Fiorentina. C’è una squadra che fa il tifo per lui. È il Signa di vent’anni fa. Ne abbiamo parlato con Cristiano Coli, recordman di presenze nel Signa con 414 presenze, che ora allena gli Allievi Regionali del Montelupo, con lo storico compagno in gialloblu Fabio Fabiani. Trentotto anni nel Signa di cui ventidue da calciatore però non si dimenticano.

Le sue parole a Violanews

“Massimiliano è ancora legato a Signa” – dice Coli, mastino di centrocampo, anima di quella formazione allenata dal giovane Alvini – “Ci ha giocato da terzino sinistro e poi è stato allenatore, prima degli Juniores e poi per una felice intuizione del presidente di allora Maurizio Rugi della prima squadra a soli trentuno anni”. Il Signa ora è in Eccellenza ma proprio con Alvini alla sua prima esperienza da allenatore conquistò quella categoria grazie al secondo posto nel campionato di Promozione. “Per me il ricordo più bello, da capitano nato a Signa salire in Eccellenza, l’abbraccio con lui. Vincemmo lo spareggio col Subbiano, tra l’altro con un mio gol. Ne passava una ma fummo ripescati. E fu una grande festa nel centro storico di Signa”.

Un focus sull'allenatore

Ci teneva tanto, il giovane Alvini. E una volta dopo una sconfitta casalinga del suo Signa ed espulsione per proteste non volle parlare col cronista perché l’amarezza era troppa. Che allenatore era?

Giovane ma già preparato, con allenamenti diversi da quelli ai quali eravamo abituati. Dalla difesa a uomo passammo subito a quella a zona. All’epoca un 4-4-2. Ci legava, noi centrocampisti e i difensori, con una corda alla vita per tenere le giuste distanze tra i reparti e la squadra corta. Lì per lì rimanemmo sorpresi ma poi ne capimmo l’utilità. Nello spogliatoio era umilissimo, dava consigli, io ci ho giocato anche insieme pur avendo meno anni di lui”.

La stagione successiva ci fu la retrocessione avendo perso il play out con il Camaiore.

In Eccellenza fu un campionato bellissimo ma retrocedemmo con grande dispiacere nel play out per un gol negli ultimi minuti. Alvini era maniacale e preparato. Non l’ho mai visto arrabbiato, poteva alzare la voce per richiamare qualcuno ma sempre nella norma. In Eccellenza era sempre con giacca e cravatta e usava le stesse scarpe per scaramanzia”.

Dopo la parentesi di un anno a Quarrata, altri due campionati al Signa.

“Era cambiato, ancora più posato e professionale, sempre più innovativo con gli allenamenti, andava a vedere gli avversari e il campo per parlarcene durante la settimana. Era così attento ai dettagli che una volta del portiere ci disse che aveva le mani piccole”.

Da Signa seguono con affetto la carriera di Alvini. Le imprese al Tuttocuoio, squadra di Ponte a Egola nel comune di San Miniato, dove sale dalla Promozione alla Lega Pro, conquistando nel 2010 anche la Coppa Italia Dilettanti. Lascia il lavoro da rappresentante nell’azienda di famiglia e passa alla Pistoiese, poi all’Albinoleffe quindi alla Reggiana che riporta in Serie B dopo ventuno anni, risultato premiato con la Panchina d’Oro di Serie C. La stagione successiva la Reggiana retrocede ma per Alvini è pronta in Serie B la panchina del Perugia con cui si qualifica ai play off. “Quando vinse il campionato con la Reggiana andammo a trovarlo e lui venne a Signa”. Da allenatore si è diplomato con una tesi sul Napoli di Maurizio Sarri.

Verso Domenica

“Gli ho fatto i complimenti, è una bella occasione, lui sa che è dura, speriamo che si salvi. Il mister ha fatto tanta gavetta, me lo aspettavo che arrivasse in Serie A, ogni anno faceva bene, ha dei valori e delle qualità”.

Che Cremonese sarà a Firenze?

“L’ho vista con la Ternana in Coppa Italia. Lui a Firenze viene per giocare perché gli piace che la squadra sia organizzata, a viso aperto, farà la sua partita. Chiaramente la Fiorentina è di un altro livello ma la Cremonese non farà le barricate. Penso che schiererà un 3-4-1-2, a lui piace giocare con una mezzapunta”.

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