Italiano, l’architetto di questo periodo d’oro, sa benissimo di aver costruito un meccanismo che funziona quando tutti girano e si muovono in armonia con i compagni. Un gioco organizzato, difficile, che ha fatto crescere e dato grandi soddisfazioni (due finali lo sono), ma che non ti permette di sbagliare nulla. Ho letto e sentito dire da qualcuno che l’uno a zero andava difeso, ma questa squadra è stata costruita su altri valori e su un’altra mentalità, non possiamo chiederle di fare le barricate, non le saprebbe nemmeno fare.
Quello che è successo è che qualcuno la fase difensiva del gioco di Italiano dovrebbe farla meglio, che è un discorso completamente diverso. Un Martinez Quarta che si muove non in armonia con i compagni, questo è un problema. Su questo bisogna crescere, l’allenatore ci lavora tutti i giorni. Se potesse tornare indietro non so se farebbe giocare Ranieri, ma è un dubbio che non porta da nessuna parte. I gol sono venuti da uscite e posizionamenti sbagliati, la Fiorentina deve difendere da reparto e certi errori diventano letali contro avversari come Martinez Quarta che non perdona.
Ma anche le tante occasioni create dai Viola, avrebbero avuto bisogno di una finalizzazione migliore. E’ dall’inizio dell’anno che ce lo diciamo e lo dice l’allenatore. Tutte valutazioni che andranno fatte, ma adesso questa squadra va applaudita, sostenuta e apprezzata per tutto quello che ha fatto e che può ancora fare. E bene ha fatto Rocco Commisso a scendere subito, a caldo, negli spogliatoi a dire bravi a questi ragazzi che hanno riportato la Fiorentina in una finale dopo nove anni, a rincuorarli, a ricaricarli.
Molti in campo hanno pianto, anche questo è un segnale da cogliere, il senso di appartenenza dei giocatori non è facile da trovare nel calcio di oggi e va coltivato. Ma quelle lacrime possono ancora diventare un sorriso e dalla delusione dell’altra sera bisogna uscire più forti. Anche questo ha detto Commisso ai suoi giocatori-figli, ed è l’atteggiamento giusto da tenere isolando quello che hanno sempre pronto il piccone per demolire.
Ma adesso, lo ripeto, l’ho detto per i giocatori, ma allargo il discorso, è ancora il momento della positività. Il momento resta magico e l’idea di poter andare a Praga a sollevare un trofeo dopo 22 anni deve dare forza e consapevolezza. Quella sera sarà la sessantesima partita dell’anno cominciato con il Twente, pensate solo a questo, a che montagna hanno scalato questi giocatori. Aiutiamoli ad alzare le mani sotto il traguardo…
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