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A San Siro la peggior Fiorentina di Italiano. Ecco cosa mi aspetto di nuovo per crescere

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Elaborata la delusione, ci sono due domande alle quali cercare di rispondere, senza far prevalere il disfattismo dilagante
Enzo Bucchioni Editorialista 

Credo di non sbagliare se dico di aver visto a San Siro la peggior partita della Fiorentina di Italiano. Non solo sono stati commessi gravi errori nella fase difensiva, sia individuali che di reparto, come già successo in altre occasioni, ma questa volta non hanno saputo neppure attaccare con la consueta brillantezza. Un disastro. Una non-partita. Proprio per questo mi sento in qualche modo sollevato: non posso vederci né una involuzione del gioco, né una crisi di rigetto. Non posso neppure pensare che questa squadra sia scarsa o che l’allenatore vada esonerato come sostengono alcune menti illuminate dal male. Molto più semplicemente e banalmente, ma anche dolorosamente, quando non si gioca o si gioca malissimo contro una squadra forte, molto forte come l’Inter, si fanno certe figure. Figure che non vorrei mai più vedere e questo lo dico subito, forte e chiaro, a scanso di equivoci.

Le domande alle quali dobbiamo cercare di rispondere oggi, elaborata la delusione, sono sostanzialmente due: come possa essere successo e quindi cosa fare per impedire che possa ricapitare. Vincenzo Italiano, da persona seria e innamorata del suo lavoro, si è assunto immediatamente tutte le responsabilità. “E’ colpa mia”, lo ha detto praticamente a tutti. Ha sbagliato formazione, è caduto nella “sindrome della riconoscenza” che colpisce gli allenatori che hanno un forte legame con il gruppo. A San Siro, in una partita che tutti vogliono giocare, ha pensato di mettere in campo quelli che hanno conquistato la Conference giovedì sera, i titolari di questo periodo. Diciamo così. Errore colossale.


L’Inter è in grande forma fisica e mentale e s’era visto, affrontarla con una squadra stanca, che aveva giocato meno di tre giorni prima una gara dal grande dispendio nervoso, a maggior ragione in questo inizio d’anno con una condizione fisica ancora non stabilizzata, è stata una ingenuità. Italiano l’ha riconosciuto: fine. Del resto anche l’allenatore è dentro il suo percorso di crescita, questa è soltanto la sua seconda stagione con le coppe e può succedere. Il calcio di Italiano, ripeto anche questo per l’ennesima volta, funziona soltanto quando è giocato ad alto ritmo e con alta attenzione mentale, quando tutti giocano e si muovono in funzione del compagno, quando la squadra sta corta, gli attaccanti sono i primi a difendere e i difensori iniziano la manovra. Se non hai forze e le idee sono annebbiate, se la squadra si allunga, se lascia spazio, se non fa pressing o movimento senza palla, meglio non giocare. E’ un calcio difficile, ma attraverso questo calcio la Fiorentina è cresciuta fino a riconquistare l’Europa e giocarsi due finali.

Le rotazioni intelligenti sono fondamentali, contro l’Inter magari avresti perso lo stesso, ma con 4-5 innesti forse non avresti fatto la figura che hai fatto. Italiano ha sbagliato e lo abbiamo detto, posso aggiungere solo che in questo periodo mancano anche soluzioni importanti (Ikonè e Barak) e alcuni dei nuovi sono in evidente ritardo. Non sono giustificazioni, sia chiaro anche questo, è l’evidenza. E poi i tanti giocatori fuori condizione o i nuovi non ancora inseriti nei meccanismi è facile vederli per tutti senza la laurea a Coverciano.

Ripeto: è andata. E perdere a Milano contro l’Inter ci sta. Mettiamola così. Delusione grossa, ma ora guardiamo al futuro. Da certe batoste ne puoi soltanto uscire migliore e diverso. La condizione fisica arriverà, i nuovi troveranno presto la loro dimensione, queste due settimane senza campionato saranno preziose per il lavoro di Italiano. La rosa messa a disposizione dell’allenatore è buona, ci sono soluzioni in tutti i reparti, dal mercato è uscita una Fiorentina più forte, per me manca solo un difensore mancino e lo avrei preso, ma è dalle certezze che bisogna ripartire.

Quello che invece non deve succedere è far prevalere il disfattismo dilagante, la strisciante voglia di vendetta che anima troppi addetti ai lavori frustrati o incompetenti, che stanno prendendo al balzo questa brutta sconfitta per ricominciare l’avvelenamento dei pozzi. Scene che si ripetono e si ripeteranno sempre. Ma c’è una ragione con la quale prendere le distanze dai discorsi di pancia e da chi parla non in buona fede. Un altro consiglio potrebbe essere quello di far finta di non sentirli, c’era gente che chiedeva la testa di Italiano anche dopo le due finali, ma di cosa parliamo? Detto questo, credo che questa batosta servirà anche all’allenatore non soltanto per le gestione del gruppo che deve essere scientifica e in campo devono andare sempre i giocatori più in forma come ha già detto, ma anche per far crescere e migliorare il suo modo di intendere calcio.

Italiano è bravo, non fatemelo ripetere. Proprio per questo mi aspetto degli ulteriori step di crescita e dei correttivi che portino questa squadra a migliorare soprattutto nella fase difensiva per evitare il ripetersi degli stessi errori. Sono convinto che con la crescita dei nuovi e la condizione atletica, la Fiorentina tornerà a giocare il suo bel calcio (visto a Genova), ma potrebbe anche non bastare. Serve una migliore gestione delle varie fasi della partita. Siccome nessuna squadra può giocare novanta minuti con il piede sull’acceleratore, capire le varie fasi e i momenti delle gare diventa fondamentale. Servono soprattutto correttivi per evitare di continuare a prendere contropiede e infilate e migliorare le marcature preventive. Vanno bene l’identità tattica e la personalità definita, ma da uno come Italiano mi aspetto anche qualche colpo di genio per sorprendere l’avversario in alcune situazioni e intuizioni a gara in corso nel leggere le partite.

Ieri, ad esempio, s’è visto quasi subito che Arthur era in difficoltà. Il brasiliano non giocava da un anno, per ora ha reso anche troppo. Forse andava protetto con un vero centrocampo a tre arretrando di qualche metro Bonaventura. L’Inter era dominante perché in mezzo al campo loro erano stabilmente cinque (tre più i due esterni) contro due della Fiorentina. A volte il 4-2-3-1 può diventare 4-5-1 in fase di non possesso con la copertura degli spazi. Ma contro l’Inter si poteva anche abbassare Arthur in mezzo ai due centrali difensivi per toglierlo alla marcatura fissa e alzare Dodò e Biraghi per contrattaccare Dumfries e Di Marco. Ma qui serviva la forza di Parisi e Kayode tenuti in panchina.

Insomma, questa squadra può e deve crescere in quello che già sa fare e ha dimostrato di saperlo fare bene, però mi aspetto anche qualcosa di nuovo per dare sostanzialmente due cose: maggiore equilibrio e imprevedibilità. Oggi è spesso tutto scontato e gli avversari ti studiano e ti prendono le misure. Mi fido di Italiano, sa dove mettere le mani, sa anche che certe cose non funzionano. Lavoro e umiltà sono le sue linee guida. Il gruppo lo segue, sono cresciute qualità e personalità, non deve essere un incidente di percorso a condizionare niente e nessuno. O, peggio, far venire dei dubbi. La strada è questa, qualche buca c’è, va semplicemente asfaltata.

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