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Toldo: “Ho sofferto l’essere famoso. Il ritiro? Quando ho smesso ero felice”
L'ex portiere della Fiorentina, Francesco Toldo, ai microfoni di Cronache di Spogliatoio ha parlato di come ha vissuto la sua "seconda vita" una volta lasciato il calcio, dando un consiglio a tutti coloro che poi dovranno fare questo passaggio nella loro vita. Le sue parole:
Nella carriera non devi abituarti agli agi, a tutti i piaceri che ti fanno, all'entusiasmo delle persone. Se pensi che sei in prestito durante questa carriera sportiva, il dopo ti viene naturale e quindi bisogna sapersi accontentare e vivere bene il presente, che può essere da calciatore. Una cosa importante che io però ho vissuto in maniera negativa è la notorietà. Se te la impari a vivere bene, diventa un valore aggiunto, altrimenti diventa un peso. Ecco, per me è stato un po' un peso. A me piace fare l'esempio dei cestisti, dei pallavolisti, dei semiprofessionisti nelle altre discipline sportive, perché loro sì giocano, si divertono e lo prendono come un lavoro serio, una professione, ma il cervello lo fanno andare lo stesso. Perché tutta la notorietà che gli arriva addosso non gli basta per proseguire la propria vita. E queste persone sono molto intelligenti, un po' come i dottori: che fino a che lavorano devono continuare ad aggiornarsi, perché la medicina cambia. Fare andare il cervello è importante. La ritengo una fase quindi, inizio e fine. La mia avventura con il calcio è stata talmente bella che la ritengo una favola. Quando ho iniziato a giocare a calcio ero un bambino felice. Ho smesso di giocare a calcio e sono un uomo felice. Sarà stata una liberazione? Non lo saprei dire, può essere. Però vivo, vivo diversamente e serenamente.
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