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FLORENCE, ITALY - SEPTEMBER 24: Khouma Babacar of ACF Fiorentina reacts during the Serie A match between FC Crotone and Benevento Calcio at Stadio Artemio Franchi on September 24, 2017 in Florence, Italy. (Photo by Gabriele Maltinti/Getty Images)
"Babacar è un talento dalle prospettive illimitate" disse anni fa Cesare Prandelli. E la Gazzetta dello Sport è partita proprio da lì per intervistare l'ex attaccante della Fiorentina, ma non solo. Adesso gioca nel Boluspor, squadra della seconda categoria turca e sta vivendo una seconda giovinezza:
La frase di Prandelli? Certo, me la ricordo benissimo. E oggi posso dire che quella frase è stato un peso enorme per me. Mi ha fatto piacere, erano parole quasi da padre, ma forse ero troppo giovane...Perchè? A Firenze vivevo uno stress incredibile. Da fuori magari non si vedeva, ma chi stava in spogliatoio con me se ne accorgeva: ero un giovane venuto dal nulla, ero divorato dall'ansia. Se potevo fare meglio? Certo che avrei potuto fare di più. E se fossi stato meno preda di stress e ansia, se fossi andato in campo più libero, se avessi sentito intorno a me più fiducia ci sarei riuscito. Da cosa derivava? Amavo talmente tanto Firenze e il colore viola che sentivo il peso di dover fare bene molto più forte degli altri. Firenze è casa mia, e tu a casa tua vuoi sempre dare tutto e non ricevere mai critiche. Ma il calcio è uno sport veloce, non ti dà tempo: o prendi il treno oppure... Il mio addio? Sì, ci sono andato per cambiare, per capire se effettivamente era il peso che portavo addosso a Firenze a frenarmi. Ma poi lì arrivò De Zerbi a cui piacevano attaccanti diversi da me. Lui voleva un 10 che fa il 9, un centravanti che partiva da dietro e manovrava la palla, alla Guardiola. E così faceva giocare in quel ruolo Boateng, anche se alla fine ho fatto più gol io di lui. Ma la vita e il calcio sono così, devi accettare anche le decisioni degli altri
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