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Sinisa ha lottato come un leone, ma non ce l'ha fatta nonostante un modulo iper-offensivo: "Giocherò in attacco", aveva detto nel 2019, quando ha annunciato di essere stato colpito dalla leucemia. Una carriera da grande tiratore di punizioni, con apice toccato tra Lazio e Inter, per poi sedersi in panchina e dirigere tra le altre anche la Fiorentina dopo il primo Prandelli e la nazionale del suo Paese, la Serbia.
Nonostante le gravi condizioni di salute, è rimasto per circa tre anni alla guida del Bologna, ottenendo ottimi risultati in relazione alla rosa a disposizione e alla continua spola fra l'ospedale e il centro sportivo. Era stato dolorosamente esonerato poco dopo l'inizio della stagione in corso, dopodiché il suo male ha avuto la meglio su di lui.
"La moglie Arianna, con i figli Viktorija, Virginia, Miroslav, Dusan e Nikolas, la nipotina Violante, la mamma Vikyorija e il fratello Drazen, nel dolore comunicano la morte ingiusta e prematura del marito, padre, figlio e fratello esemplare, Sinisa Mihajlovic. Uomo unico professionista straordinario, disponibile e buono con tutti. Coraggiosamente ha lottato contro una orribile malattia. Ringraziamo i medici e le infermiere che lo hanno seguito in questi anni, con amore e rispetto, in particolare la dottoressa Francesca Bonifazi, il dottor Antonio Curti, il Prof. Alessndro Rambaldi, e il Dott. Luca Marchetti. Sinisa resterà sempre con noi. Vivo con tutto l’amore che ci ha regalato".
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