In 11 partite stagionali la Roma ha segnato solo 10 volte. Un raccolto tanto scarso non si ricordava dall’annata 1991/92, con Ottavio Bianchi in panchina e una faticosa transizione societaria in atto. In quel caso, allo stesso punto della stagione, i gol erano appena 9. Erano altri tempi, le vittorie valevano due punti e i giocatori indossavano le maglie dall’1 all’11 senza nomi sulle spalle. Insomma, un latro calcio. Situazione molto paradossale considerando che la Roma ha abituato il pubblico del massimo campionato italiano a partenze sprint (su tutte le famose 10 vittorie alla partenza nella stagione 13/14). Una sterilità offensiva che grava sui risultati in campionato. Paradossalmente, però, la Roma è la prima alla voce tiri tentati (131, 16,3 a partita).
Dunque, grande gioco, tante occasione, ma poca concretezza?
—Così pare non essere. Infatti, la reti della squadra giallorossa arrivano spesso (se ci sono) da giocate dei singoli o quantomeno fortunose. Vedi la rete di Cristante contro il Venezia. Dybala è a quota una rete (su rigore), Pellegrini a zero e Soulè (pagato 30 milioni in estate) a zero. Gli unici altri gol vengono dalla panchina (Shomurodov, Baldanzi e Pisilli).
Certo che le squadre di Juric si comportino con parsimonia in area di rigore non è una novità: negli ultimi tre campionati il Torino ha erogato rispettivamente 46, 42 e 36 gol, ma la Roma ha un assemblaggio e una corporatura tale da aspettarsi certamente tanto di più in fase realizzativa. In una situazione societaria non così solida (vedi le proteste contro i Friedkin per l'acquisizione dell'Everton), in una in campo altrettanto difficile (Juric per molti già in bilico), per la Roma, Firenze rappresenta un vero e proprio spartiacque. La Fiorentina oltre che sotto l'aspetto tattico, deve battere "la Lupa" anche e soprattutto sotto l'aspetto caratteriale. Lo riporta il Corriere dello Sport.
© RIPRODUZIONE RISERVATA



/www.violanews.com/assets/uploads/202512/7ce122192b65870d81df4e669586e613.jpg)