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Carlos Botelho a VN: “Ai tempi di mio padre la Fiorentina era una famiglia. Mercato? A Corvino consiglio Rodrigo Caio”

Abbiamo intervistato in esclusiva il figlio di Julinho Botelho, storica ala destra della Fiorentina di fine anni '50. "Mio padre ha sempre parlato bene di Firenze, del suo amore per questa città, ed è anche per questo motivo che il mio sogno...

Simone Torricini

Soggiornerà a Firenze per qualche settimana, per tornare a respirarne l'aria e passeggiare tra le vie della città che suo padre ha sempre amato. Un amore ricambiato, che con il passare degli anni è stato trasmesso da Julinho al figlio Carlos in maniera del tutto naturale. Noi lo abbiamo incontrato, e ci abbiamo fatto una chiacchierata.

Ciao Carlos. Poco meno di due anni fa ci svelavi che uno dei progetti che avevi in mente consisteva nel mettere in piedi una Partnership con la Fiorentina, per valorizzare alcuni dei tanti giovani talenti che giocano in Brasile. Si è poi concretizzato qualcosa, o hai almeno avuto dei contatti con i dirigenti?

"No, non è mai accaduto nulla di concreto. Per me resta ancora un sogno, credo che sarebbe importante fare qualcosa tra la Fiorentina e il Brasile. In ogni caso non ho mai parlato con la dirigenza della Fiorentina".

Uno degli aneddoti legati a tuo padre che più ci hanno aiutato a capirne la personalità è rappresentato dal suo addio a Firenze e alla Fiorentina dell'estate del '58. Volle tornare in Brasile a tutti i costi, arrivando addirittura a rifiutare il contratto in bianco offertogli dall'allora Presidente Enrico Befani. Un gesto doloroso ma sincero, per una situazione che definiremmo anacronistica se si verificasse oggi. Che cosa è cambiato in – quasi – 60 anni?

"Mio padre decise di tornare in Brasile per la nostalgia della sua terra, ma anche per la morte di mio nonno, che ci lasciò proprio in quegli anni. Voglio però precisare che questa sua decisione non ha mai avuto niente a che vedere con il rapporto con Firenze. Lui ha sempre parlato bene di Firenze, del suo amore per questa città, ed è anche per questo motivo che il mio sogno più grande resta quello di venire a vivere qua. Mio padre ha trascorso degli anni bellissimi in mezzo ai fiorentini".

"Per rispondere alla tua domanda dico che i tempi sono cambiati: quando giocava mio padre la squadra era prima di tutto una grande famiglia, e i giocatori stavano sempre insieme, nessuno escluso. Oggi si è persa questa abitudine, e le squadre non sono più unite come una volta".

Nell'estate del 2014 Fiorentina e Palmeiras si sono affrontate per la prima – e attualmente unica – volta nella loro storia. Il trofeo, intitolato a tuo padre, lo consegnasti direttamente te al Capitano del Palmeiras. Che ricordo hai di quella partita?

"Ricordo bene quel giorno, Fiorentina e Palmeiras sono le due squadre in cui mio padre ha giocato. Ho avuto il privilegio di dare il trofeo intitolato a mio padre dalle mie mani, è stata una sensazione bellissima. La partita è stata fantastica, vedere giocare queste due squadre per me è sempre una grande emozione".

Per quale motivo hai deciso di regalare l'unica maglia di tuo padre al Museo Fiorentina? È stato un gesto significativo, che in molti hanno apprezzato.

"Ho voluto donare la maglia del primo scudetto per l'amore di mio padre nei confronti di questa città, ma anche per l'amore di questa città nei confronti di mio padre. Firenze la merita, ha sempre manifestato grandissimo affetto per lui ed è giusto che rimanga qua".

La stagione in corso è la prima, dal 2007/08, in cui la Fiorentina non ha in rosa neanche un giocatore verdeoro. Estendendo lo spunto alla Serie A in generale, notiamo come negli ultimi anni siano pochi i brasiliani a distinguersi nel nostro campionato. Da cosa credi che possa dipendere questo allontanamento?

"È così, e mi dispiace. La Fiorentina oggi avrebbe bisogno di calciatori brasiliani, in fondo entrambi gli scudetti sono stati vinti con giocatori brasiliani in campo. Credo che con Corvino questo trend possa essere invertito. Oggi ai calciatori brasiliani interessa meno venire qui in Italia, preferiscono la Cina ad esempio. Uno dei loro problemi maggiori consiste nel fatto che pensano di arrivare in Europa e di giocare subito, senza tener conto delle naturali difficoltà di ambientamento".

Il mercato di gennaio è alle porte. Ci sono, in Brasile, dei giovani che reputi già pronti per il salto nel calcio europeo? Se dovessi consigliarne un paio a Corvino, chi diresti?

"Ci sono tanti giovani validi in Brasile, mi viene subito in mente Rodrigo Caio del San Paolo (se ne è parlato a lungo in ottica Lazio, ndr), che secondo me sarebbe adatto per questa Fiorentina. Ci sono buoni giocatori anche nel Gremio, così come nel Corinthians. Dipende dal ruolo in cui si cerca, ma ci sono tanti nomi che farebbero al caso della Fiorentina".

"Oltre a Rodrigo Caio c'è anche un altro difensore, Vitor Hugo (del Palmeiras, già cercato in estate, ndr), molto bravo. Potrebbe essere una buona occasione. Oppure Manoel, classe '90 del Cruzeiro, che è un gran terzino. Ma in particolare credo che questa Fiorentina con un Rodrigo Caio ed un Vitor Hugo in più sarebbe davvero una grande squadra".

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