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Cecchi Gori: “Una congiura contro di me”

“Mi hanno impedito di vincere lo scudetto”. Le accuse a Berlusconi

Redazione VN

Vittorio Cecchi Gori si confessa con Malcom Pagani de Il Fatto Quotidiano. L'ex patron della Fiorentina torna sul fallimento e in particolare sugli strascichi legali ancora in corso, legati al giudice che sancì la 'cancellazione' della società viola. Ma scaglia accuse pesantissime anche a Berlusconi. Vi proponiamo alcuni passaggi dell'intervista:

Cecchi Gori, il giudice che si occupò del fallimento della Fiorentina è stato condannato a 15 anni.

Si chiama Puliga. Era accusato di corruzione, peculato, abuso d’ufficio, falso, interesse privato in procedure concorsuali e concorso in bancarotta. Interdetto per sempre dai pubblici uffici. Fagocitò la Fiorentina e mi mandò in malora. Le basta? Avevo ragione e ho fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Lì forse mi ascolteranno e forse avrò finalmente un po’ di giustizia. Poi quel che sarà sarà.

Ne è sicuro?

Ci spero. Con i miei avvocati, trascorro una luna di miele senza pause. Studiamo le carte tutti i giorni. Un magistrato non avrebbe dovuto alterare il quadro per favorire qualcun altro.

(...)

La droga la trovarono anche da lei.

Una barzelletta. Sapendo che sarei stato perquisito secondo lei, nella cassaforte e in bella vista avrei lasciato 4 grammi di cocaina? Ma non scherziamo. Se l’avessi usata non giocherei a tennis tutte le mattine. Ce la misero. E poi, a cagnara mediatica tramontata, in silenzio, mi assolsero.

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Con Berlusconi parla mai?

Sa chi è davvero Berlusconi? Il giorno del funerale di mio padre Mario, Silvio scrisse una bella lettera, venne al funerale e sostenne persino la bara. La mattina dopo, chiuse d’imperio le società Penta che avevamo costruito insieme. Però. Le racconto una storia. Un giorno mi telefona Bernasconi, mio caro amico, capo di Retitalia, l’uomo che nel processo Mills secondo l’accusa pagò l’avvocato inglese. Siamo nel 2001. Bernasconi mi disse: “Sono ricoverato al San Raffaele, ma non mi curano”. Era disperato. Contatto immediatamente Berlusconi: “Guarda che l’amico Carlo non sta bene”. Lo trasferirono al Niguarda e gli misero un cuore elettrico. Dopo tre giorni morì.

(...)

I film glieli portarono via davvero.

Una grossa ferita che non si rimarginerà mai. Finché vivrò combatterò per riaverli. La storia del cinema italiano svenduta. Monicelli, Pasolini, Benigni, Risi, Verdone e tanti altri ancora. Gli stessi 800 film che per pochi passaggi tv, anni fa, mi vennero pagati 200 milioni di euro, ceduti a Rti per due spicci. O ero stato bravo o gli altri erano stati stupidi. Lei non può immaginare quello che può rendere la Library, una fortuna letteralmente regalata.

SI. BARG.