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BV 1964: cosa ci tocca sentire…

La presenza del “giovane” ministro Giulio Andreotti in tribuna d’onore rende l’incontro del 23 febbraio 1964 al comunale di Firenze tra la Fiorentina e i nerobianchi torinesi ancora più inquietante …

Redazione VN

La presenza del “giovane” ministro Giulio Andreotti in tribuna d’onore rende l’incontro del 23 febbraio 1964 al comunale di Firenze tra la Fiorentina e i nerobianchi torinesi ancora più inquietante del solito. In ballo, tra le due formazioni allenate da Giuseppe Chiappella e dal bicampione del mondo Eraldo Monzeglio il quarto posto in classifica all’inseguimento del Bologna e delle milanesi. Sono presenti, oltre ad Andreotti, sessantamila spettatori, pronti a scattare a un’eventuale gol viola, e il Commissario Unico della Nazionale Edmondo Fabbri.

Parte forte la Fiorentina e dopo una manciata di minuti va in rete grazie a Giovan Battista Pirovano che insacca di testa un preciso cross di Hamrin sul quale il portiere ospite Anzolin era andata a vuoto. Fabbri segna sul suo taccuino il nome del difensore gigliato. La pressione viola porta alla seconda realizzazione gigliata firmata da Sua Maestà Kurt al 40’ che appoggia in rete una corta respinta su tiro di Bartù. Il 2-0 del primo tempo rende piena giustizia al dominio viola che, forse appagati proprio dal doppio vantaggio, soffrono nella ripresa il ritorno ospite: al 21’ il brasiliano Del Sol accorcia con una rete siglata da posizione irregolare come rilevato dal guardalinee vanamente sbandierante ma non considerato dal direttore di gara Marchese. La sofferenza per il vantaggio divenuto a questo punto esiguo, è palpabile negli animi dei giocatori e, di conseguenza, in quelli dei tifosi.

La Fiorentina porta comunque in salvo la vittoria che le consente di scavalcare proprio i nerobianchi e di agguantare il quarto posto in solitaria a soli tre punti dall’Internazionale terza. Il post partita è scandito dalle lamentele ospiti che reclamano (state seduti please) tre rigori a loro dire netti, e una rete fantasma per un pallone respinto in prossimità della linea di porta da Gonfiantini. Insomma: un autentico furto…

Massimo Cecchi - museofiorentina.it