Ci sono due modi per accettare una sconfitta: applaudendo l’avversario più forte al termine della gara oppure praticare sul campione avversario più temibile gioco falloso o scorretto. Di solito, in questo secondo caso, si tratta di frustrazione di fronte all’impossibilità di fermare correttamente l’imprendibile giocatore. È quanto successe il 21 marzo del 1962 nella gara di andata della semifinale di Coppa delle Coppe tra la Fiorentina e gli ungheresi dell’Ujpest: quel pomeriggio Kurt Hamrin non sarebbe stato fermato nemmeno da una difesa formata dai migliori al mondo, figurarsi da onesti praticanti di questo sport. Al 7’ Hamrin è già in rete balzando come un felino su una corta respinta del portiere e insaccando senza problemi. Il forte vento non disturba le fluide manovre degli uomini di Hidegkuti che però non riescono a raddoppiare se non a inizio ripresa: ancora Kurt riceve palla da Aurelio Milani, si libera di un avversario con un passo di ballo e fulmina per la seconda volta Long. Sul 2-0 per i viola fiorentini (oggi in tenuta rossa per doveri di ospitalità) i viola ungheresi perdono la brocca e cominciano a menare come su un ring. Ne fanno le spese Ferretti, Milan, Milani (che reagisce con un jab di giustezza a Kapostza) e, soprattutto, il nostro Kurt colpito a freddo in maniera assolutamente incomprensibile se non per un match di kick-boxing. L’arbitro inglese Kelly nel frattempo, forse innamoratosi del Chianti durante il suo soggiorno fiorentino, lascia beatamente correre senza mai intervenire se non per fischiare la fine della gara con quasi due minuti di anticipo.
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BV 1962: L’imprendibile Hamrin fa perdere le staffe ai viola
Ci sono due modi per accettare una sconfitta: applaudendo l’avversario più forte al termine della gara oppure praticare sul campione avversario più temibile gioco falloso o scorretto. Di solito, in …
Comunque i nostri ragazzi ipotecano la seconda finale consecutiva di Coppa delle Coppe e, soprattutto, salvano gambe a caviglie. Le minacce ungheresi per la gara di ritorno non spaventano i leoni viola.
Massimo Cecchi - museofirentina.it
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