Nel gennaio del 1953 la Fiorentina si trova in cattive acque di classifica: dopo 17 partite di campionato ha concluso vittoriosamente soltanto tre incontri e perdendone ben sette. I miseri tredici punti racimolati sino a questo punto e una squadra che non riesce ad esprimere tutte le proprie potenzialità, spingono la società al cambio tecnico: via Renzo Magli e dentro Fulvio Bernardini con una infinita coda di polemiche per il suo passaggio a stagione in corso dal Vicenza (militante nella serie cadetta) al Club gigliato. Fulvio Bernardini arriva a Firenze il venerdì e la domenica successiva, 25 gennaio 1953, c’è già il primo esame a Ferrara contro la SPAL che occupa la medesima posizione traballante di classifica della Fiorentina. Il nuovo tecnico viola, saggiamente, non effettua rivoluzioni ma si limita a disporre soltanto la squadra in maniera più aggressiva ridando fiducia a giocatori scorati dalla situazione deficitaria. Dopo un primo tempo con qualche occasione sprecata, la Fiorentina passa al 53’ grazie a un prezioso assist all’indietro di Arnaldo Lucentini in area per l’accorrente Tullio Ghersetic che non ha difficoltà a piazzare il tiro vincente alle spalle del numero uno spallino Ottavio Bugatti.
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BV 1953: La prima panchina di Fulvio Bernardini
Nel gennaio del 1953 la Fiorentina si trova in cattive acque di classifica: dopo 17 partite di campionato ha concluso vittoriosamente soltanto tre incontri e perdendone ben sette. I miseri …
Fallendo in più di un’occasione il meritato raddoppio, la Fiorentina subisce proprio all’ultimo minuto il pareggio: lo sigla un difensore, Giulio Pellicari, che colpisce di testa un centro di Alberto Fontanesi ma ostacolando in maniera ostruzionistica nell’uscita il portiere viola Nardino Costagliola. Le vibranti proteste dei giocatori viola a nulla servono per far rilevare l’irregolarità al direttore di gara Carpani di Milano che convalida la rete.
La Fiorentina guadagna quindi un punto in classifica ma ne perde un altro per il rocambolesco evento del pareggio ferrarese: la prima panchina assoluta di Bernardini ha quindi un sapore dolce per la reattività della squadra ma amara per l’inopinato epilogo.
Massimo Cecchi - museofiorentina.it
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