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1968: Scompare Vittorio Pozzo, il più grande

Oggi, 21 dicembre del 1968 scomparve in un letto dell’ospedale Mauriziano di Torino Vittorio Pozzo. La Sua vita è sempre stata indissolubilmente legata al football nel ruolo di giornalista e …

Redazione VN

Oggi, 21 dicembre del 1968 scomparve in un letto dell’ospedale Mauriziano di Torino Vittorio Pozzo. La Sua vita è sempre stata indissolubilmente legata al football nel ruolo di giornalista e di Commissario Unico della Nazionale azzurra che, con Lui alla guida, ha raggiunto risultati e successi mai più eguagliati. Dopo l’iniziale, negativa, esperienza alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912, Pozzo fu chiamato a ritentare nel 1924 alle Olimpiadi di Parigi. In quegli anni i giochi olimpici rappresentavano la più importante manifestazione internazionale calcistica e la vetrina che ricevevano le formazioni coinvolte era ai massimi livelli. Anche la seconda esperienza non fu però positiva e Pozzo si dimise dall’incarico anche per un grave lutto familiare che lo colpì duramente nello spirito ma che, al tempo stesso, lo motivò di nuovi stimoli e nuove ambizioni.

Tornato alla guida della Nazionale nel 1929 inanellò una serie di incredibili successi: Coppa Internazionale nel 1930, Coppa Rimet nel 1934, Coppa Internazionale nel 1935, Torneo Olimpico nel 1936 e Coppa Rimet nuovamente nel 1938.

Incredibile vero? Se pensiamo ai peana  cantati per anni interi a tecnici che hanno un palmares infinitesimale in confronto al Suo ma un intero staff che lavora per celebrarne l’immagine mediatica, viene da sorridere. Anzi: viene da piangere.

Vittorio Pozzo, oltre che un grande esperto di football e formidabile tecnico in grado di “fare spogliatoio” prima ancora che qualcuno soltanto ci pensasse, era una persona ricca di quella modestia e di quella umiltà che ne fanno un gigante di umanità e generosità. Per interi decenni è stato dimenticato dalle istituzioni che tutto gli devono; per interi decenni è stato invece ricordato con nostalgia e affetto da coloro che hanno avuto la fortuna di conoscerlo e di collaborarci. Sicuramente Lui avrebbe preferito così: meglio il genuino amore quotidiano ma costante nel tempo che gli opportunisti, tardivi ed effimeri tributi.

Massimo Cecchi - museofiorentina.it