È la via di fuga. O uscita d’emergenza. Gli hanno detto: se Montella salta chiamiamo lei. Lui, ex fenomeno del pallone, ha detto: ok, ma se prima trovo altro io firmo. E certo. Il rispetto deve essere reciproco. Quindi... Quindi Gianfranco Zola “Magic Box” preme per prendersi una panchina italiana. Lo voleva Lotito, ma poi Lotito ha assunto Pektovic. Poi c’era Cellino. E poi chissà: il Catania, magari, ottima piazza per lanciarsi. Oppure Pescara. Mah. Gianfranco ci spera davvero. Perché lui vuole diventare allenatore a casa sua. Lo è diventato Stramaccioni, perché lui no? In fondo ha avuto una bella occasione e l’ha sfruttata anche benino. Premier League, mica un torneino all’Anconella. Aveva una società senza una sterlina in cassa e una salvezza da prendere non si sa bene come. Missione compiuta, alla stragrande. Insomma, dopo aver stupito sua maestà la Regina con giocate da favola con la maglia del Chelsea (da riguardare su You tube il gol di tacco al Norwich, tanto per farsi un’idea), il piccolo fantasista di Oliena, quello che da piccolino chiamavano Merendina per via di un fisico non esattamente snello, stava per esplodere anche come coach. Come aveva provato a fare Vialli, senza successo. E Ancelotti, senza successo pure lui. E poi Di Matteo, che invece con una Champions in cielo ha dimostrato quanto sia decisivo avere buoni rapporti con quelli che contano nello spogliatoio. E anche molta fortuna.
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Zola è l’uscita d’emergenza
Benedetto Ferrara ipotizza gli scenari se dovesse saltare Montella
Invece il buon Zola di fortuna ne ha avuta poca. Una prova superata e un contratto allungato con gli Hammers spianano la strada a un sogno importate. Peccato che la seconda salvezza (più faticosa) lo taglia fuori dal futuro del West Ham. Una letterina di licenziamento e addio a Magic Box, che nel frattempo intraprende una battaglia legale, visto che aveva ancora tre anni di contratto in pugno. Comunque è tempo di tornare in Italia, dove Zola aveva già lavorato insieme a Pierluigi Casiraghi (poi diventato suo vice) alla Under 21. Ma nessuno lo chiama. Per lui c’è sempre un posticino in azzurro (under 16), ma adrenalina poca davvero. In realtà basterebbe avere pazienza e un colpo di buona sorte. Insomma, pensi a Stramaccioni che dalla Primavera si è trovato un contrattone in tasca e una squadra vera da allenare. O pensi allo stesso Montella, che guidava i giovanissimi giallorossi quando è stato chiamato in prima squadra al posto di Ranieri.
E allora perché non gliela danno l’occasione a Magic Box? Già, chissà. Pensare che tra lui e la Lazio era quasi fatta. Ma tra i problemi nati con Lotito pare che sia stato proprio il nome di Casiraghi a far saltare tutto. Storie di antipatie personali e di rapporti (buoni quelli di Casiraghi, pessimi quelli di Lotito) col presidente Abete. A suggerire il nome di Zola ai dirigenti della Fiorentina invece dicono che sia stato Valon Behrami. O, se non proprio a suggerire, a esprimere parere favorevole. Il calcio di Magic Box in teoria punta sull’idea di gioco offensivo. Negli ultimi mesi Zola ha trascorso molto tempo a studiare da vicino sia il modello Pescara di Zeman sia il contraddittorio sistema Luis Enrique di casa Roma. Adesso non resta che aspettare una telefonata e l’occasione giusta. E anche se non sarà Cognigni qualcuno prima o poi chiamerà.
Benedetto Ferrara - la Repubblica
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